Apparteneva alla dinastia degli Hohenstaufen definita da papa Innocenzo IV “stirpe di vipere”, era nipote legittimo di quel Federico II di Germania ed imperatore del Sacro Romano Impero, re illuminato e colto secondo alcuni, cinico e spergiuro secondo altri, essendo figlio del figlio legittimo Corrado IV imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia. Corradino divenne Corrado II e non V non avendo ricevuto la corona di Germania, che era di suo padre, essendo il paese in preda all’anarchia. Corradino nasce nell’ Ariete e in questo segno sono presenti Mercurio, Venere e Giove strettamente congiunti al Sole, il tutto in quadratura a Marte nel Cancro.La prima considerazione è che Ariete e Cancro sono tra i segni presenti quando si parla di inclinazioni militari. Corradino aveva la vocazione del militare. La seconda, visto il pessimo aspetto tra i pianeti citati, è che avrebbe dovuto vivere sotto una campana di vetro: il rischio di morte violenta era in perenne agguato. Quanto alla personalità, e senza dimenticare gli usi e i costumi del tempo, si trattava di un soggetto intelligente, pervaso del desiderio di salvaguardare la tradizione, impulsivo e aggressivo, ma gli eccessi erano per lo più mitigati, o frenati, da una grande, autentica bontà, dal desiderio di fare qualcosa di utile. Era un idealista, Corradino era un giovane maturo, conscio dei propri doveri, carismatico, vitale e costruttivo, energico e combattivo, dolce e generoso al momento opportuno. Corradino perde la battaglia di Tagliacozzo e fugge. Ma cosa era accaduto nel frattempo? Alla morte del padre, avvenuta chi dice per febbri e chi per veleno ad opera del fratellastro Manfredi, uno dei tre figli riconosciuti come illegittimi dal prolifico e poco propenso alla fedeltà Federico II, a soli due anni si trova sotto la tutela del papa. Lo zio Manfredi sparge ad arte la voce che Corradino è morto e si fa incoronare re di Napoli e Sicilia, cerca di sganciarsi dalla casata di origine e si comporta da sovrano italiano, riunisce attorno a sé i ghibellini d’Italia e forse pensa a una sorta di unità nazionale. Ma i Guelfi perorano l’intervento di Corradino, che ha otto anni, perché scenda in Italia e tolga la corona all’usurpatore Manfredi.Fra un voltafaccia, una scomunica, un tradimento, e nel balletto entrano zii, papi, guelfi e ghibellini, Manfredi viene ucciso nella battaglia di Benevento, il regno originariamente di Corradino passa nelle mani del vincitore Carlo d’Angiò che in breve riesce a farsi odiare da chi lo aveva invocato come liberatore. I sudditi rimpiangono addirittura Manfredi, persino i nemici riconoscono di averlo considerato “lupo rapace tra le pecore mentre, confrontato a Carlo d’Angiò, eri agnello mansueto. Ci doleva che parte delle nostre sostanze passasse nelle tue mani, mentre ora tutti i nostri beni e, quel che è peggio, le nostre persone sono preda degli stranieri”. Sembra cronaca dei nostri giorni, basta sostituire “stranieri” con “ministri del governo ” e il gioco è fatto!Corradino, pressato dalle richieste, scende in Italia nel 1267, passa per Verona, tocca Pavia, la bassa piemontese e a Vado Ligure s’imbarca per Pisa, sbarca e attraversa la Toscana, il viterbese e giunge a Roma. Qui si ferma, spoglia un po’ di chiese, saccheggia il tesoro di S. Pietro per rimpinguare le esauste casse, lascia Roma e attraverso l’Abruzzo tenta di raggiungere le sue terre pugliesi.

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