
I luoghi comuni hanno un lato di verità e uno di superficialità. Lisbona ha
fama di città malinconica, chiusa nel suo passato di grandezza ormai scomparsa.
L’impero è finito, le colonie sono state perdute, ma un’atmosfera di grandezza
e di ricchezza vive ancora nella capitale lusitana. La città si potrebbe
definire meglio "fiera e romantica". Resistette al terremoto del
1755, descritto da Voltaire nel
Candido. Ricostruì i palazzi e ritrovò
la sua grandezza demolita dal sisma. Sono lì a testimoniarla l’importante Praça
do Comercio, il neoclassico Teatro Nacional Dona Maria, l’acquedotto delle
Aguas Livres, l’ascensore in ferro Santa Justa, progettato e ispirato da quel
signor Eiffel che costruì la torre parigina.
Il modo migliore per conoscerla? Salire sull’”elétrico 28”, il tram d’altri
tempi che attraversa la città. Le colorate vetture d’inizio secolo si
inerpicano ovunque, imboccando i becos, stretti vicoli sui quali si affacciano
bougainvillee, palme, case decorate con azulejos(mattonelle) e campanili
barocchi. Partendo da Praça do Comércio, il 28 risale la Baixa, il Barrio Alto,
il Chiado e l’Alfama, cuore della Lisbona araba e medievale, fino ad arrivare a
largo Martim Moniz, attraverso un percorso coinvolgente e labirintico. Fra le
tappe d’obbligo, non può mancare una sosta al "A Brasileira", il
caffè degli anni Venti, punto d’incontro di poeti, scrittori e pittori, per una
foto accanto alla statua di Fernando Pessoa, l’ospite più famoso. Da non
perdere il miradouro (belvedere) di Santa Luzia, nell’Alfama, veranda sulla
città e sul Tago, per ammirare due straordinari pannelli di azulejos che
rappresentano la Praça do Comércio prima del terremoto e l’attacco dei cristiani
al Castello di San Giorgio. Da luglio a settembre, tour diurni e serali a bordo
di autobus e tram storici (linhas de eléctricos para turistas) svelano scorci
suggestivi. C’è, per esempio, la linha do Tejo (percorso del Tago) in bus a due
piani con la parte superiore scoperta, che passa dalla zona monumentale di
Belém, dove è possibile visitare il Monastero dei Jeronimòs, costruito nel
secolo XVI e rappresentativo dello stile manuelino che associa al gotico
l’utilizzo di elementi marittimi. A cinque secoli dal
trattato di
Tordesillas, con il quale Spagna e Portogallo sancirono la spartizione del
mondo da scoprire,
a Lisbona continua a sopravvivere, più che nelle
altri capitali coloniali d'Europa,
un'impronta d'oltremare.
Uno dei miti di Lisbona è un antico canto, solitario e appassionato,il Fado
che anima la notte del Barrio Alto e dell’Alfama. Sono decine i locali che
offrono uno spettacolo con cantante (uomo o donna, rigorosamente in nero) e un
paio di abili chitarristi. Fado vuol dire "destino" e pare collegato
a canti di donne rimaste sole a casa per la partenza dei mariti marinai. I
portoghesi sono stati grandi navigatori e conquistatori. Il loro impero
coloniale fu il primo dell’Europa moderna, con una estensione di 20.000
chilometri di coste, dall’Atlantico al Pacifico: Brasile, Angola, Mozambico,
Goa, Macao, Timor i pezzi più importanti. Così gli uomini andavano per mare e
le donne restavano a casa a disperarsi. Ma il fado ha avuto una vita tutta sua.
I "fadisti" hanno sempre un’aria ispirata. Spesso cantano a occhi
chiusi, come se conoscessero e rivelassero al pubblico una cosa molto
importante, il segreto della vita.
Altro mito di Lisbona è il suo scrittore più famoso, Fernando Pessoa, nato
nel 1888 e scomparso nel 1935. Ebbe vita solitaria e anonima, forse anche
felice. Oggi lo hanno riesumato per glorificarlo e un suo ritratto in bronzo di
fronte al caffè "A Brasileira". In ogni modo la sua produzione
letteraria, scoperta in gran parte dopo la morte, ha del miracoloso. Scriveva
di Lisbona:"La giornata è così bella che non ho neanche voglia di sognare.
L'assaporo con la sincerità dei sensi alla quale l'intelligenza si abbandona.
Passeggio come un commesso liberato. Mi sento vecchio soltanto per avere il
piacere di sentirmi ringiovanire”.Scriveva del Fado:”
Il fado non è né allegro né triste, è la stanchezza
dell'anima forte, l'occhiata di disprezzo del Portogallo a quel Dio cui ha
creduto e che poi l'ha abbandonato: nel fado gli dei ritornano, legittimi e
lontani..."
E ancora :" Il fiume Tago che, a pochi chilometri dal mare, si allarga verso l’estuario,
sembra trascinarla dietro, verso l’infinito, nella direzione di un mondo
misterioso e da scoprire, lontano lontano. Sembra dirle: «Vieni con me, non
stare lì». E Lisbona non sa se andare o se restare.La magia del dubbio!
L’immensità dell’Oceano
Atlantico sul promontorio costringe chi arriva a dirigersi verso il mare e a
guardare verso l’orizzonte. Non ci si guarda mai indietro. Lo sguardo va
irresistibilmente in avanti. Il vento perenne sembra accarezzare le menti e gli
spiriti, sembra cantare sommessamente una canzone a bassa voce, sembra
imprimere una melodia lunghissima e inspiegabilmente malinconica.E la terra si arresta per lasciare spazio
all’acqua e a questo anelito di infinito e di avventura.
Una città che canta.
Camminando per i vicoli di Alfama e della Cidade Alta, si assapora un’atmosfera
che non mi sarei mai aspettato. Nelle stradine gli stessi sassi scuriti e
insudiciati dal tempo e dalla salsedine, nell’aria gli stessi odori forti e inconfondibili
delle favelas, negli occhi le lenzuola stese da un popolo vivo.
Sarà perché io vedo la
storia del Portogallo e l’immensita’ dell’Oceano ovunque, come un innamorato
vede la sua donna anche nelle pieghe della notte, ma Lisbona per me è stata una
percezione istantanea di antiche passioni. È stata soltanto l’altro lato del
ponte, proprio come se un immaginario lunghissimo ponte attraversasse
l’Atlantico e si poggiasse sull’ingresso della Baia de Guanabara, a Rio de
Janeiro.E cosi’ si sogna.
In riva all’Oceano avrei
voluto quasi allungarmi, in una posizione innaturale di ricerca di qualcosa: un
odore, un oggetto, una visione. Nessuno vedeva le coste americane. Io sì.La
mente puo’ fare tutto! E con me lo vedevano i portoghesi quando, testimoni
della loro storia secolare, anelavano ai mondi visti, scoperti,
toccati e quindi ricordàti. Torre di Belem, quanta umanita’ hai fatto
sognare,soffrire,morire!"
Il popolo portoghese non è
propriamente un insieme di persone tristi, ma è un’umanità che non sta bene a
casa né altrove. È un popolo che a Lisbona sogna quello che sta
oltre il mare e oltre il mare sogna Lisbona. "Oltre il mare i portoghesi hanno
spesso trovato una dimensione che non avevano mai realizzato nella loro
piccola e povera terra, ma a Lisbona hanno sempre trovato una casa, una
strada, un filo a cui appendere la propria biancheria".
Lisbona è una città che
aspetta, che prende il vento sulla faccia, la pioggia sulla testa e il sole
sulla pelle. Lisbona aspetta senza maledire né gridare, senza piangere né
ridere, senza esclamare. È una città dolce e mite, come il suo tempo, mai
esageratamente caldo e mai troppo freddo. È una città paziente.
Lisbona dà vita a un popolo
che, nella sua storia, ha associato una religiosità profonda e semplice a un
desiderio di riscatto in chiave politica molto forte. Mai però con il sangue
che i suoi vicini spagnoli hanno sempre fatto scorrere sulla pelle e nella
carne.
I portoghesi hanno fatto la
rivoluzione con i sogni e con la poesia.
Ritornare a Lisbona? Ho
ancora dentro di me il suo odore di
Storia,di malinconia,di ricordo,di grandezza passata,di tristezza,… la sua
tenerezza… sognare il suo garbo… la sua timidezza. Io sono un uomo che non
sa comunicare con sfacciataggine i suoi sentimenti e Lisbona mi assomiglia,
arrancando su per le colline con le sue vecchie funicolari e mi rassomiglia
perche’ assomiglia a un bambino che giocava nella piazza, ad un paese con le
strade fatte con terra rossa,ad una donna dalle rosse labbra e profumata di
basilico, ad un uomo in divisa con l’eterno giornale sotto il braccio.
Però la leggerezza del suo vento
è stata una delle cose più belle che io abbia mai avvertito: profondo,
inarrestabile, dolce,sensuale, avvolgente,caldo. Vale la pena andarci. Chi non
ha mai ricevuto le tenerezze di una donna sappia che a Lisbona può
sognare. Il vento è la cosa più bella che ci sia. Lisbona ha sposato il vento e
questo sposo, trasformandosi in una donna affettuosa, accarezza
dolcemente tutti quelli che ci passano mentre nei suoi vicoli il destino diventa musica.

Cantava
Amalia Rodriguez:
Lisbona, vecchia città,
Piena d'incanto e bellezza!
Sempre tanto bella nel sorridere,
E nel vestire sempre leggiadra,
Il bianco velo della nostalgia
Copre il tuo viso, bella principessa!
Guardate, signori, questa Lisbona d'altri tempi,
Dei cinque réis, delle corse di tori e delle corride reali!
Delle feste, delle secolari processioni,
Delle grida mattutine dei venditori che ormai non tornano più!
Lisbona d'oro e d'argento,
Altra più bella non vedo
Eternamente a cantare
E a danzare lietamente
Il tuo volto si riflette
Nell'azzurro cristallino del Tejo.
http://www.youtube.com/watch?v=nyeOe2E5LUw
E dopo le note dolenti e malinconiche
di Amalia Rodriguez non si puo’ scrivere altro!
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