"Il canto delle pietre. Brigantesse e briganti nella letteratura dei vinti e il destino di Maria Sofia" con Cantos di Pierfranco Bruni e saggio introduttivo di Isabella Rauti
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Alfredo Mantovano, Isabella Rauti, Gerardo Picardo, Pierfranco Bruni, Walter Pellegrini |
ROMA. VILLA TORLONIA. Presentato con successo, davanti a un qualificato pubblico di personalità della cultura e delle istituzioni, in uno scenario elegante qual è quello de La Limonaia di Villa Torlonia, a Roma, "Il canto delle pietre. Brigantesse e briganti nella letteratura dei vinti e il destino di Maria Sofia" , (Pellegrini) Saggio Introduttivo di Isabella Rauti, con un originale "Cantos" di Pierfranco Bruni dal titolo: "Briganti e brigantesse: il nostro destino è altrove" e contributi storici di Gerardo Picardo, Neria De Giovanni, Marilena Cavallo, Micol Bruni.
Sono intervenuti Pierfranco Bruni, autore del Cantos all’interno del saggio, Lorenzo Del Boca, storico del Risorgimento, Alfredo Mantovano, Sottosegretario al Ministero dell’Interno, Gerardo Picardo, giornalista, che ha coordinato la sera, Salvatore Santangelo della Fondazione Nuova Italia, Walter Pellegrini, direttore della Casa editrice Pellegrini. A fare gli onori di casa è stata Isabella Rauti Consigliere Regionale Lazio che ha tracciato un percorso intorno alle linee marcate dal saggio.
Un saggio che sta dalla parte dell’altro Risorgimento? Più volte è emersa questa domanda alla quale tutti i relatori hanno dato una loro risposta. Perché un saggio “alternativo” sulla storia dei vinti? "Il canto delle pietre. Brigantesse e briganti nella letteratura dei vinti e il destino di Maria Sofia" è il titolo di uno studio, agile e di facile lettura, che vede i contributi di Gerardo Picardo, Neria De Giovanni, Marilena Cavallo, Micol Bruni e con un Cantos di PIERFRANCO BRUNI dal titolo: "Briganti e brigantesse il nostro destino è altrove". Il saggio introduttivo è di ISABELLA RAUTI. Lo studio si inserisce nel quadro delle iniziative del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi” ed è pubblicato dalla Casa Editrice Pellegrini di Cosenza.
Gerardo Picardo si sofferma sul tema: "Orgoglio e sete di giustizia, il brigantaggio è carne di un Sud in rivolta"; Neria De Giovanni è affascinata dalla tramatura “Briganta, non donna di brigante”; Marilena Cavallo si sofferma su: "Il suono delle pietre”, ovvero il brigante nella letteratura popolare"; Micol Bruni si sofferma su Maria Sofia di Baviera, l’ultima Regina del Sud, con uno scritto dal titolo: “Maria Sofia. Regina nella tragedia e nella bellezza nel teatro del Sud”. Maria Sofia, ultima Regina del Sud, recita la storia dei vinti accanto ai briganti e alle brigantesse.
Dopo il saggio: “Oltre l’incompiuto. Letteratura e Risorgimento per una nuova idea d’Italia” (scritto da Pierfranco Bruni, Gerardo Picardo, Marilena Cavallo, Micol Bruni, Tonino Filomena), “Brigantesse e Briganti nella letteratura dei vinti” arricchisce il quadro dialettico sul rapporto tra Risorgimento, identità nazionale, Unità d’Italia tra il i Savoia e il Regno delle Due Sicilie.
I relatori della serata (Rauti, Mantovano, Del Boca, Bruni, Picardo, Pellegrini) hanno sottolineato con forza la necessità di rileggere i temi dell’Unità d’Italia fuori di ogni retorica e cominciare a discutere liberamente dei Savoia, dei Borboni e dei Briganti oltre le demagogie puntando, comunque, al fatto che l’Unità d’Italia non si tocca e che il popolo italiano ha la sua civiltà che si identifica nel concetto di identità nazionale.
Il lavoro si apre, dopo i Versi di Pierfranco Bruni, ad una prospettiva dialettica intorno a temi e personaggi che hanno interessato il Risorgimento e gli anni riguardanti il contesto dell’Unità d’Italia e soprattutto post unitaria. Il lavoro si inquadra in una contestualità di ricerca che vede protagonisti personaggi, e venti e destini tutti ancora da rileggere. Il lavoro è arricchito da una bibliografia ragionata sulla questione relativa al brigantaggio e alla figura di Maria Sofia. Il Cantos di Pierfranco Bruni, che sembra un vero e proprio canto dei briganti ricostruito con un linguaggio moderno, dai toni poundiani, ha parole forti che rimandano a tutta la storia “unitarista” con l’ironia e la saggezza oltre che con la fantasia del poeta. Ma è un recupero, tra l’altro, appunto, di una poundiana determinazione di raccontare recitando:“Siamo briganti/in questo Sud/che recita ancora il sangue di Gaeta/con Maria Sofia/regina dei vinti/che ha le carni e il cuore/mai piemontesizzati/e mai savoiardi/e diffidenti di rivoluzioni/che non portano il nostro nome”.
Nel Saggio introduttivo Isabella Rauti cesella: “Nel libro rivivono le esistenze di coloro che non vedevano – e non ricevevano - nessun vantaggio dall’Unità d’Italia e le loro rivolte sociali contro l’invasione piemontese e ,poi, contro la borghesia liberale che, divenuta classe dirigente, mantiene e conserva le stesse condizioni economiche e sociali pregresse e respinge le richieste contadine. Si raccontano vite e storie quotidiane di uomini e soprattutto di donne – e vogliamo sottolineare questo valore aggiunto nell’analisi – e di un immaginario collettivo che è rimasto sbiadito sullo sfondo della Storia Ufficiale ma che, invece, era l’anima popolare più autentica e diffusa. Nell’ordito e nella trama delle “microstorie” , di cui è intessuto il quotidiano popolare e contadino che Il canto delle pietre racconta, svettano le figure dei briganti ma ancor di più quelle delle brigantesse, nomi quasi anonimi e decisamente poco noti ai più, con il loro “destino altrove” di donne che, nelle pagine dei nostri autori trovano finalmente un riscontro storico e descrittivo che rende giustizia di qualcuna delle troppe mistificazioni. L’architettura del libro si completa con la parte dedicata alla figura gigantesca e troppo poco indagata della Regina Maria Sofia, nel cui destino si sono intrecciate le storie della nascita dell’Unità d’Italia e quella della fine del Regno di Napoli. Una donna complessa che ha attraversato uno scenario di conflitto; icona di nobiltà ed eleganza, simbolo di coraggio e coerenza, la Regina Maria Sofia è diventata a posteriori la metafora femminile ed eroica dell’epopea di quel sud borbonico, e pure sanfedista ed antigiacobino che non si è mai arreso neanche idealmente alla sconfitta ed alla “piemontizzazione” operata dalla Monarchia sabauda”.
Un lavoro che riapre sia un modello di ricerca sia una impostazione storica sul rapporto tra il Sud, la cultura borbonica e il brigantaggio politico. “Era necessario dopo una analisi sul Risorgimento e sui percorsi letterari e storici che hanno portato all’Unità d’Italia, sottolineano gli autori Picardo, De Giovanni, Cavallo, Micol e Pierfranco Bruni, riflettere e aprirsi ad una dialettica sul ruolo di alcune brigantesse e di alcuni Briganti sia dentro il fenomeno stesso del Brigantaggio sia in una chiave di lettura che pone in rapporto il Regno di Napoli o delle Due Sicilie con il Brigantaggio stesso sia sulla funzione che ha avuto una straordinaria donna qual è stata Maria Sofia da Napoli a Gaeta e da qui a Roma”.
“Credo, aggiungono gli autori, che non si possa capire fino in fondo il Risorgimento e l’Unità d’Italia senza alcuni fattori centrali quali per esempio i cambiamenti casacca raccontati sia da Tomasi di Lampedusa sia da Carlo Alianello e il ruolo di briganti come Carmine Crocco e Ninco Nanco prima garibaldini e poi briganti ma piuttosto uomini della plebe e nella plebe”.“Ci sono fenomeni e fattori, osservano ancora gli autori, che vanno approfonditi senza nulla togliere all’identità nazionale e al ruolo spirituale che l’Unità d’Italia. Il ruolo di Maria Sofia, consorte di Francesco II, regina in prima fila per difendere un Regno perso, è ormai tutto da riconsiderare. Ci sono storie e personaggi che vanno riletti e ricontestualizzati e non affidati ad una retorica alla quale nessuno crede più".
Chi è stato Carmine Crocco? Un ex garibaldino che crede all’Italia liberata dai Borboni o un Brigante soltanto oppure un libertario che ha lottato per difendere l’autonomia della cultura contadina e del Sud? Qual è stato il ruolo di Michelina De Cesare, la brigantessa ritratta con fucile e pistola? Ebbene, accanto all’Unità d’Italia da celebrare c’è una guerra civile da non dimenticare. È su questo, ripetono gli autori, che vogliamo riflettere da italiani che credono fortemente all’identità nazionale delle culture, delle lingue e dei mercati”.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis