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giovedì 2 ottobre 2014

“Pensieri sottovoce” di Cosimo Fornaro. Un poeta vero da rileggere nel Novecento italiano

Foto: Andrea Papa
Taranto ha ricordato, in modo esemplare,  l’opera e la figura di Cosimo Fornaro  in una serata  che ha visto al centro uno straordinario incontro sul Novecento letterario.  Un Video della Rai realizzato da Pierfranco Bruni e Marilena Cavallo. Una sottolineatura di Piero Massafra che, con la sua casa editrice Scorpione, ha ripubblicato “Pensieri sottovoce”, Premio Viareggio, con saggio introduttivo proprio di Bruni e Cavallo. 
Un ricordo molto dolce di José Minervini, sua allieva. Saluti istituzionali dell’assessore alla cultura del Comune di Taranto Cisberto Zaccheo. Indirizzi introduttivi con una lettera del Cardinale Ravasi e affascinante viaggio tra poesia e musica con le voci narranti di Stefano De Luca e Federico
Passariello e la straordinaria musica di Floriana Laporta alla chitarra, Tiziana Toscano al violino e Alessandra Pulpito al flauto in una cornice in cui la Villa - Giardino Fornaro, grazie all’Amministrazione Comunale, ha fatto da esemplare scenario costruito come se fosse lo studio dello scrittore. Serata condotta magistralmente da Angelo Caputo. Un grazie particolare al figlio di Cosimo, Giuseppe Fornaro, che fortemente ha curato la manifestazione. Per gentile concessione una sintesi del saggio introduttivo a “Pensieri sottovoce” di Cosimo Fornaro (editore Scorpione). La lettura, in sintesi,  di Marilena Cavallo.

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“Pensieri sottovoce”  di Cosimo Fornaro.
Un poeta vero da rileggere nel Novecento italiano

di Marilena Cavallo


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In Cosimo Fornaro (Taranto, 1928 – 1992) la rivelazione della più arcana forza creatrice, la poetica, si svela nell’Opera Prima “Pensieri sottovoce” del 1976, opera inserita nella Collana “Poeti del II Novecento”, diretta da Corrado Cartia e vincitrice del Premio Viareggio, Opera prima, 1976, ora edita da Scorpione editore
Pensieri che compongono un diario lirico prezioso, un diario - frammento. Proprio il frammento, che resta caro a tanta poesia del Novecento e nel viaggio lirico di Cosimo Fornaro ha una sua considerevole presenza. Un frammento che sa anche ricomporsi e divenire verso lungo o, talvolta, poesia racconto di un’esistenza.
Pensieri sottovoce, libro ventaglio di un poeta vero,  recupera e incastona proprio quei pezzi di vita che restano nel vissuto di Fornaro, come un “pezzo di terra attaccato all’anima”.
Questo poetare “sottovoce” continua nelle raccolte successive “Omaggio a Martina Franca” (1977),  “Boscimano” (1979) e “Sole verde” (1983) dipanando l’ordito dei primi Pensieri in altri luoghi dell’anima e in vissuti e paesaggi di una letteratura – vita, che attraversa l’abitato di un’esistenza.
La sua è una poesia sottile, “arcana”, che scava nella memoria e si libra nei vicoli del tempo.  I versi si snocciolano tra le dita dei giorni vissuti e da vivere. Poetare, non solo per rivelare emozioni, ma per entrare nelle lacerazioni del vivere e coglierne i gemiti.
È una parola – estasi - grido che si fa contemplazione e resta composta, composita ed eterna. Un itinerario di illuminazione che lega il Ricordo al Tempo e questi ad uno spazio che occupa la griglia della metafora. 
In Fornaro non c’è soltanto la poesia in versi. Rivoli freschi e doloranti animano la poesia della narrativa in “Luogovivo” (1980) ed “Emiliana e l’handicap” (1985), o quella orante del saggio mariano “Nella vita con Maria” (1987) e ancora quella del saggio critico “Costellazione Dante” (1989).
Ritornare all’infanzia, come al più vivo dei luoghi, è un ritornare a ciò che si è stati, un ritornare all’uomo. La parola così si veste anche di mistero. Mistero e fascino tra le pieghe delle attese. Un itinerario in cui l’uomo ritrova se stesso, il mistero di un andare e venire tra vita –morte - vita.
Ci sono malinconie. Grandi malinconie che si vestono di innocenza. La poesia di Fornaro è un “luogovivo” che già negli anni Settanta lui recita “sottovoce”, come una continua magia che chiede alla parola di restare magia, per ritrovarsi tra le intermittenze del cuore e la vita.
Nei suoi versi e nei suoi libri c’è il paese e c’è l’infanzia. C’è la musica dei giorni. C’è quel dolore che soltanto il poeta - scrittore vero riesce a trasferire sulla pagina.
C’è questa magia - suono che si interroga: “Noi cresciamo, come gli alberi, sulle nostre radici, che ci portiamo dentro. Come queste querce nere, immobili, nella notte estiva. E ci innalziamo sull’orizzonte dei ricordi. E i ricordi balenano, improvvisamente, specie di notte. Si pensa che la notte sia solitudine, silenzio, mistero. Niente di più falso. I ricordi ti assalgono, di notte, con immagini che ritenevi sepolte per sempre, invece, ti appaiono più nitide di allora, quando eri protagonista attivo. E soffri, e gioisci, come allora, forse anche di più”.
Ma la poesia è luce …“ per te domani è il sole…”, questa è la promessa - premessa di un padre a sua figlia… in Emiliana, ma era già un’intuizione, consegnata dal poeta all’umanità nei Pensieri, dove “la notte fascia il silenzio delle cose” e il poeta si nutre “di sole, di vento e di fango” nella sua Villa Silvana.


La ripubblicazione di “Pensieri sottovoce” (nuova edizione Scorpione)  è un estremo collegamento a quella “lineare vocazione”, alla quale faceva riferimento Alfonso Gatto (28. 4. 1975, si tratta di una lettera inserita nella edizione del 1976) nel momento in cui cesella in una nota indirizzata a Fornaro l’importanza della “parola precisa”, l’incanto e la suggestione dell’incanto stesso.

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