Il mio primo articolo su questa festa grottagliese risale a tempi ormai lontani,quando si contavano sulle dita di una sola mano quanti conoscessero questa tradizione:ovvero nel 1990, sulla Rivista di Tradizioni Popolari – Bari..Spero che qualcuno ne trarra’ giovamento, leggendolo,per conoscere meglio questa tradizione.
A Grottaglie si stanziarono, come molti sanno, gli Ebrei,,,dapprima nella lama del “Fullonese(fullo/nis, latino, “tintore”) in cui esercitarono questa arte e, successivamente, all’interno della nostra cerchia muraria. Presenze durature ebraiche sono attestate a Grottaglie, Martina Franca, Manduria, Castellaneta. In quest’ultima cittadina è ancora in uso il toponimo Via Giudea. A testimonianza di questa presenza, ci e’ rimasta,oltre l’onomastica, anche questa loro manifestazione religiosa che si svolgeva annualmente il 29 giugno, ovvero la festa delle trombe.Una festa frutto della commistione tra la piu’ antica tradizione ebraica con quella cristiana.. Nel Salmo LXXXIV,16 si legge:” Beato il popolo che conosce la Terua' (il suono dello Shofar); esso procede, o Signore, alla luce della tua faccia”. Questo oggetto non e’ altro che un corno fatto con pelle animale e viene ben utilizzato in alcune funzioni religiose ebraiche. A questa tradizione ebraica , si aggiunge, quindi, quella della festa cristiana di S.Pietro, che, non dimentichiamolo, era un…ebreo.
Ora lascio la parola a Ciro Cafforio, il nostro storico per eccellenza: “questa consisteva nell’allietare maggiormente la ricorrenza religiosa col suono delle trombe di argilla, di fabbricazione locale, dai primi vespri della vigilia fino alla notte del 29 giugno. Simpatica pratica folcloristica, questa, e forse unica nella nostra regione, che fu anche introdotta in Grottaglie dai cristiani novelli. È noto che gli Ebrei usarono le trombe da principio nel Tabernacolo nei giorni delle feste solenni, quando immolavansi gli olocausti e le vittime di pacificazione; in seguito nel tempio per annunziarvi le feste solenni, l’ingresso del giorno di sabato e i giorni della luna nuova (…) I ragazzi, appena venuti in possesso delle trombe, toccavano, come suoi dirsi, il cielo col dito le provavano, tentavano gli acuti da prima con cautela per non impressionare bruscamente gli orecchi dei familiari e poi a gran fiato. Chi poteva uscire all’aperto, sulla strada o in cortile, si sbizzarriva a volontà, e così il frastuono cominciava. Ma il più alto grado dello strepito si raggiungeva la sera della festa nei pressi della chiesa di S. Pietro (…) A notte alta tornava il silenzio e quei suoni non si sentivano più per un anno preciso, perché a festa finita gli strumenti di argilla andavano in frantumi.”
Quindi le trombe, nell’atto finale, assumevano anche una funzione apotropaica(tener lontane le avversita’ e le incombenze negative e dannose).
Da qualche anno, questa festa e' stata "riportata alla luce" e si svolge presso la Chiesa di S.Pietro(ex garage) sul "Pendio” …Lu Pinninu vurtagghiese!
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