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lunedì 3 marzo 2008

DON ZANOTELLI BENEDICE IL PRESIDIO

«La speranza nasce da qui»: così padre Alex Zanotelli ha salutato venerdì sera le centinaia di cittadini grottagliesi e sanmarzanesi che hanno preso parte all’incontro organizzato al teatro “Monticello” dal presidio permanente “No discariche” e dai Padri Gesuiti di Grottaglie. L’incontro, dal titolo “Il Sud del Mondo, il Sud Italia”, è stato seguito con particolare attenzione e con partecipazione da chi, da mesi, cerca di far sentire la sua voce per dire “no” al terzo lotto della discarica, vicenda che rappresenta la metafora del modo di governare la “cosa pubblica”.

L’intervento di Padre Zanotelli è stato preceduto dal saluto di Padre Michelangelo Maglie, dei Padri Gesuiti di Grottaglie, che ha raccontato brevemente la sua esperienza in Ciad. È seguito l’intervento di Beppe Ponzio, del presidio permanente “No discariche”. «Il motivo per il quale abbiamo organizzato questo incontro – ha spiegato – è la relazione culturale e storica tra il nostro paese e l’Africa. Il legame che ci unisce è il medesimo trattamento subito in materia di rifiuti.
Il Sud Italia e l’Africa subiscono le scelte degli altri, sono due regioni economicamente deboli e lo sono perché lo sviluppo è sempre stato bloccato. Non c’è mai stata la ricerca di emancipazione da politici che fanno gli interessi di pochi. In queste due regioni del mondo – ha proseguito Ponzio – prevalgono gli interessi economici di pochi a discapito di tutti. A Grottaglie, Taranto, Napoli c’è un’oligarchia orientata da un unico obiettivo: il business dei rifiuti. A Grottaglie lo scandalo “Eldorado”, a Napoli il traffico dei rifiuti legato a quello delle armi smerciate in Africa». E poi, riferendosi al tentativo di criminalizzare l’attività del presidio, si è chiesto: «Ma possono essere delinquenti quei cittadini che cercano di tutelare la propria salute impedendo l’apertura del terzo lotto della discarica?».

È seguito l’atteso intervento di Padre Alex Zanotelli, giunto espressamente a Grottaglie per rendersi conto della nostra situazione e far propria la protesta del presidio. Dal suo zaino esce libri, appunti, foglietti, ritagli di giornale. Si alza in piedi. Ed esordisce con la notizia battuta qualche minuto prima dalle agenzie relativa al rinvio a giudizio di Bassolino. Ringrazia il presidio per il «lavoro straordinario» e i Padri Gesuiti. «Non è facile – dice – trovare preti che escano dalle chiese per stare dietro a questi problemi». E rivolgendosi a Padre Maglie: «Un grazie per l’esempio di resistenza che ci state dando. Non aspettiamo più nulla dall’alto. Purtroppo ha stravinto il mercato. Purtroppo ha stravinto il profitto. La speranza nasce da momenti come questi».

Con un linguaggio semplice e chiaro spiega il nesso esistente tra il traffico d’armi in Somalia e i rifiuti. «In Somalia – spiega – venivano gestiti i nostri rifiuti tossici. Un traffico controllato dai servizi segreti e dalla mafia». Prendendo gli appunti e sfogliando un libro, si addentra nella spiegazione: «Ai tempi del CAF da Roma partivano degli aerei per la Somalia contenente viveri. Questi voli facevano scalo a Palermo dove venivano scaricati i viveri e sostituiti dalle armi dirette in Somalia. Nel 1989 qualcosa si rompe: i servizi segreti, quella che chiamano massoneria deviata e la mafia decidono che la Campania sarebbe diventata lo “sversatoio” dell’Italia. La camorra nel frattempo si era accorta che la vera ricchezza erano proprio i rifiuti. Nel 1991 fui allontanato dalla direzione di “Nigrizia” ».

E per dodici lunghi anni Padre Zanotelli è stato in Nigeria, dove ha vissuto con gli ultimi, con chi vive nelle discariche. Il racconto della sua esperienza in Africa si fa emozionante. Poi torna ad affrontare la situazione campana. «Vivo al rione Sanità – racconta – e mi rendo conto di come la camorra abbia il controllo del traffico dei rifiuti. Napoli è diventata la pattumiera d’Italia. Due entità hanno giocato un ruolo fondamentale per questa vicenda: la politica e la camorra. La camorra ha capito che la “munnezza” è ricchezza e che soprattutto i rifiuti industriali rendono fior di quattrini. Da parte loro le istituzioni non hanno fatto politica, ma affari». Come venirne fuori? Per Padre Zanotelli la “ricetta” è semplice e passa da quattro “R”: riciclare, riusare, recuperare, ridurre. È fondamentale potenziare la raccolta differenziata, ridurre i consumi, ridimensionare il nostro stile di vita. Ma alla base di tutto è necessaria una «rivoluzione etica». Riferendosi all’attività del presidio permanente, padre Zanotelli ha detto: «La vostra è una lotta per la democrazia, per quella democrazia che ci è stata tolta. Chiedete ai vostri politici cosa intendono fare per la terra, l’acqua, l’aria, l’energia. E quando lo fate guardateli negli occhi». Ed ha concluso il suo intervento con un «Buon lavoro » .

Dal pubblico sono intervenuti, tra gli altri, con alcuni spunti di riflessione il consigliere comunale Michele Mirelli e Ciro D’Alò, del presidio permanente. A mezzanotte, padre Alex Zanotelli, accompagnato da Padre Michelangelo Maglie, giunge al presidio, a pochi metri dalla discarica per rifiuti speciali gestita dall’“Ecolevante s.p.a.”. Padre Zanotelli ascolta tutti. E per ognuno ha una parola, uno sguardo, un invito a non “mollare”. Il suo è un continuo esercizio del dialogo. A volte il suo volto, coperto dalla barba e dalle rughe della sofferenza di chi è stato ultimo tra gli ultimi, diventa scuro: le sponsorizzazioni chieste ed ottenute da alcuni partiti dall’“ Ecolevante s.p.a.”, le querele e le denunce ai presidianti, la presenza di una telecamera che controlla il presidio diventano motivi di riflessione. Lunghe pause di silenzio, poi continua ad ascoltare.

A mezzanotte e mezza si siede e come un qualsiasi presidiante inizia a cercare un po’ di torpore avvicinando le mani ad una stufa artigianale, ricavata da una sezione di un bidone di alluminio contenente la cenere. Stanco, accetta di condividere con il presidio la cena. La sua forza è proprio l’umiltà e la capacità di ascoltare. E prima di andare via, la portavoce del presidio permanente, Annie Urselli, ha ringraziato Padre Alex Zanotelli «per la forza che la sua testimonianza ci ha dato». Qualche minuto dopo l’una, va via e saluta tutti con “Buona resistenza”. Appena qualche ora di riposo e alle sei Padre Zanotelli era già in auto per raggiungere Locri: la seconda ed ultima tappa del suo viaggio missionario tra la gente del Sud. Tra la gente sopraffatta da chi governa con arroganza e da chi non ha la capacità di ascoltare

Salvatore Savoia

dal Corriere del Giorno di domenica 2 marzo 2008

1 commento:

  1. La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall'involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall'ultimo modello d'apparecchio.
    Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi dì plastica, i resti della Leonia d'ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d'imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi d'una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di ieri è circondato d'un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.
    Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s'espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l'imponenza del gettito aumenta e le cataste s'innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l'arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. È una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne.
    Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d'ieri che s'ammucchiano sulle spazzature dell'al-troieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.
    Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai d'altre città, che anch'esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.
    Più ne cresce l'altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d'anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.

    ITALO CALVINO

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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