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venerdì 24 agosto 2012

Il tuo pensiero e il mio

Il seguente brano "Il tuo pensiero e il mio" del grande Kahlil Gibran, tratto da "Massime spirituali" edito da Mondatori -Oscar piccoli saggi 1994, merita una grande considerazione ed è per questa ragione che lo sottopongo alla vostra attenzione, certo del fatto che lo conosciate già, ma conscio che sicuramente vi procurarà  gioia rileggerlo.
Il mio pensiero è una nuvola che si muove nello spazio, si divide in mille gocce che, cadendo, creano un ruscello che cantando scorre verso il mare. Quindi si innalza in vapore verso il cielo.
Il tuo pensiero è una fortezza che né tempesta né folgore può scuotere.
Il mio pensiero è una tenera foglia che si piega in ogni direzione e trae piacere dal suo ondeggiare.
Il tuo pensiero è un dogma antico che non ti può cambiare né tu puoi cambiare lui.
Il mio pensiero è nuovo, mi mette alla prova ed io lo metto alla prova mattino e sera.
Tu hai il tuo pensiero ed io ho il mio.
Il tuo pensiero ti permette di credere all’iniquo confronto del forte contro il debole, all’inganno del subdolo che raggira l’ingenuo.
Il mio pensiero mi infonde il desiderio di lavorare la terra con l’aratro, di falciare il raccolto, di costruirmi una casa di pietre e malta, di tessere con fili di lana e lino le mie vesti.
Il tuo pensiero ti spinge a perseguire la ricchezza e la fama.
Il mio mi ordina di contare su me stesso.
Il tuo pensiero sposa la causa della fama e dell’esibizione.
Il mio mi consiglia e mi implora di ignorare la notorietà considerandola al pari di un granello di sabbia gettato sulla riva dell’Eternità.
Il tuo pensiero ti instilla in cuore arroganza e superiorità. Il mio radica in me l’amore per la pace ed il desiderio di indipendenza.
Il tuo pensiero genera sogni di palazzi dai mobili di sandalo tempestati di gemme e letti di serici fili intrecciati.
Il mio pensiero mi sussurra all’orecchio: «Sii puro di corpo e di spirito anche se non hai un posto dove posare il capo».
Il tuo pensiero ti fa aspirare a titoli e incarichi.
Il mio mi esorta a prestare umili servigi.
Tu hai il tuo pensiero e io ho il mio.
Il tuo pensiero è scienza sociale, è lessico religioso e politico.
Il mio è un semplice assioma.
Il tuo pensiero parla di donne belle, brutte, virtuose o prostitute, intelligenti o stupide.
Il mio vede in tutte le donne la madre, la sorella o la figlia di ogni uomo.
Tu pensi a ladri, criminali e assassini.
Il mio pensiero sostiene che i ladri sono creati dal monopolio, i criminali sono frutto della tirannia e gli assassini sono della stessa stime degli uccisi.
Il tuo pensiero descrive leggi, corti, giudici e punizioni.
Il mio spiega che quando l’uomo fa una legge, o la viola o la rispetta. Se esiste una legge fondamentale, noi tutti siamo uguali di fronte ad essa. Colui che disprezza gli inferiori è esso stesso inferiore. Chi si fa vanto del proprio biasimo nei confronti del peccatore si vanta del biasimo per l’intera umanità.
Il tuo pensiero stima chi è abile, l’artista, l’intellettuale, il filosofo, il sacerdote.
Il mio considera piuttosto chi è capace di amare, chi dona affetto, il sincero, il probo, l’amabile e il martire.
Il tuo pensiero sostiene il giudaismo, il bramanesimo, il buddismo, il cristianesimo, l’islamismo.
Nel mio pensiero c’è una sola religione universale i cui vari sentieri non sono altro che le dita della benigna mano dell’essere Supremo.
Nel tuo pensiero ci sono ricchi, poveri e mendicanti.
Il mio pensiero sostiene che non esiste al mondo altra ricchezza che la vita; che noi tutti siamo mendicanti e non esiste benefattore se non la vita stessa.
Tu hai il tuo pensiero e io ho il mio.
Secondo il tuo pensiero la grandezza delle nazioni risiede nella loro politica, nei partiti, nelle conferenze, nelle alleanze e nei dibattiti.
Ma il mio asserisce che l’importanza delle nazioni si fonda sul loro lavoro — il lavoro nei campi, nelle vigne, al telaio, nelle concerie, nelle cave, nelle falegnamerie, negli uffici e nelle stamperie.
Il tuo pensiero sostiene che la gloria delle nazioni è dovuta ai suoi eroi. Tesse le lodi di Ramsete, Alessandro, Cesare, Annibale e Napoleone.
Ma il mio riconosce i veri eroi in Confucio, Lao-Tse, Socrate, Platone, Abi Taleb, EI Gazali, Jalal Ed-din-el-Rou­my, Copernico e Pasteur.
Il tuo pensiero crede che il potere sia in mano agli eserciti, ai cannoni, alle navi da guerra, ai sottomarini, agli aeroplani e ai gas venefici.
Ma il mio asserisce che il potere nasce dalla ragione, dalla determinazione e dalla verità. Non ha importanza per quan­to tempo si imporrà il tiranno, sarà comunque il perdente, alla fine.
Il tuo pensiero riconosce una differenza fra il pragmatico e l’idealista, tra la parte e il tutto, tra il mistico e il materialista.
Il mio è consapevole del fatto che la vita è una e i suoi pesi, misure e tabelle non coincidono con i tuoi pesi, misure e ta­belle. Colui che credi idealista può essere invece un uomo pratico.
Tu hai il tuo pensiero e io ho il mio.
Il tuo pensiero è interessato alle rovine e ai musei, alle mummie e agli oggetti pietrificati.
Ma il mio si libra su nubi e brume eternamente nuove. Il tuo pensiero si siede su un trono di teschi, e dal momen­to che ne sei orgoglioso, anche tu ne decanti la gloria.
Il mio pensiero vaga per valli remote e oscure.
Il tuo pensiero celebra col suono di trombe la tua danza.
Il mio preferisce il tormento della morte alla tua musica e alla tua danza.
Il tuo pensiero è il pensiero del pettegolezzo e dei fallaci piaceri.
Il mio è il pensiero di colui che si sente perduto nel suo stesso paese, di colui che è straniero nella sua stessa patria, del solingo tra parenti e amici.
Tu hai il tuo pensiero e io il mio.

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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