di Paolo Inno
Il M.ar.Ta – Museo Nazionale Archeologico di Taranto – è tornato alla luce, dopo anni di restauri ed incomprensibili ritardi. Non è notizia di questi giorni, questo è certo. L'inaugurazione del nuovo complesso museale risale infatti al dicembre scorso. Ma adesso che l'estate impazza e la voglia di vacanza va di pari passo, torna l'urgenza di dispensare consigli per le cosiddette ferie intelligenti.
E così, chi ama coniugare al relax di una vacanza al mare il respiro dell'arte non può non fare tappa a Taranto, perla indiscussa della Magna Grecia, ed al suo Museo, esclusivo testimone di una civiltà illuminata.
Il Museo Archeologico di Taranto fu istituito nel 1887 presso l'ex Convento dei Frati Alcantarini (o di San Pasquale di Baylon), edificio immerso nel centro cittadino, a due passi dal Ponte Girevole - che collega la città nuova al borgo antico - e dal Catello Aragonese, fiore all'occhiello del turismo tarantino.
L'ex convento di San Pasquale, risalente alla seconda metà del XVIII secolo, ha subìto numerosi ripensamenti architettonici. L'ultimo e più lungo capitolo della lunga serie di ammodernamenti – durato ben sette anni, dal 200 al 2007 – ha condotto all'attuale sistemazione dell'edificio, di cui il secondo piano è ancora in via d'allestimento.
Sin dal suo concepimento, il Museo di Taranto era stato inteso come tempio dell'arte della Magna Grecia. Il visitatore troverà, oggi, numerose novità rispetto all'ultimo allestimento. Vi troverà i resti delle prime testimonianze di vita nell'area ionica, risalenti al V millennio a.C. , e dei primi contatti di questa con gli egei, passando per l'era della colonizzazione spartana e proseguendo ancora sino all'età romana e le tradizioni – meno note – di età medievale. Vi ritroverà certo la magnifica collezione di ori riorganizzata in modo da esaltarne lo splendore e permetterne il facile inserimento in un preciso contesto storico e culturale.
Ma un pizzico di tecnologia non guasta. E così, senza intaccare lo splendore dei magnifici resti, ecco il supporto di guide multimediali che puntualizzano in 3D ricostruzioni d'ambienti ed aspetti di vita.
«ECOMAFIA-Operazione Re Mida, un'inchiesta della procura di Napoli Campania, pattumiera d'Italia. Sono 22 i provvedimenti cautelari emessi dalla procura di Napoli, in seguito a indagini dei carabinieri del Noe a carico di imprenditori accusati di aver organizzato un'attività di traffico illecito di rifiuti. Per 6 mesi, da febbraio 2002 a maggio 2003, 1.600 tir hanno viaggiato indisturbati dal Nord Italia al Giuglianese per scaricare tonnellate di veleni nei terreni agricoli e nelle cave che dovevano essere risanate. Quarantamila tonnellate di rifiuti per un giro d'affari di oltre 3 milioni di euro, imposte evase per 500 mila euro. E ancora 20 impianti di trattamento, compostaggio, stoccaggio sequestrati in mezza Italia. Questi i numeri dell'Operazione Re Mida, che conta circa 100 inquisiti. L'attività illegale, secondo le indagini, si sostanziava in operazioni di intermediazione, trasporto, sversamento e stoccaggio di enormi quantità di rifiuti provenienti da diverse società di smaltimento del Centro e Nord Italia».
RispondiEliminaQuali sono i motivi della conferma derl sequestro dei primi due lotti della discarica Ecolevante?