|
Copertina del Catalogo |
L’importante contributo di Carlo e Antonio Dell’Aquila alla storia della ceramica di Grottaglie e di Terra
d’Otranto
di Rosario Quaranta
Si
segnala con piacere l’importante ed elegante Catalogo che consegna alla storia
la mostra di ceramica artistica tenutasi nei mesi scorsi presso il museo
Castromediano di Lecce: “La passione del collezionismo. Ceramica pugliese ed
altro nella collezione Tondolo. XVII – XX secolo” (Mario Congedo editore,
Galatina 2012, pp. 168 splendidamente illustrate). Una mostra progettata da
Antonio Cassiano e curata da Brizia Minerva e Anna Lucia Tempesta, con la
consulenza di un nutrito e qualificato comitato scientifico (Antonio Castorani,
Antonio e Carlo Dell’Aquila, Daniela De Vincentis, Regina Poso, Riccardo
Tondolo e Fabrizio Vona) che racconta in maniera esemplare quattro secoli di
produzione ceramica regionale, con brevi, ma efficaci, incursioni anche in
altre regioni (in particolare Campania, Calabria e Sicilia) e con riferimenti a
fornaci e fabbriche lucane e abruzzesi, e a quelle di Faenza, Deruta e S.
Quirico d’Orcia, non escluse alcune testimonianze portoghesi, spagnole e
francesi. Tutto ciò grazie ancora una volta alla ricchissima e qualificata
collezione Tondolo, dopo l’analoga esperienza realizzata nel 2011 sempre presso
il Museo Castromediano e incentrata sulle ceramiche di Laterza.
|
Albarello attrib. a Francesco Saverio Marinaro. sec. XVIII, fornaci di Grottaglie.
|
Il
catalogo, di cui ci occupiamo, presenta in apertura due saggi firmati da Carlo
e Antonio Dell’Aquila, indispensabili per collocare in un contesto preciso e in
una sistemazione scientifica la notevole produzione ceramica in mostra (alzate, piatti da pompa, albarelli,
bottiglie da farmacia, scaldini, “ciarle”, zuppiere, caffettiere, coppe,
acquasantiere, candelieri, oliere, bacili…) che viene poi analizzata, studiata
e presentata nelle singole schede redatte dagli stessi fratelli Dell’Aquila e
da altri specialisti (Ida Blattmann D’Amelj, e le ricordate Minerva, Tempesta e
De Vincentis, la quale firma pure all’interno del catalogo una breve nota sulla
fabbrica Calò attiva a Grottaglie nella prima metà del Novecento).
Dei
pezzi in mostra (circa duecento che spaziano dal Seicento al secolo scorso) ben
una cinquantina appartengono alla produzione figulina grottagliese, a
testimonianza dell’importanza che questo centro ha da sempre assunto nel
panorama della ceramica pugliese e in particolare di Terra d’Otranto dove pure
lungo i secoli sono stati individuati molti altri centri di attività tra i
quali spicca Laterza con la sua produzione “faenzara” di alto e raffinato
gusto, giustamente decantato e riconosciuto nella storia della ceramica.
E
a proposito di storia della ceramica, è con vero piacere che raccomandiamo i ricordati
due importanti saggi che aprono il catalogo che non svolgono soltanto mera
funzione introduttiva e illustrativa a una esperienza culturale/editoriale di
notevole spessore, ma costituiscono un vero e proprio contributo scientifico
per la ricerca, la ricostruzione, lo studio, e l’analisi della ricca e
variegata produzione ceramica del nostro territorio.
Il
primo saggio è incentrato sulla ceramica grottagliese (“La maiolica di
Grottaglie. Gli studi, i ceramisti, le produzioni”); il secondo sulle altre
produzioni (“Le produzioni di Laterza e di Terra d’Otranto”).
|
Alzata in maiolica del sec. XVIII. Fornaci di Grottaglie. |
In
particolare sono da commendare nel primo le puntuali e attente pagine dedicate
a “La maiolica di Grottaglie: gli studi, i ceramisti, le produzioni” (pp. 9-20)
che finalmente aprono un varco ed indicano una pista sicura nel finora vago e
nebuloso capitolo della storia della ceramica di questo pur “vitale centro
pugliese”, con un richiamo accorto e critico a una ricerca che renda conto con
probante documentazione storica della straordinaria ricchezza e varietà
tipologica di una produzione massicciamente attestata lungo i secoli e,
fortunatamente, pervenuta e coltivata sempre con esiti interessanti fino ai
giorni nostri.
I
fratelli Dell’Aquila colgono così l'occasione per fare il punto sulle
produzioni delle fornaci grottagliesi sviluppando un discorso critico, ben
articolato e metodologicamente corretto, che getta non poca luce nella
complicata vicenda della storia della ceramica di questo centro.
|
zuppiera del sec. XVIII. Fornaci di Grottaglie. |
Ne
ripercorrono così l’evoluzione degli studi, a partire da quelli pionieristici
della prima metà del Novecento (da Piero Trevisani a Francesco Blasi, da Carlo
Polidori a Domenico Maselli, da Ciro Drago a Cosimo Calò) conclusisi con la famosa
monografia del Vacca sulla “Ceramica salentina” (1954); studi proseguiti poi grazie
alla presenza e al ruolo dell’antica “Scuola per la Ceramica”, poi Istituto
d'Arte, e “al suo problematico inserimento nel tessuto produttivo e sociale
grottagliese” (dallo “Statuto per la Scuola di Ceramica in Grottaglie” del 1888,
alle note e agli approfondimenti di Anselmo De Simone (1911), dell'arciprete Giuseppe Petraroli, di
Saverio Pansini; ma ricordando pure gli interventi favoriti dalla più
ampia e “nuova stagione di studi
sulla ceramica e sulla maiolica pugliese” (da Guido Donatone a Ninina Cuomo Di
Caprio, da Saverio Pansini, a Rosario Quaranta e Silvano Trevisani, da Orazio Del Monaco, ad Antonio e Carlo
dell'Aquila, fino ad Elio Scarciglia);
e infine i filoni in cui si ascrivono molte pubblicazioni apparse sui
cataloghi curati per “manifestazioni ormai storicizzate organizzate
dall’amministrazione grottagliese” (dal "Concorso di ceramica
mediterranea" alla "Mostra dei presepi", alla "Biennale
internazionale di ceramica contemporanea"), nonché dal Museo della Ceramica
istituito dal Comune di Grottaglie nell’antico castello-episcopio degli
Arcivescovi di Taranto (con vari contributi di Daniela De Vincentis e di
diversi altri autori).
|
Giara o ciarla biansata con coperchio del sec. XVIII. Fornaci di Grottaglie |
Una
produzione bibliografica di tutto rispetto dal punto di vista quantitativo cui raramente
corrisponde una validità dal punto di vista della ricerca storico-documentale e
scientifico-tipologica. Per cui appare ampiamente giustificata l’osservazione
dei due Studiosi: “per quanto a nostra conoscenza, sembrerebbe che fino ad ora
la ricerca effettuata in loco sul campo - tranne sporadici episodi- non abbia
mai suscitato particolare interesse a Grottaglie. Non ci risulta infatti che
l'Amministrazione comunale, né le altre istituzioni locali, come l'Istituto
d'Arte e poi anche il Museo della Ceramica, abbiano progettato o comunque
favorito l'esecuzione di scavi controllati o il recupero sistematico di
ritrovamenti casuali. Lo studio e la successiva pubblicazione, tramite i
periodici convegni ceramici specialistici o mediante pubblicazioni locali, dei
materiali ceramici, anche frammentali, e soprattutto degli scarti di fornaci
costituiscono l'unica possibilità di dimostrare la produzione locale
antecedente al XVIII secolo, di cui è attestata l'esistenza dalla
documentazione archivistica a partire almeno dal secolo XV. Tutto questo
contribuirebbe a riconoscere e valorizzare in modo significativo l'importanza
di Grottaglie nell'ambito dei centri produttivi non solo pugliesi anche per i
secoli precedenti”.
|
Piatto da parata del secolp XVII. Fornaci di Terra d'Otranto |
Inoltre,
e chi scrive concorda pienamente, essi rimarcano l’importanza delle “ricerche
sistematiche negli archivi” che sole possono dare informazioni molto
interessanti su “i nomi dei ceramisti, i loro estremi esistenziali e
cronologici, i rapporti familiari, la costruzione e la trasmissione delle
botteghe ceramiche e, ancora, le committenze e i commerci dei loro prodotti,
nonché la nomenclatura ceramica nella tradizione locale. Contrariamente a
quanto avviene per altri centri produttivi, per Laterza ad esempio, per
Grottaglie - che pur vanta forse il più vasto e importante "quartiere
delle ceramiche" in ambiente rupestre ancora in attività - mancano studi
storici sistematici sulle antiche botteghe e fornaci (i "Camini"),
sulla loro ubicazione e distribuzione urbanistica, sulla loro proprietà e sui
passaggi di proprietà, e ancora sulla loro valenza produttiva ed economica.
Anche queste ricerche potrebbero dare un avallo storicamente e scientificamente
valido alla antichità vantata, a volte solo a parole, da tante botteghe attuali”.
Il
solo elenco degli altri argomenti sviluppati da Carlo e Antonio Dell’Aquila
(che non possiamo qui per ragione di spazio trattare analiticamente) è
sufficiente per comprenderne interesse e importanza: “Gli antichi ceramisti
grottagliesi” - “Le produzioni” –
“La produzione tardo barocca delle giare o “ciarle” . “I maestri faenzari: Andreuccio, Marinaro
e Lapesa” - “Conclusioni”. Come
pure l’Appendice (con documenti riguardanti due famosi ceramisti: la discussa e
misteriosa figura di Ciro La Pesa (ancora tutta da indagare e decifrare dal
punto di vista della sua reale attività lavorativa) e quella più sicura di
Francesco Saverio Marinaro); e infine le fitte e preziose “Note” finali.
Le
pagine di Carlo e Antonio Dell’Aquila costituiscono così non solo un impulso
efficace ai fini di un approfondimento critico, ma anche un autorevole riconoscimento
alla plurisecolare esperienza umana e culturale della ceramica grottagliese e
dell’antica Terra d’Otranto.
Nessun commento:
Posta un commento
blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis