Era il 1963, l’anno in cui la calda voce di Rita Pavone,
con la canzone “Come te non c’e’ nessuno”, accompagnava una
Catherine Spaak
coperta da sole banconote nel film “La noia”,
pellicola che noi liceali andammo a
“gustare” nel cinema Olimpia di Francavilla Fontana.Era l’anno in cui un giovane grottagliese veniva trovato in un lago di sangue per un
colpo di pistola:suicidio, incidente? Ancora in quell’anno:muore Giovanni XXIII,
esce il primo LP dei Beatles dal titolo Please Please Me, in Italia il disastro del Vajont, viene ucciso,il
Presidente degli Stati Uniti d'America John Fitzgerald Kennedy, Giulio Natta
riceve il Premio Nobel per la chimica, Giovanni Battista Montini viene eletto
papa con il nome di Paolo VI.
Quante volte ho “spiegato” questi anni ai miei
inconsapevoli alunni!
Sì...e' cosi', gli anni ‘60
sono stati anni mitici, ed in tutti i sensi,per il semplice fatto che ad essi
e’ legata... la giovinezza.L’Italia cominciava ad entrare nel pieno della
crescita economica. Cento anni dopo l’Unità, due guerre mondiali e la cronica
miseria atavica, di un paese economicamente arretrato e poco industrializzato,
ecco esplodere finalmente il tanto agognato benessere. La mitica Cinquecento,
la Vespa e la Lambretta, motorizzano gli Italiani. e gli danno la possibilità
di muoversi in libertà. Il desiderio di cambiare e di migliorare le proprie
condizioni economiche e sociali fa si che le campagne comincino a
svuotarsi. I contadini hanno voglia di trasformarsi in cittadini, di andare a
lavorare in fabbrica, e di trasformarsi da miseri contadini in emancipati
proletari. L’emigrazione dalle campagne diseredate del Sud verso le città
industriali del Nord contribuirà ad ingrossare le file dei proletari. Comincia
di fatto a definirsi in maniera distinta la classe operaia in Italia, una
classe che comincerà a porre temi importanti nell’agenda politica del paese;
che darà vita ad una grande stagione di lotte sindacali. Un’Italia in pieno
cambiamento, dunque. Una trasformazione socio economica e culturale veloce,
dirompente, incalzante.Lo sapevate che la prima cucina a gas a Grottaglie fu
calata da un elicottero nel 1952 nella piazza antistante attualmente la Chiesa
della Madonna delle Grazie?
Le trasformazioni nella vita e nel costume sono
significative. Nelle case si vedono i primi televisori ed i primi frigoriferi,
iniziano a fare la loro comparsa anche le lavatrici. Cominciano le vacanze di
massa. Quando le grandi fabbriche del Nord chiudono per ferie, la costiera
romagnola apre la sua stagione di padrona assoluta delle estati dei lavoratori
e delle loro famiglie. Insomma, la modernità, condita di consumismo, tanto
invidiata alle famiglie dei telefilm americani, comincia a diventare la
quotidianità anche per le nostre famiglie. Vivere e divertirsi, questo è il
leit motiv. C’è il boom in tutto in quegli anni: quello economico e quello
demografico. La seconda guerra mondiale ed i suoi fardelli pieni di orrore è
ormai definitivamente alle spalle, malgrado aleggi su tutto il pianeta quello
della “Guerra Fredda”. Erano gli anni sessanta, i mitici anni sessanta. Tutto
era splendido, bello. La vita stessa era bella da vivere in quegli anni. La
spensieratezza dominava. Le famiglie cominciavano a comperare casa con i mutui,
i figli studiavano. Insomma, il benessere si manifestava come una estate senza
fine ed i giovani avevano il futuro pienamente dalla loro parte. Ogni stagione
vuole i suoi protagonisti eroici, veri e propri miti da seguire, ammirare, da
osannare.
Negli anni ‘60 i giovani diventano i protagonisti di
quegli anni.Lo loro arma del cambiamento è la musica, con la sua ventata di
rinnovamento melodico e, soprattutto, di rottura con gli schemi classici della
canzone italiana. Le tendenze musicali che arrivano, in particolar modo
dall’Inghilterra, in particolar modo la generazione Beat che ha i suoi
demiurghi nei Beatles e nei Rolling Stones. La musica è lo strumento di
emancipazione dai vecchi costumi, ed è proprio partendo dai nuovi gusti
musicali che i giovani iniziano a canalizzare le proprie energie ed a dare vita
al loro percorso di cambiamento. Un percorso inizialmente sotterraneo: quello
della politica, che, come un tarlo, silenziosamente comincia ad insinuarsi nelle
coscienze, e che vedrà il suo emergere nelle prime proteste contro la guerra
nel Vietnam.
La consapevolezza di potere avere un futuro migliore delle
generazioni precedenti era frutto di due certezze: la possibilità di studiare e
quella di essere protagonisti politici di un movimento o di un partito. Il ‘68
diventa così il punto focale di orientamento del pensiero e della prassi
politica giovanile. Diventa, di fatto, lo spartiacque di una coscienza
giovanile fino ad allora non ancora formata e non ancora politicizzata,
complice anche l’istruzione di massa. È utile ricordare che il ‘63 è l’anno del
primo governo di centrosinistra. Moro, Presidente del Consiglio, dà vita ad una
coalizione a cui per la prima volta partecipa il PSI. Con i socialisti al
governo inizia una nuova stagione della vita politica italiana, che si
protrarrà fino al ‘76, quando si darà inizio ai governi di solidarietà
nazionale con l’appoggio esterno del PCI. Il Compromesso Storico. È la voglia
di cambiamento a trecentosessanta gradi, la voglia di libertà e di eguaglianza
contro ogni forma di totalitarismo e di sua cultura osservante che dà vita al
‘68. La guerra nel Vietnam diventa il primo cavallo di battaglia del movimento
giovanile studentesco. Ed i miti cambiano. Non più Beatles e Rolling Stones, ma
Mao Tse Tung, Ho Chi Minh, Che Guevara, Martin Luther King. Molti di quei
giovani, appassionati e ideologizzati, allora, ne hanno fatto di strada. Sono
ormai passati ben quarant’anni. Cosa è rimasto di loro e delle loro battaglie
ideali? Lo hanno cambiato il mondo? Sono riusciti a mettere la fantasia al
potere? La vita ci porta davanti a molte strade e, puntualmente, il pragmatismo
dell’età cancella gli ormai diafani e muliebri ideali della gioventù. Sì,
perché una cosa è la teoria ed un’altra cosa è la prassi. Del fulgido passato
di giovani di belle speranze è lastricata la strada della politica. Tutti
abbiamo lasciato qualcosa nel nostro viaggiare in questi anni. E siamo come i
quattro amici al bar di Gino Paoli: “Eravamo quattro amici al bar, che volevano
cambiare il mondo, destinati a qualche cosa in più, che a una donna ed un
impiego in banca, si parlava con profondità di anarchia e di libertà, tra un
bicchier di coca ed un caffè, tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi
farò”.
Ebbene, qual è il
bilancio politico, dei tanti protagonisti di quel tempo? Qualcuno è rimasto
l’idealista di allora, qualcuno è diventato un notabile, qualcuno è assurto
alle cronache giudiziarie, qualcuno ha fatto la carriera politica, qualche
altro quella professionale, ed in tanti vivono una vita normale e borghese,
fatta di quotidianità. Sicuramente molto diversa da quegli anni. Si è passati
dall’eskimo e dalla barba incolta di allora al vestito firmato ed al look
curatissimo di oggi. Insomma, per dirla tutta: il Sessantotto è passato come un
vento caldo nei cuori e nelle coscienze; i sessantottini hanno provato a
cambiare il mondo, ma, forse, il mondo ha cambiato loro.
Ho trovato in rete:
..C'era una terapia
Contro la nostalgia
Non dirmi che si stava bene
Non dirmi qui si stava meglio
Un passo nel progresso
E poi due passi indietro
Voglio una storia tutta nuova
E poi rifare tutto uguale
Anni '50 America-Russia
Anni '60 ti saluto dalla luna
Anni '70 stanno arrivando gli UFO
Anni '80 e siamo tutti al centro della moda
Anni '90 un pensiero unico
Anni '90 un pensiero unico
Anni '90 un pensiero unico
Anni '90 un pensiero unico
Resta poco da fare
Prendi le tue cose e vai
Prendi le tue cose e vai
Prendi le tue cose e vai
A sud?
Tanta nostalgia degli anni '60, quando il mondo era l'arca e
noi eravamo Noe', era difficile, ma possibile, non si sapeva dove e come, ma si
sapeva ancora perche'. C'era chi aveva voglia, c'era chi stava insieme, c'era
chi amava ancora nonostante il male, la musica, c'era la musica, ricordo, la
musica, la musica, c'era la musica, la musica,c’eravamo noi a sognare…
Ha scritto Shel Shapiro dei Rokes: Gli anni ’60 sono finiti
quando la strage di Bologna ha svegliato in modo brusco tutti quanti. Quello è
stato il momento in cui ognuno di noi ha preso coscienza che tutti i sogni,
cullati per anni, erano svaniti».
Io,invece, penso:” ma
questi magici anni ‘60 sono veramente esistiti nella loro oggettivita’ o la
loro “ magicita’ ” e’ una naturale
conseguenza di cio’ che noi non abbiamo piu’?”
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