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domenica 12 agosto 2012

Gli scacchi:un gioco o una scienza?

Chi ha inventato questo gioco geniale e scientifico? I seri studiosi lo fanno risalire a 1600 anni orsono in India, con il nome di Chatur-Anga, che vuol dire "quattro armate" (elefanti, carri, cavalleria e fanti)...A me piace credere invece alla leggenda del potente re persiano Khusraw, il più ricco del mondo nell'anno 600 D.C.

Il sovrano si lamentava di annoiarsi a morte e minacciava di decapitare i suoi cortigiani se non trovavano un rimedio...Finché un bel giorno Sissa, un giovane dignitario, si presentò con un tappeto coperto da 64 caselle e con delle figurine scolpite (soldati a piedi, a cavallo o su pachidermi). Sistemò i pezzi sul reticolato e spiegò le regole del loro movimento.Il re si appassionò tanto al gioco che offrì a Sissa qualsiasi ricompensa di sua scelta. Il furbo scacchista si limitò umilmente a domandare qualche chicco di grano, e precisamente un chicco per la prima casella, due per la seconda, quattro per la terza e così via raddoppiando fino alla 64ma.I granai del regno si svuotarono! Infatti i chicchi erano un numero di 18 seguito da ben 18 zeri (2 elevato alla 64ma-1). Da far impallidire i cachet milionari dei moderni campioni!
Sulla provenienza del gioco degli scacchi, naturalmente,vi sono varie tesi, ma nessuna certezza. Le prime testimonianze storiche, danno presenti, oltre 2000 anni fa, due giochi di pezzi, uno in Cina, lo Siang-Ki, ed uno in India, lo Chaturanga. Nei secoli il gioco venne appreso dai persiani,col nome di Chatrang, ed infine dagli Arabi (Shatranij).Gli arabi ebbero famosi campioni di shatranij, i cui trattati sono in parte giunti sino a noi. Sembra che il merito dell'introduzione del gioco in Europa sia loro, intorno all'anno 1000, anche se in tombe romane del III e IV secolo D.C. sono stati rinvenuti pezzi, che potrebbero far pensare ad un contatto precedente tra persiani e romani.Durante il Medioevo il gioco ebbe un notevole sviluppo nel vecchio continente. Nelle corti e nei castelli era d'obbligo saper giocare a scacchi,e questa arte veniva decantata tra le gesta eroiche di un cavaliere modello. Con l'avvento del Rinascimento, gli scacchi divennero, nelle neonate città, un gioco su cui scommettere denaro, e quindi una buona fonte di guadagno.Il cinquecento diede i primi famosi maestri occidentali, lo spagnolo Ruy-Lopez de Segura, gli italiani Leonardo da Cutro (vincitore di un match contro Ruy Lopez organizzato da Filippo II) e Polerio. Ma vi furono anche teorici del gioco, come lo spagnolo Lucena (fine 400) e il portoghese Damiano. Durante il seicento, ancora un italiano, Gioacchino Greco detto il Calabrese, fu il giocatore e teorico più importante per lo sviluppo del gioco.Durante il settecento vi è una frattura tra gli scacchi in Italia e nel resto d'Europa. Continuando a giocare con le regole locali (ad es. l'arrocco in due tratti), e non uniformandosi a quelle internazionali, i giocatori italiani restano pian piano esclusi dalla scena. Dominatore del secolo è il musicista francese Philidor, che a Parigi restò imbattuto per molti anni, e che diede un contributo alla teoria del gioco fondamentale.
Nel 1834, il francese Louis Charles de Labourdonnais e l'irlandese Alexander Mac Donnell, si incontrarono in sei riprese, totalizzando alla fine 44 vittorie per il francese, 30 per l'irlandese e 14 patte. Questo match, seguito con entusiasmo sia in Francia che in Gran Bretagna (Mac Donnell era il miglior giocatore di Londra), diede agli scacchi una notorietà inaspettata.Nel 1851 vi fu l'importante torneo di Londra, vinto da Anderssen. Pian piano anche altre località iniziarono ad organizzare tornei, rendendo possibile il riconoscimento della reale forza dei vari giocatori. Inizialmente giocati con la formula ad eliminazione diretta, spesso con degli handicap (che andavano dal pedone alla torre, a seconda delle categorie di differenza), i tornei si indirizzarono, a partire da Londra 1862, verso il girone "italiano", cioè tutti contro tutti.Nel 1857 il ventenne Paul Morphy vinse il torneo di New York, battendo in finale Luis Paulsen, e diplomandosi campione americano. Nel 1858 sbarcò in Inghilterra, e sfidò, vincendo nettamente, i più forti giocatori europei, riuscendone nettamente vincente (ad eccezione di Staunton che non accettò la sfida). Nel 1959 fece ritorno in America, accolto trionfalmente come campione del mondo. Ed improvvisamente sparì dalle scene, terminando la sua vita con problemi di depressione e crisi nervose.Nel 1866 Steinitz battè Anderssen e divenne il nuovo campione del mondo.Questo giocatore non volle subire il "gioco d'attacco" come unica possibilità, e cercò di analizzare criticamente le sconfitte, alla ricerca degli errori strategici. Perse così quota il romantico gioco di sacrificio, che è corretto solo se vi sono debolezze nella posizione. Durante il suo regno sconfisse i polacchi Zukertort e Gunsberg, gli inglesi Blackburne e Bird, il russo Cigorin.Nel 1895, tutti i più forti giocatori del mondo si ritrovarono ad Hastings, in Inghilterra, per uno scontro memorabile. Il grande torneo venne vinto dall'esordiente del gruppo, l'americano Harry Nelson Pillsbury. Dietro a lui i grandi favoriti: Cigorin, Lasker, Tarrasch e Steinitz. Ma l'americano non fu mai più così brillante, anche se arrivò tra i primi tre in tutti i tornei fatti sino al 1903, a causa della malattia (forse sifilide), che gli peggiorò costantemente le condizioni di salute, fino alla morte avvenuta nel 1906, a soli 33 anni.Successore di Steinitz fu il tedesco Emanuele Lasker, che detenne il massimo titolo, oramai divenuto ufficiale, dal 1894 al 1921. Praticamente imbattibile nei tornei ,ebbe come avversari mondiali Tarrasch, Marshall, Janowsky e lo sfortunato Schlechter, ma non accettò mai la sfida dal fortissimo polacco Rubinstein. Altri forti maestri del periodo furono lo slavo Vidmar, il ceco Duras l'ungherese Maroczy, l'austriaco Spielmann e il tedesco Bogoljubow.Nel 1921 Capablanca strappò la corona a Lasker, e la tenne per sei anni. Il suo gioco è tuttora inimitabile per semplicità ed eleganza. La sua comprensione della posizione perfetta, in tutte le fasi della partita. Nel 1927 dovette soccombere ad Aljechin, che a differenza del cubano era con gli scacchi una cosa sola, per lui non esisteva altro. "Per me gli scacchi non sono un gioco, ma un'arte" disse il campione russo. Ma questo rapporto morboso gli creò problemi psicologici, ed infatti durante un periodo di abuso di alcolici perse il titolo da Euwe, prontamente battuto due anni dopo.Il periodo tra il 1910 e il 1930 vide lo sviluppo di un originalissimo sistema di pensiero nella concezione del gioco stesso (detto "gioco ipermoderno"). Artefici di questa nuova filosofia furono il lettone Nimzowitsch e il cecoslovacco Reti. I canoni tradizionali del gioco, dogmaticamente teorizzati dal tedesco Tarrasch, vengono stravolti dalle nuove idee. L'occupazione del centro con i pedoni, tradizionalmente accettata senza discussioni, viene ritenuta dai due maestri pericolosa, perche esposta ad un gioco da lontano dei pezzi nemici. Questo è il motivo strategico fondamentale delle difese indiane, oggi ritenuto valido da tutti. E' doverosa anche la segnalazione per una signora, Vera Menchik, che oltre a vincere in scioltezza i primi campionati mondiali femminili, riuscì ad ottenere lusinghieri risultati anche in numerosi tornei maschili (addirittura una vittoria contro Max Euwe).
I forti maestri che esplosero negli anni '30 furono i candidati alla successione di Aljechin. Botvinnik, che divenne campione del mondo nel 1948, segnò l'inizio della implacabile egemonia sovietica, che eccetto un episodio, dura ancora oggi. La coerenza della scuola, attraverso i nomi di Boleslavski, Smyslov, Bronstein, Tajmanov, Geller, Kotov, Tal, Averbach, Petrosian, Polugaevskij, Stejn, Korcnoj, Cholmov e Spasski, è impressionante.Al di fuori della scuola russa, navigavano solitari l'argentino Najdorf, l'americano Reschewsky, lo slavo Gligoric e l'ungherese Szabo, unici a reggere la temibile morsa. Ma negli anni sessanta vi fu l'avvento di due nuovi talenti, il danese Larsen, capace di lasciarsi dietro il meglio della compagine nemica diverse volte, e l'americano Fischer. Quest'ultimo, di cui è nota soprattutto la follia, ottenne nel periodo 1967-72 risultati incredibili, come le 14 partite vinte consecutivamente nella candidatura del 1971, un record d'altri tempi. Dopo il titolo conquistato nel 1972, si ritirò dalle scene.Dopo la parentesi Fischer, Karpov riporta velocemente in patria il titolo, e lo difende con successo contro l'esule Korcnoj. Poi a metà degli anni ottanta lo perde da Kasparov, nonostante un primo match clamorosamente annullato (iniziano i pasticci della FIDE). In questo periodo escono interessanti talenti: l'olandese Timman, l'inglese Miles, il tedesco Huebner, il brasiliano Mecking e lo slavo Ljubojevic.Il nuovo campione del mondo, con il suo gioco coraggioso e brillante, è il campione che tutti speravano di avere; ma prima o poi i miti si incrinano, e l'asso di Baku inizia ad alternare periodi felici ad altri più problematici, ma soprattutto, conscio dei suoi mezzi, decide di trarre massimo profitto finanziario dalla situazione, e crea una sua controfederazione, insoddisfatto dalle proposte economiche della FIDE.Il mondiale della Fide 2000 vede finalmente la consacrazione dell'indiano Anand, nel 2001 è la volta della sorpresa Ponomariov (classe 1983). Il mondiale alternativo vede la strana sconfitta di Kasparov contro Kramnik, poi un torneo dei candidati che laurea brillantemente l'ungherese Leko. Altri giovanissimi invadono la ribalta assoluta, i russi Morozevich e  Grischuk, l'ukraino Karjakin (grande maestro a 12 anni, classe 1990 !!), l'azero Radjabov, il francese Bacrot.Nel 2004 l'uzbeko Rustam Kasimdzhanov diviene il nuovo Campione del Mondo, vincendo con merito il torneo FIDE di Tripoli. Nello stesso anno Kramnik mantiene il titolo ufficioso pareggiando abbastanza fortunosamente il match con Leko, tenutosi a Brissago.
Ma ne Kasimdzhanov ne Kramnik, che nell'ottobre 2005 sono rispettivamente al 35° e al 7° posto delle liste FIDE, sembrano essere i numeri uno.
Nel 2005 Kasparov, ancora molto forte come giocatore di torneo, proclama ufficialmente il suo ritiro dal gioco attivo. Nell'ultimo torneo disputato, a Linares, divide il primo premio con il bulgaro Topalov, ed è proprio quest'ultimo ad aggiudicarsi con pieno merito il mondiale tenutosi a San Louis, ponendo una seria candidatura al ruolo di nuovo numero uno al mondo. Sarà compito di Anand, Kramnik e Leko contrastare l'ascesa del bulgaro.
A Grottaglie,per la cronaca,nei descorsi anni, sono stati organizzati, con notevole partecipazione,presso l’Istituto Superiore Statale “Don Milani/Pertini" e nell’ambito del POF d’Istituto, corsi di scacchi per gli alunni, tenuti, su designazione dalla Federazione Scacchistica provinciale di Taranto,dal giovane avvocato Giovanni Francescone, 1°  Nazionale FSI e Istruttore Coni.

E’ noto che il gioco degli scacchi, quale "sport" intellettivo, contribuisce allo sviluppo delle facoltà logico-razionali non disgiunte dalle capacità di intuizione e di fantasia dell’individuo. L’aspetto meramente ricreativo del gioco si coniuga con quello educativo della mente e della stessa personalità dei giocatori, chiamati a misurarsi col proprio estro, sul piano intellettivo e non fisico, ma sempre nell’ambito del rigore scientifico, del metodo e del calcolo.
La disciplina sportiva degli scacchi, che non richiede l’utilizzo di spazi particolarmente attrezzati, può essere praticata anche da alunni diversamente abili, ed assicura una grande validità educativa perfino nelle situazioni di degrado sociale e di recupero di giovani pre-devianti (efficace mezzo per la lotta alla dispersione scolastica). Innumerevoli altre Scuole, naturalmente,nell’ambito del territorio nazionale, tengono questi corsi, a dimostrazione della crescente popolarita’ e valenza  di questo “gioco”. 
Per concludere: nel gioco degli scacchi, come nella vita, si affrontano situazioni complicate, minacce esplicite o abilmente nascoste che mettono alla prova la nostra capacità di saper scegliere l'attacco migliore o la difesa più efficace.Ma al di là delle infinite metafore che si perdono nella famigerata notte dei tempi, la definizione che calza a pennello per questa meravigliosa disciplina è che gli scacchi sono troppo una scienza per essere considerati un gioco, e troppo un gioco per essere considerati una scienza.
Questo però lo capiremo solo giocando!

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