Lei non riesce a capire che se non si conosce qualcosa non si può operare sul qualcosa?
Per rimanere a Grottaglie, un solo esempio: ella si è mai chiesto chi mai abbia messo un angelo sul castello di Grottaglie a violentare un monumento, un territorio, un contesto antropizzato?
Chi mai se non un demente, un asino(chiedo scusa al nobile e indefesso animale), un cretino senza cultura,patria ed arte? Ebbene, questo personaggio o personaggia ci amministra.
Lei è contenta di essere amministrata da siffatta gente?
Violentare un territorio, per ignoranza, significa creare le condizioni per danneggiare gli umani.
Cercherò di farle degli esempi illuminanti e molto semplici, così che le saranno facilmente comprensibili:
Avere studiato il greco rende meno faticoso lo studio della medicina o della biologia, la cui terminologia tecnica è di radice greca.
Diventa intuitivo capire la differenza tra «epitelio» ed «endotelio», cogliere il senso di «sarcoma» e in cosa si distingue da «melanoblastoma».
Se si è studiata la storia, si capisce meglio il nostro presente, anche la politica.
Si diventa meno vittime inermi della pubblicità idiota.
Il tempo dell’oggi ci appare meno piatto, come appare ai nostri ragazzi ignoranti (che s’annoiano appunto perché ignoranti: tutto li annoia, perché nulla capiscono a fondo e sono appiattiti in un presente senza spessore), perché lo vediamo come l’emersione di una profondità storica antichissima.
Insegnare ai giovani e non giovani, quindi anche a lei, non «contenuti», bensì ad imparare, nella vita, ciò che servirà e che nessuna scuola può prevedere, nell’imprevedibile cambiamento delle tecniche, delle istituzioni, dei rapporti di forza politici.
Dare loro le «nozioni di pronto impiego», ossia l’habitus a capire culturalmente, e ciò attraverso la cultura classica e la storia antica.
Proprio perché la scuola deve dare le basi della civiltà da cui partire per andare oltre e più in alto, occorre che ciò che insegna sia «inattuale».
Non il computer (lo sanno già), ma Plutarco, il greco, il diritto romano, la geometria di Euclide, la fisica di Aristarco: tanto intensamente da diventare «alla mano», nozioni di pronto impiego.
Inevitabilmente, la fatica è tanta all’inizio: proprio perché chi comincia non ha cultura, deve imparare le parole singole, ampliare il suo vocabolario, organizzare la logica.
Ma alla fine del liceo di Gentile, la «cultura» come rendeva facile apprendere, come tutto s’inquadrava armoniosamente in chi aveva studiato!
Il diplomato classico diventava ingegnere e fisico sub-atomico più facilmente e rapidamente del diplomato tecnico; o economista, meglio che il ragioniere.
Questi sono fatti!
Chi ha studiato il greco e latino impara non meglio, ma più a fondo l’inglese e il tedesco: ne coglie l’anima, che è l’anima di popoli e culture diverse, che è così divertente capire a fondo.
Infatti il colto si diverte di più, nella vita.
Per un ragazzino che si occupa solo di telefonini, la passeggiata in un bosco è «una palla».
Per un botanico, è una continua scoperta, perché lui sa il nome, il sesso e i caratteri di piante e di vegetali che per l’altro sono solo erba e foglie.
Per questo la cultura deve essere «umanistica», nel senso rinascimentale.
Per non essere specializzata, ma mantenere a chi ce l’ha uno sguardo ampio e cordiale sulla molteplice realtà, sempre sorprendente.
Non basta occuparsi professionalmente di una sola materia, quella che dà da vivere e serve per la carriera: anche per essere un bravo manager, banchiere o biologo, è bene essere curiosi di altro, di astronomia magari, di storia soprattutto.
Un economista d’oggi è un elaboratore di pseudo-formule algebriche: ma l’economia è «storia dell’economia».
Se non si vuole ripetere ogni decennio un nuovo 1929 occorre studiare cosa avvenne allora.
I grandi medici sono sempre stati degli umanisti, appassionati lettori, curiosi delle novità che potevano venire da fonti «eretiche».
Un grande medico napoleonico imparò l’auscultazione dai vinattieri, che battendo con le nocche sulle botti sapevano dire se e quanto la botte fosse piena.
Nell’Inghilterra dell’800, gli inventori di macchine a vapore erano degli artigiani molto abili, a cui si affiancavano con entusiasmo signori d’alta cultura classica, dilettanti di lusso dell’aristocrazia: insieme formavano l’uomo rinascimentale, abile nei manufatti e nel capirne la profondità e le possibilità.
Come ho spesso detto, l’etnologia e l’antropologia furono inventate per ragioni imperiali britanniche: come comandare gli indù, i confuciani e i polinesiani, senza capirne la cultura?
Se mi legge un ignorante tipico, lo so, gli cascheranno le braccia: troppe cose da imparare, non vale la pena nemmeno di cominciare.
Non ha tutti i torti.
La cultura è un cumulo di tremila anni e più.
Ma occorre ancor più che in famiglia ci sia - se non cultura - il rispetto e la stima per la cultura.
Il contrario di ciò che vige nel familismo italiota, dove la cultura è per «i professori che sono per lo più ritenuti «morti di fame»», (HAIMÈ) a meno che non siano palesemente ricchi come Veronesi.
Meglio se il repertorio delle curiosità è già ampio in mamma e papà, meglio se ci sono già libri in casa, che il ragazzo magari legga di nascosto perché «proibiti» (Apuleio, Petronio, Ovidio, «L’Amante di Lady Chatterley, tutto può aiutare…).
Concluderò con un fatto che è avvenuto in Italia anni fa, come mi è stato raccontato: un ministro dell’industria si indignò moralisticamente perché i fiori rincaravano il 2 novembre, giorno dei morti.
«Proprio quando tutti vogliono comprare fior, i fiorai aumentano i prezzi! È uno scandalo! Fanno cartello! Bisogna mandare la polizia a multarli!».
Ora, un ministro dell’industria dovrebbe pur sapere - o intuire - qualcosa di come funziona l’economia.
La legge della domanda e dell’offerta era del tutto sconosciuta al signor ministro.
Ignorava il fatto che una merce rincara quando è scarsa; come quando ci sono più denari disposti a comprare fiori che fiori in commercio, il che accade appunto nel giorno dei morti.
Il fatto - deplorevolmente oggettivo, comprensibile a chi abbia studiato l’analisi logica al liceo - è aggravato nel caso dei fiori, merce deperibile, che non si può accumulare in magazzino a luglio per soddisfare la domanda enorme di novembre.
Per questo, il 2 novembre, l’offerta di fiori è scarsa rispetto alla domanda, e quindi rincara.
Il ministro (dell’industria!) era un incolto ignorante democristiano, ovviamente di sinistra.
Sospetto che ignoranti ministeriali, regionali, provinciali, comunali che hanno pagato la laurea, siano anche oggi in grandissimo numero e ci governano e amministrano.
E che per questo, in un certo senso persino innocentemente - l’innocenza colpevole degli ignoranti - abbia sgangherato le istituzioni e il sistema giuridico, aumentato la spesa pubblica a livelli astronomici, ridotto il sistema pubblico ad un sistema di corruzione e di privilegi.
E’ l’ignoranza di chi fa’ le leggi italiote, l’ignoranza dei Diliberto come dei Mastella o dei Visco: leggi per ordinare ai fiori di costare meno.
Leggi, se dipendesse da questa sinistra «estrema» (estrema nell’ignoranza) per sbattere in galera i fiorai e i mercanti in genere.
E farebbe leggi ad personam: «Chi si chiama Previti va’ condannato, chi si chiama Visco è assolto» (o il contrario) ignari che le leggi sono norme generali ed hanno effetti generali, lo si voglia o no, spesso imprevisti e non desiderati dai loro estensori.
L’ignoranza è pericolosa, come si vede, e produce il controllo asfissiante, il sospetto dei pubblici poteri sui cittadini che o fanno cartello, o sono tutti evasori, e dunque vanno controllati in ogni passo della vita: per ignoranza, può essere instaurato il totalitarismo burocratico, che uccide la libertà.
Studiassero non dico le basi dell’economia, ma anche solo l’analisi logica, non oscillerebbero fra impulsi sovietizzanti polizieschi di controllo dell’economia e le lodi sperticate al globalismo liberista di Draghi.
Invece di perseguire un improbabile cartello di fiorai o dei taxisti, starebbero attenti al cartello delle banche o della assicurazioni.
Starebbero nel giusto mezzo delle leggi oggettive dell’economia, che sono come quelle della fisica, senza confonderle col capitalismo di rapina in corso.
Né si farebbe infinocchiare da quel dipendente Goldman Sachs che chi gli dice che per abbassare le tasse occorre più mercato, che non c’entra nulla.
La cultura «disponibile alla mano» serve eccome.
È pratica, è funzionale.
Nel film Rambo I ( sono certo che lei lo ha visto) si dice: "Rambo non possiede le armi, ma la capacità di costruirsele".
Ebbene la cultura è questa: la capacità di costruire e modificare,adattare e creare il mondo e la realtà che ci circonda, sempre come fine ultimo la felicità dell'uomo e il suo vivere sereno.
Odisseo
NB: Per la sig.ra D'Amicis: chiedo scusa se ho occupato tutto questo spazio ma mi è sembrato giusto il farlo;sono certissimo che lei, come giornalista e, quindi, come persona che scrive su un mezzo di cultura, mi perdonerà e mi capirà.