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martedì 15 luglio 2008

Dal Blog di Pino De Luca

Peppino Basile da Ugento




Giovanni D’Agata è uno che mi manda spesso i suoi comunicati stampa. Giovanni D’Agata firma le sue mail utilizzando la dizione “fraterni saluti”. Giovanni D’Agata, detto Gianni, si occupa di giustizia e di ingiustizie. Gianni è un esponente del Partito di Di Pietro, l’Italia dei Valori.
Mi incuriosisce questo signore per le cose che scrive e per le cose che fa. Qualche giorno addietro mi ha inviato lo speciale di una rivista che si chiama il Tacco d’Italia (www.iltaccoditalia.info) dedicato a Peppino Basile.
Ora molti si chiederanno chi è Peppino Basile e perché una rivista gli dedica un numero.
Certi nomi e certi fatti non vanno sulla grande stampa, la geografia conta ancora troppo. Intanto, purtroppo, bisogna dire chi era Peppino Basile. Infatti il Consigliere Comunale e Provinciale dell’Italia dei Valori Basile Giuseppe è stato ucciso con diciannove coltellate alle 1.45 di domenica 15 giugno 2008 vicino alla sua casa di Via Nizza ad Ugento, in provincia di Lecce.
La rivista gli dedica un numero perché in molti, moltissimi, quasi tutti, sono scettici sulla lettura dell’omicidio che si è cercato di diffondere. Piste che portano verso esposizioni finanziarie non onorate, alle sempiterne motivazioni passionali, si vanno decisamente esaurendo. La dinamica del crimine le ha sospinte ma solo in prima istanza, poi, rapidamente, si è fatta prevalente nell’opinione collettiva un’altra idea: chi quell’omicidio ha compiuto voleva attrarre l’attenzione verso motivazioni passionali e private. In buona sostanza si ipotizza la presenza di menti abbastanza raffinate da cercare di travestire un omicidio premeditato con un omicidio d’impeto, con l’obiettivo primario di sviare l’attenzione dal movente e quindi dai mandanti e dagli esecutori e l’obiettivo secondario, ma non meno importante, di gettare discredito sulla figura personale e politica di Peppino. Menti abbastanza raffinate ma non raffinatissime e incapaci di fare previsioni. Gli omicidi di impeto, come quello che è successo in Spagna alla povera Federica, si risolvono in una settimana al massimo. Se questo è in studio da ormai un mese è del tutto evidente che di altra roba si tratta, a meno che non si voglia dire che gli investigatori italiani sono molto più scarsi di quelli spagnoli.
Ma torniamo a Peppino, Peppino Basile era una specie di “predicatore”, un capopolo naturale che, come fanno coloro che invece di cercare il consenso cercano la verità, si impicciava di tutti gli affari che riguardano Ugento e circondario. E gli affari di Ugento sono molti e molto succosi, legati ad una costa straordinaria, alla sua cementificazione, alla riqualificazione (?) di ambienti naturali ma anche a piccole miserabili azioni di altrettanto miserabile cabotaggio e a grandi iniziative di moderne produzioni. Si racconta che convivano progetti per gigantesche speculazioni a carattere turistico con aventi che sembrano aneddoti partoriti dalla fantasia di un barzellettere. Come il fatto che il comune abbia rimborsato di duemila euro il possessore di una Porsche per dei danni che un cane randagio aveva provocato alla sua auto. Peppino, curiosone, chiese di vedere il cane ma il reo, forse per evitare di perdere i punti della patente, si era reso irreperibile.
Peppino Basile era uomo di Ugento, radicato nella sua città dove era antipatico a molti, tanto antipatico che alcuni ragazzotti di AN hanno pensato bene di inneggiare alla sua morte scrivendolo sui muri prima del funerale, naturalmente questo è solo un episodio di pura imbecillità anche se ad alto rischio.
Oggi, a un mese dalla morte, qui ad Ugento c’è una manifestazione che, come dice l’unico striscione presente, chiede verità e giustizia. Ad essa non partecipa il Sindaco, non partecipa l’amministrazione comunale, non partecipano nemmeno le opposizioni. L’accusa è speculazione politica da parte dell’Italia dei Valori. Non sono riuscito a capire la speculazione in cosa consiste. Si discute molto della figura di Peppino Basile, se stava bene o no, se era ricco o indebitato, se aveva avventure erotiche, se ha parlato troppo o troppo poco. Dei fatti di cui Peppino parlava non è discussione comune, anche se molti pensano che in quelle denunce e amplificazioni vadano trovato i motivi della sua esecuzione.
Cosa comune nel nostro paese, si fa una manifestazione, uno dice una parolaccia e questa diventa tema di discussione, anche qui, in questa manifestazione ad un mese di un efferato omicidio, si tende a cambiare l’angolo di visione, il riferimento e sostanzialmente a nascondere i fatti reali e concreti. Anche qui la retorica, più che sottolinere confonde, invece di appassionare diluisce e travisa.
E i fatti, non quelli che Peppino raccontava, ma quelli che Peppino testimonia dicono: c’è un cadavere massacrato da 19 coltellate in una notte di giugno. È li da trenta giorni costretto al silenzio, lui sa chi è stato e per quale ragione. Tocca ad Ugento, per una volta, parlare per quel Peppino che tante volte ha parlato per Ugento. Se Ugento non parlerà, se Ugento serberà il silenzio allora il killer o i killer non era/erano li per uccidere il Basile ma per uccidere una voce di Ugento e questo significa molto in un piccolo paese dell’estrema periferia. Non c’è speculazione politica che tenga. C’è una scelta di campo chiara e definita che bisogna compiere senza tentennamenti. Don Stefano Rocca, parroco di Ugento, ha chiesto che il paese superasse le divisioni politiche e facesse una scelta di umanità e civiltà. Non si può essere equidistanti tra chi uccide e chi viene ucciso. Questa volta non è accaduto, si spera nella prossima.
Dalle quattro chiacchere che ho scambiato con alnuni cittadini di Ugento emerge chiaro che Peppino era uomo di Ugento e allora per capire l’omicidio bisogna conoscere bene Ugento. Non posso farlo, ne ho solo sentore antico di quel paese, di quando, da giovane, trascorrevo lunghi periodi a Torre San Giovanni, a Torre Pali, a Lido Marini. Poi è venuta la speculazione e l’affare e con essi la criminalità organizzata. Ci sono tornato qualche anno fa, rammento, andai a visionare una villa confiscata ad un mafioso proprio sulla costa, l’idea era di trasformarla in una sede di colonie per bambini ma poi non so nemmeno se è stata acquisita al patrimonio del comune e/o se ci sono progetti per la sua assegnazione. Non me ne occupo più di quelle cose. Non posso capire, adesso, l’omicidio di Peppino, spero che altri lo capiscano presto e ci dicano come è andata ma soprattutto che siano convincenti. Seguirò la cronaca su www.iltaccoditalia.info, diretto da Maria Luisa Mastrogiovanni.
Grazie Giovanni per avermi invitato a quella manifestazione, per qello che ho visto e per quello che ho sentito. Io a Ugento ci ritorno perché voglio conoscerla meglio e anche perché di fronte al Palazzo Comunale c’è un bellissimo Caffè Letterario pieno di cose buone e di bei libri. Non è comune che un piccolo paese taccia di vittime e di assassini, non è comune nei piccoli paesi la presenza di caffè letterari.

2 commenti:

  1. Quando sentii la notizia al TG, il pensiero corse spontaneo a Renata Forte... e ancora non son convinto di aver sbagliato.

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  2. «ECOMAFIA-Operazione Re Mida, un'inchiesta della procura di Napoli Campania, pattumiera d'Italia. Sono 22 i provvedimenti cautelari emessi dalla procura di Napoli, in seguito a indagini dei carabinieri del Noe a carico di imprenditori accusati di aver organizzato un'attività di traffico illecito di rifiuti. Per 6 mesi, da febbraio 2002 a maggio 2003, 1.600 tir hanno viaggiato indisturbati dal Nord Italia al Giuglianese per scaricare tonnellate di veleni nei terreni agricoli e nelle cave che dovevano essere risanate. Quarantamila tonnellate di rifiuti per un giro d'affari di oltre 3 milioni di euro, imposte evase per 500 mila euro. E ancora 20 impianti di trattamento, compostaggio, stoccaggio sequestrati in mezza Italia. Questi i numeri dell'Operazione Re Mida, che conta circa 100 inquisiti. L'attività illegale, secondo le indagini, si sostanziava in operazioni di intermediazione, trasporto, sversamento e stoccaggio di enormi quantità di rifiuti provenienti da diverse società di smaltimento del Centro e Nord Italia».

    Quali sono i motivi della conferma derl sequestro dei primi due lotti della discarica Ecolevante?

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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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ammazzato nel novembre del 1975

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