“Mio padre mi diceva di amare con la passione del guerriero”
“Come un volo d’aquila”
Presentato a Taranto, nel Salone dell’Associazione Culturale di “Presenza Lucana”, con successo, in una atmosfera di profonda commozione, il nuovo libro di Pierfranco Bruni, dal titolo “Come un volo d’aquila”, edito nelle edizioni di Nemapress, Roma – Alghero, (pp. 56, euro 10.00). Tra musica, lettura e interpretazione dei testi, riflessioni e un lento raccontare si è sviluppata una meditazione sul rapporto tra presenza e assenza di eredità, radici e nostalgie su un canto lieve di un linguaggio lirico ed emozionante.
A moderare la serata è stato l’infaticabile Michele Santoro, Presidente dell’Associazione, che ha tracciato un percorso del “vissuto” poetico di Bruni marcando la linea di quella poesia dove è presente la figura del padre a cominciare da “Viaggioisola” del 1991 sino a “Ti amerò fino ad addormentarmi nel rosso del tuo meriggio” del 2009 entrando nella visione del rapporto tra poeta e metafora dell’aquila definendo il libro di Bruni un libro grande per l’intensità degli scavi emozionali.
L’Introduzione è stata affidata alla Docente e saggista Marilena Cavallo che ha tratteggiato, con delle decise mote critiche, la poesia di “Come un volo d’aquila” evidenziando i simboli alchemici e i segni onirici ben presenti nel viaggio di questo testo che si innerva in una svolta della proposta letteraria di Bruni grazie anche a delle cesellatura su molti versi che hanno dato la possibilità di entrare nel mondo sciamanico del poeta.
Le letture, con una maestria di voce, è stata proposta da Imma Naio e Angela De Bellis mente si sono esibiti in un “breve” concerto i musicisti Zaira Bruno all’Arpa, Maria Di Maggio alla Viola e Francesca Caciotta al Violino.
Ma cosa si vive in questa nuova poesia di Bruni? È una poesia che scava con un sentire lirico – antropologico all’interno di un io vissuto in una inquietudine fatta di armonie, disarmonie e un ricordare nella bellezza di una trasposizione che è quella di una mancanza che si trasforma in costante presenza.
Il sottotitolo è ben definito: “Mio padre mi diceva di amare con la passione del guerriero”. Un’altra nota che rimanda al mondo della contemplazione sciamanica. Il guerriero è chiaramente il guerriero della luce. La poesia, alla quale si aggiungono due racconti, di Pierfranco Bruni scardina i luoghi comuni e la figura del padre che campeggia come immaginario oltre la storia dive non solo la chiave di lettura ma il personaggio con il quale si crea un colloquio.
Colloquiare con il padre tracciando un vissuto marcatamente religioso e metafisico sulle orme della tradizione degli antichi sciamani, del linguaggio buddista (spesso compare il termine Namasté) e di una visione cristiana di un Cristo però rimasto in Croce. Nella tenerezza si avverte un coraggio e una sfida nei confronti di chi vive lontano dall’amore, dal bene, della pace spirituale. È una poesia chiaramente spirituale e i simboli sono elementi singolari.
L’aquila è un simbolo che ha una tradizione ben precisa come le tredici lune scavate sul guscio della tartaruga come il silenzio stesso dello sciamano. Ma ci sono simboli evidenti e messaggi nascosti in una visione anche numerica. Le poesie sono 21 (ovvero la simbologia è data dal due più uno), i racconti sono due, ci sono due poesie – preghiere a firma Aquila di Mare e Aquila di Vento, c’è un prologo e un epilogo.
In totale sono 27 i testi.
Tra le pagine è evidente una forma esoterica guenoniana o meglio all’alchimia del due più il sette. La simbologia ha una sua compattezza nello stesso momento in cui la liricità del testo si confronta con tutto un mondo che è quello, appunto, delle culture che dialogano tra il sacro e la magia. Ma oltre questa “geografia” dentro la quale bisogna entrarci con gli strumenti adottati da Pierfranco Bruni il testo poetico, pur in un verso breve e di imbatto ermetico, diventa un vero e proprio raccontare il dolore dell’assenza nella consapevolezza che solo la memoria può riempire i distacchi.
Il colloquio con il padre trova nel volo dell’aquila un messaggio preciso che è quello della pazienza, dell’accettazione, dell’impeccabilità. Il guerriero della luce è il guerriero che porta all’amore e vive l’amore e l’incontro con la speranza. Da questo punto di vista la religiosità incontra il passo del magico silenzio dell’attesa dello sciamano che conduce lungo la strada della prudenza e della contemplazione.
È chiaramente il libro della svolta nella poesia di Pierfranco Bruni anche se già nei suoi ultimi romanzi (in particolare in “La bicicletta di mio padre”) era leggibile e interpretabile questo suo cammino. È il libro che apre una nuova stagione nella letteratura di Bruni sia sul piano linguistico sia su quello strettamente poetico, filosofico, metafisico.
Il viaggio più volte sottolineato da Bruni diventa un camminamento e il suo costante scavare soprattutto nelle poetiche orientali e mediterranee e in autori come Carlos Castaneda, Mircea Eliade, Maria Zambrano e Basho lo portano lungo la via di una contemplazione poetica, che trova in questo nuovo e originale testo un punto di sicuro riferimento di una poesia che si incontra con la pazienza del sogno e l’illuminazione della speranza.
Bruni pone nel retro copertina dei versi di Aquila di Vento nei quali è inciso: “Lo sciamano mi ha parlato/ed io mi sono posto in ascolto/della sorgente dell’orizzonte”. Simboli, archetipi, alchimie dentro il dolore e la magia della vita. Tutto questo è stato evidenziato nel corso della ricca e articolata serata che ha dato voce ad una parola centrale, ovvero l’amore per un padre.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis