Avanzeremo, come
Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi” e Sindacato Libero Scrittori Italiani,
la proposta di candidare il Convento e soprattutto il Chiostro di San Francesco
di Paola di Grottaglie (Ta) a Patrimonio Unesco. Un impegno per un progetto di
valorizzazione che dovrà vedere coinvolto il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e la
Commissione Nazionale Unesco. Tutto questo perché?
È chiaro che la
contestualizzazione è quella “rupestre” ma, in modo particolare, è il monumento
del chiostro che presenta delle particolari caratteristiche. Il Convento di
Grottaglie è un esempio emblematico di una struttura i cui connotati sono
certamente religiosi ma questa religiosità è un patrimonio sia spirituale che
monumentale.
Il suo chiostro
è un percorso nel tempo. La rotondità o la semi circolarità delle arcate, l'arco
delle finestre, l'allineamento delle colonne, lo spazio centrale sono immagini
profuse di classicità. In quelle forme traspira, nelle cosiddette mezze lune,
un'atmosfera quasi orientaleggiante. Non è un fatto unico.
Un bene
culturale è sempre una spiritualità che attraversa esistenza e memoria. Nel bene
culturale si cerca sempre un approccio con i simboli, pur in una visione laica,
che si dichiarano nel racconto del mistero.
Il Convento dei
Paolotti non è altro che una testimonianza che si protrae nel tempo. Come la
stessa immagine e la figura di San Francesco di Paola. Chi ideò o fabbricò il
Convento di Grottaglie? Certamente non si può pensare ad un solo architetto che
abbia lavorato alla struttura. Ci fu certamente un gruppo di lavoro che operò
intorno a tutta l'impalcatura. Si parla di una data. Il 1550. Ma questa data,
sottolinea Padre Stea, "più che il termine, potrebbe segnare l'inizio della
costruzione" (“Francesco di Paola
Prospettive letterarie” del 1995).
E' naturale che
in contesti strutturali del genere c'era una logica nelle fasi della costruzione
dei vari edifici. Veniva prima la costruzione della chiesa e successivamente i
Conventi e i chiostri. I chiostri rappresentavano, in termini architettonici, il
biglietto da visita dell'intera struttura. Il Patrimonio Unesco potrà avvalersi
di un presenza che diventa riferimento di una civiltà mediterranea. Di questo ne
avevamo già discusso negli 1996 – 1999 e in testi come: “Il Chiostro come metafora della grotta. San
Francesco di Paola a Grottaglie”, CSR, 2001; e “San Francesco di Paola. Il Chiostro isola
mediterranea”, Iral, 2004, 2006).
Quello di
Grottaglie è un esemplare. E qui ritorna la concezione orientaleggiante
soprattutto nella definizione delle cosiddette lunette che costituiscono degli
elementi decorativi di estrema importanza anche dal punto di vista culturale. Un
punto dal quale non si potrà prescindere.
Le lunette che
accompagnano il viaggio lungo il chiostro sono trentadue. Quattro sono già
all'ingresso. Una visibile a metà e l'altra non recuperabile. Il primo incontro
lo si fa con l'albero geneologico dell'Ordine dei Minimi. Poi si prosegue con la
vita di San Francesco e il racconto si snoda narrando per immagini la storia
degli incontri del Santo e i miracoli.
I medaglioni che
raffigurano la vita di importanti personaggi sono situati tra le lunette. Tra
una lunetta e l'altra il cui angolo (o i cui angoli) forma (o formano) una vela.
Le lunette raccontano la vita del Santo grazie anche ad un immaginario popolare
suggestivo. I medaglioni sono la recita di personaggi rappresentativi.
Questo percorso è ben definito da
Padre Stea in un suo decisivo studio: "… re, regine, duchi, arcivescovi,
vescovi, benefattori insigni, terziari dell'Ordine con i loro stemmi e blasoni:
una ventina di medaglioni in tutto. (…) Interessantissimi i due medaglioni della
madre e del padre di S. Francesco di Paola: Vienna di Fuscaldo e Giacomo
d'Alessio; al di sotto è la scritta, semplice e spontanea nel suo vigore latino,
'mater carnalis et pater carnalis'. Vienna appare felice per la sua lungamente
impetrata maternità, che la doveva distinguere tra le altre madri paolane;
Giacomo d'Alessio, il padre fortunato, è raffigurato umile e dismesso nelle
sacre lane dei religiosi fondati dal figlio".
I martiri hanno,
tra le lunette, un posto importante. tra questi vanno ricordati il francese
padre Eustachio Apuril e il frate Tommaso Felton. Il racconto di San Francesco è
suggestivo. La sua vita viene rappresentata attraverso i più significativi
episodi. Dall'uscita del deserto all'incontro con l'Arcangelo S. Michele. Dagli
episodi dove sono impressi i segni dei miracoli alle immagini che raccontano la
canonizzazione. Il viaggio ha una sua logica spirituale ma anche storica. Scene
che trascrivono incontri. Ecco un breve percorso.
L'incontro con ciechi, storti e
sofferenti.
Il miracolo della fornace.
Martinello restituisce i ferri all'avaro
ferraio.
Il Santo miracola un frate che si era fatto male ad un
piede.
La cattura del Santo da parte di alcuni
soldati.
Miracola un bambino nato
deforme.
Richiama in vita un agnellino che era stato
divorato.
Il nipote Nicola viene
resuscitato.
Comincia il viaggio del Santo verso la
Francia.
Difesa del capriolo.
Il passaggio per lo Stretto di
Messina.
L'incontro con il guerriero
miscredente.
Il rimedio delle erbe
miracolose.
L'uscita dal deserto.
La nascita di Francesco.
Segni premonitori prima della nascita del
Santo.
Il Santo guarisce due lebbrosi.
La visita del Santo a
Roma.
Salva pazzi e furiosi.
La regina di Francia, Anna, scioglie il
voto.
La regina di Francia, Claudia, ottiene il tanto atteso
delfino.
Canonizzazione di San
Francesco.
Riceve le insegne
dell'Ordine.
Dopo aver ricevuto i doni il Santo li offre come opere di
bene.
Le tre corone. Visione.
Otranto. La cacciata dei
Turchi.
La devozione di tre
monarchi.
Un morto assiderato viene resuscitato dal Santo.
Nell'Albero
Geneologico, comunque, sono menzionati: i frati Andrea Pepoli, Tommaso Felton,
Sante Ingarsia, i padri Simone Garcia, Antonio Finet, Francesco Binet, Giovanni
da Fiumefreddo, Antonio de Los Reyes, Antonio sa S. Vedasto, Diego Moreno, Diego
Verdier, Desiderio della Motte, Francesco Humblot, Francesco Du Croiset, il
frate Giovanni da Napoli, il padre Ambrogio di Gesù, il frate Nicola d'Amalfi, i
padri Giuseppe Le Tellier, Girolamo Hernandez de Molina, Baldassarre Spino,
Bernardino Otranto da Cropalati.
Interessanti,
anche per una ricostruzione dei rapporti tra il Convento e i devoti ed arche per
una lettura più locale del "paesaggio" ardaldico grottagliese sono i nomi dei
committenti che hanno contribuito a realizzare ad affrescare il Convento.
In realtà queste
lunette non sono altro che un racconto per immagini nell'attraversamento
dell'avventura del paolano. Le immagini che sono a forma di mezzaluna sono
accompagnate da versi che recitano
i fatti e "spiegano" ciò che è dipinto nelle lunette.
L'immagine si
intreccia, dunque, con la parola. Un fatto di estremo interesse perché, immagine
e parola, formano un unico linguaggio nel circuito del raccontare. L'icona non è
rappresentata soltanto dalla fissazione delle ombre, dei chiaro scuri, delle
forme dei personaggi ma anche da un linguaggio meno immediato quale può essere
la parola. Quindi anche se non si ha chiaro l'episodio rappresentato subentra la
parola a specificare il tutto. Una integrazione dunque che arricchisce il
narrato della vita del Santo.
Nell'episodio,
per fare un solo esempio, del Santo mentre attraversa lo Stretto di Messina si
può leggere: "Stupì Cariddi allor, che vidde il Santo/Su 'l manto navigar l'onda
sicana,/Frenò Scilla i latrati a stupor tanto".
Sono versi che
bloccano l'immagine in un immediato che diventa il sempre. Questi versi pur dando l'impressione che
siano stati scritti da un'unica mano si pensa che gli autori, invece, sia più di
uno. La stessa cosa la si potrebbe dedurre per ciò che riguarda la pittura e
l'itinerario iconico anche se le interpretazioni sono diverse nonostante la non
omogeneità di alcuni importanti passaggi di immagini.
Comunque, un
nome esalta all'interno di alcune pieghe decorative ed è quello di "Bernardinus
Graeucus …Pertinensis" A.D. MDCCXXIII". Ovvero Bernardino Greco …Pertinese. Il
nome e la data (1723) dovrebbero far pensare che siano la firma del pittore e la
data di ultimazione dell'opera. Da dove venisse questo nome è ancora incerto.
Non certo da Grottaglie ci dice Padre Stea. Addirittura sostiene che "poiché uno
spazio vuoto prima del 'Pertinensis' lascia intravedere qualche lettera non
venuta fuori e rimasta illeggibile dopo il restauro, la ricostruzione più
facile, e forse, anche la più logica è COPERINENSIS, quindi 'Bernardino Greco
Copertinese'".
Interessante
questa minuzia della ricerca di Stea sul nome. E poi precisa che a Copertino
risulta un Bernardino Greco nato il 17 ottobre 1648. Ogni altra deduzione o ogni
ulteriore accostamento storico è ben deducibile soprattutto se si tiene conto
della data del 1723 come ultimazione del chiostro per il quale ci sarebbero
voluti oltre cinquant'anni di lavoro.
Il chiostro
venne affrescato nel corso dei lavori della costruzione stessa. Ma le
supposizioni non mancano e le interpretazioni lasciano spazio a più di una
riflessione o di una deduzione. Un complesso monumentale (Convento o Santuario)
che oltre ad assumere una forte connotazione storica diventa sempre più
l'espressione epocale di un attraversamento religioso. La struttura in sé è
anche una chiave di lettura simbolica che si manifesta con le forme e, appunto, con gli spazi che
restano a cielo nudo.
Tra il Convento
di Grottaglie e quello di Paola c'è una forte similitudine anche se, come si
diceva, gli sbalzi dell'eterogeneità non mancano. Ciò che li accomuna
maggiormente sono le pitture. Ovvero l'attraversamento nella vita del Santo. Le
raffigurazioni rappresentano, in un gioco reale e simbolico, il racconto che
cesella testimonianza spirituale e storia. Qui si incentra la metafora del sacro
che il pellegrinaggio francescano - paolano ha focalizzato nel sentimento della
charitas.
Il chiostro di
Grottaglie è un documento che si presenta con un suo linguaggio ed è questo
linguaggio che ha impresso un tracciato singolare nella vita dei Minimi.
Ma tutto il
complesso monumentale di Grottaglie è una lezione di esistenzialità sacrale. La
vita di San Francesco di Paola è il racconto dei miracoli. Una pagina di
ontologia che non può che occupare il nostro quotidiano.
Una candidata a
Patrimonio Unesco che ha tutto gli elementi per essere discussa e
accettata
gentile prof.candidare il chiostro di S. Francesco diPaola a Patrimonio Unesco é un'idea eccellente, perché é sempre importante valorizzare e far conoscere le bellezze artistiche e culturali di un territorio.
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