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venerdì 2 dicembre 2011

Bruni: da mons. Benigno Papa a mons. Filippo Santoro

mons. Filippo Santoro - mons Benigno Papa

UNA MISSIONE NELLA COMUNITA’ DEGLI UOMINI TRA LA SPERANZA E L’ESERCIZIO DEI VALORI
di Pierfranco Bruni

Quando si vive un avvicendamento anche negli ambienti religiosi (e mi riferisco, in questo caso, al passaggio naturale e normale, di un vescovo, giunto alla sua età pensionistica, come ognuno di noi, ad uno più giovane) e nelle comunità pastorali e laiche ci attraversano delle sensazioni che hanno, nel loro interno, un vissuto tutto immaginario e sensitivo ma sentito che è quello della persuasione e della speranza.

La nostalgia ha un senso nella storia della memoria. La  speranza, che resta nel presente e nel futuro, è un cammino che traccia, anche lentamente, un passaggio.
Monsignor Benigno Papa ha sempre tracciato la teologia della fede in una società in cammino, in una città devastante e devastata da intrecci di anni belli e terribili, normali e deficitari. La voce della cristianità è stata segnata non da episodicità ma da una caratterizzazione di un carisma che ha dato voce al vento delle parole che hanno toccato i cuori in un raccordo tra teologia e cultura.
Il Vescovo che verrà, Monsignor  Filippo Santoro, ha una storia di una reciprocità di vissuti interculturali e una testimonianza in un Sud del mondo dentro il quale la fede ha un senso ma si tratta di una fede nella lezione di un Cristo parlante e non solo di un Cristo in Croce.
Ho due testimonianze che mi restano vive e abitano i labirinti delle mie memorie.
Ho incontrato tanti anni fa, ma tanti, Monsignor Papa in una prima occasione culturale e religiosa. Avevamo organizzato un convegno dedicato alla figura di Padre Pio nella letteratura. Io, da cristiano eretico, prendevo come esempio il cammino di Padre Pio intrecciato nelle difficoltà di una Chiesa post conciliare e ponevo all’attenzione la mia non condivisibilità della posizione di padre Gemelli nei confronti della gridata santità di Padre Pio.
Erano anni distanti del San Pio dei nostri giorni. Monsignor Papa concludendo i lavori del Convegno riprese, con la leggerezza dello sguardo, le mie parole e mi invitò pubblicamente alla pazienza: la Chiesa vive la pazienza e tutto accade nella sacralità della pazienza. Poche ma incisive parole che hanno lasciato in me un segno forte. Ripensare costantemente alla pazienza. A quella pazienza che ha sempre accompagnato la mia vita e la mia storia di uomo nella comunità degli uomini.
Dove ho avuto modo di incontrare Monsignor Filippo Santoro? In un Convegno internazionale teologico a Roma, anzi Città del Vaticano, dedicato al ruolo del sacerdozio e la vicarietà, oltre un anno fa (2010).  Il suo contributo è stato importante perché parlando della missione pastorle nel Sud America mi ha riportato a dei luoghi che mi hanno sempre affascinato ma anche terribilmente impaurito. Perché affascinato? Perché il Brasile e il Sud America, compreso Santo Domingo che resta tra le pieghe della mia vita, sembrano tessuti territoriali e umani che sono parte integrante anche del nostro Sud, del Sud della nostra anima, del nostro sentire, del nostro vivere. Ascoltare il messaggio di Monsignor Filippo Santoro, Vescovo di Petropolis (Brasile), è stato come rileggere e riappropriarsi del processo sacerdotale nell’evoluzione (termine a me non caro) dei secoli e delle epoche.
Il suo messaggio è stato fondamentale soprattutto quando ha posto l’attenzione sul legame “funzione e missione” che si incontrano con “l’essere”. Un rapporto significativo in una società inquieta come quella nella quale ci troviamo a vivere. Ho avuto modo di leggere tra le sue parole e nella forza del suo esprimere un carisma, la cui centralità resta sempre “il segno di Cristo”.
Si ha bisogno di entrare tra le “case” di questa religiosità che diventa fortemente umanità nelle comunità. Una missione che diventa servizio con la consapevolezza di vivere al servizio dell’altro come offerta di umanità.
Certo, siamo in una fase difficile per Taranto, e non solo per Taranto, ma credo che la comunità pastorale, la chiesa nella sua totalità, deve sempre più restare dentro le pareti del vivere degli uomini come esercizio esistenziale e come motivazione non solo cristologica ma radicalmente religiosa.
In un tempo in cui i riferimenti di una politica sono diventati devastanti non si possono abbandonare comunque i valori di una politica radicata nella cultura dei popoli. L’agire della politica può diventare una missione. Forse è questo che si chiede al cammino di una chiesa tra le genti. Aprire le porte delle chiese significa parlare non solo in termini ecclesiastici o pastorali ma anche sul piano di quei valori che possono portarci ad una condivisione di senso.
Il viaggio svolto da Monsignor Papa a Taranto è una pietra miliare nel segno della continuità e dell’offerta dell’amore paziente. Il cammino che faremo dovrà esercitare una funzione operante a tutto campo.
Taranto ha la necessità di riferimenti. Sia la città nella sua geografia reale. Sia gli uomini che abitano tale geografia.

1 commento:

  1. "Eta' pensionistica"? Al limite "età pensionabile"! Il "pensionismo" non esiste! "Sensitivo"? Con tale termine s'intende la capacita' di una persona (il sensitivo, appunto) di percepire delle realtà non percepibili dai sensi comuni. E mi fermo qui perché non voglio sembrare cattivo.
    Mi dispiace davvero moltissimo, ma non e' possibile rimanere completamente silenti dinanzi a tutto ciò. Lanciare un messaggio per favorire un po' di igiene nell'uso delle parole e avvertire dei maltrattamenti che subisce la lingua italiana, e' doveroso per tutti

    RispondiElimina

blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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