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martedì 24 aprile 2012
“PEZZA PETROSA”: L’ANTICA CITTÀ SENZA NOME TRA GROTTAGLIE E VILLA CASTELLI
di Rosario Quaranta
La Rudia Tarentina, segnata nei pressi di Grottaglie, in una carta dell’Ortelio del 1601.
“Lungo la
strada che da Villa Castelli porta a Grottaglie in contrada “Pezza Petrosa”
riposa, ancora chiusa nel mistero archeologico, una vasta e ricca zona di
ruderi che, per alcuni studiosi sarebbero i resti di RUDIA TARANTINA, patria
del poeta latino Quinto Ennio. La zona, disseminata di ruderi, tombe e di
frammenti ceramici, con resti di mura ciclopiche e di una platea di un tempio
greco, merita d’essere esplorata da sistematici scavi archeologici”.
Il Parco Archeologico di Pezza Petrosa (particolare)
Così scriveva nel 1938 lo storico
grottagliese Ciro Cafforio in “Preistoria di Rudia Tarentina”, un saggio che,
auspicando studi scientifici e una vera e propria campagna archeologica,
riaffermava la validità di un’antica ipotesi rilanciata nel Seicento dal grande
poeta e letterato Giuseppe Battista, il quale, con varie argomentazioni di
carattere storico-geografico e letterario, non esitava ad ribadire nel
territorio di Grottaglie la presenza della cosiddetta “Rudia tarentina” in cui
Ennio ebbe i natali (Qual
sia stata la Patria d’Ennio, in M. Giustiniani, Lettere
memorabili, Roma, 1667, vol. I, pp. 39-50).
Forse non immaginava il buon poeta grottagliese che
la sua appassionata rivendicazione avrebbe rinfocolato una vera e propria
“querelle” con un incredibile
fiorire di studi di stampo campanilistico volti a ipotizzare o dimostrare dove
realmente “Pater Ennius” fosse
nato. Un problema che si è agitato per secoli con una schiera di studiosi su
posizioni contrapposte e sul quale è intervenuto recentemente anche Silvano
Trevisani nel convegno che
Grottaglie (in occasione deò IV centenario della nascita) ha dedicato appunto a
Giuseppe Battista, con un saggio eloquente: Il
fascino di una vexata quaestio: “Della patria di Quinto Ennio. “Lungo la
strada che da Villa Castelli porta a Grottaglie in contrada “Pezza Petrosa”
riposa, ancora chiusa nel mistero archeologico, una vasta e ricca zona di
ruderi che, per alcuni studiosi sarebbero i resti di RUDIA TARANTINA, patria
del poeta latino Quinto Ennio. La zona, disseminata di ruderi, tombe e di
frammenti ceramici, con resti di mura ciclopiche e di una platea di un tempio
greco, merita d’essere esplorata da sistematici scavi archeologici”.
A sinistra: Quinto Ennio. A destra: La Rudia Tarentina, presso Grottaglie, in una carta del Cluverio dei primi anni del Seicento
Così scriveva nel 1938 lo storico
grottagliese Ciro Cafforio in “Preistoria di Rudia Tarentina”, un saggio che,
auspicando studi scientifici e una vera e propria campagna archeologica,
riaffermava la validità di un’antica ipotesi rilanciata nel Seicento dal grande
poeta e letterato Giuseppe Battista, il quale, con varie argomentazioni di
carattere storico-geografico e letterario, non esitava ad ribadire nel
territorio di Grottaglie la presenza della cosiddetta “Rudia tarentina” in cui
Ennio ebbe i natali (Qual
sia stata la Patria d’Ennio, in M. Giustiniani, Lettere
memorabili, Roma, 1667, vol. I, pp. 39-50).
Forse non immaginava il buon poeta grottagliese che
la sua appassionata rivendicazione avrebbe rinfocolato una vera e propria
“querelle” con un incredibile
fiorire di studi di stampo campanilistico volti a ipotizzare o dimostrare dove
realmente “Pater Ennius” fosse
nato. Un problema che si è agitato per secoli con una schiera di studiosi su
posizioni contrapposte e sul quale è intervenuto recentemente anche Silvano
Trevisani nel convegno che
Grottaglie (in occasione deò IV centenario della nascita) ha dedicato appunto a
Giuseppe Battista, con un saggio eloquente: Il
fascino di una vexata quaestio: “Della patria di Quinto Ennio.
A riprendere l’argomento
è ora Pietro Scialpi, studioso di
Villa Castelli, ma residente a Bari, dove
ha insegnato per molti anni religione e dove prende parte attiva
all’interno del locale “Archeo Club”. Il professore Scialpi, autore di numerose
pubblicazioni attinenti alla storia e alle tradizioni popolari incentrati
prevalentemente sul suo territorio di origine, non nasconde la sua propensione verso
l’ipotesi di Cafforio e, quindi, canterebbe volentieri con Giuseppe Battista:
Ennio qui nacque e
queste pietre alpine
de’ suoi vagiti udiro
un tempo i suoni.
Io quasi m’inchinassi
a Regii troni
Adoro l’antichissime
ruine
Questa posizione venne abbracciata con convinzione e con
polemica determinazione contro il focoso abate De Angelis, propugnatore acceso
della Rudia Leccese (1701), da un
altro grande salentino del Settecento che sull’argomento scrisse una dotta e
lunghissima dissertazione, ossia: “Giudizio di Giovanni Bernardino Tafuri della
Città di Nardò, intorno alla Dissertazione della Patria di Ennio, del Signor
Abate Domenico De Angelis”
(1729) .
Il Tafuri, dopo aver passato in rassegna la sterminata serie
di autori, sentenzia al termine del suoeruditissimo ragionamento: “Certamente
li migliori scrittori, e i più antichi, a’ quali più che a qualsivoglia altro
creder devesi, sono dalla parte di Taranto. Ragionevolissimamente dunque senza
veruna ripugnanza asserir devesi esser Ennio nato nella Rudia vicino alle
Grottaglie, territorio di Taranto, e non a quella vicino alla città di Lecce”.
Il Parco Archeologico di
Pezza Petrosa tra Villa Castelli e Grottaglie
La posizione del Tafuri,
è stata sostenuta sul finire dell’800 dal grande storico e filologo Enrico
Cocchia per il quale le rivendicazioni di tanti altri centri e della stessa
Rudia Leccese (nonostante il parere favorevole del Mommsen) non possono “darci autorità a
spostare dalle vicinanze di Taranto quella terra, che ci pare con sufficiente
certezza d'aver dimostrato dovesse essere la patria di Ennio”. Questa
posizione fissata in una soda
dissertazione (“Dove nacque
Ennio?”, in Rivista di Filologia e e d’Istruzione Classica, anno XIII,
Loescher, Torino, 1885, pp. 31-47), non viene neppur citata dal Cafforio che,
per diversa via, ipotizza la Rudia tarentina nelle vicinanze di Grottaglie e
propriamente a Pezza Petrosa.
È perciò una tradizione che non si è del tutto interrotta (più
recentemente è stata ripresa da Giuseppe Petraroli, da Ettore Paratore e da
altri), anche se a causa delle scarse testimonianze di tipo archeologico, sembra
aver ceduto il passo a quella del De Angelis, confortata dall’evidente attestazione
archeologica della città di Rugge nei
pressi di Lecce.
Insomma non si tratta di mettere in dubbio l’esistenza di Rudiae nei pressi di Lecce, ma se Ennio
è nato davvero in quel luogo o non piuttosto in quella Rudia Tarentina attestata per antichissima tradizione che per
alcuni (segnatamente il Cocchia)
deve essere considerata la patria di Ennio. Il sito archeologico di
Pezza Petrosa, magari al termine di
una futura, più vasta campagna di scavo in una zona ben più ampia di quella
portata avanti in questi annipotrebbe
confermare il giudizio del Cocchia
e l’ipotesi del Cafforio. Per ora gli scavi hanno restituito la certezza di un
sito archeologico ancora da scoprire nella sua reale estensione e la presenza
greca in una linea di confine con la Messapia.
La questione è riaperta da Pietro Scialpi nel secondo
capitolo del suo libro (“la Città fantasma”) dove tratta appunto della
questione della patria di Ennio e ne ricorda in una scheda le varie (e talora
fantasiose) rivendicazioni. “A differenza di alcuni sprovveduti – scrive egli -
che collocano Rudiae sul Gargano o presso le città di Ruvo, Rutigliano, Matera,
tutti gli storici collocano Rudiae nella Messapia. Alcuni precisano la
località: Monteroni (Lecce) - T. Mommsen; Ostuni - T. Tamborrino; Monte
Giannecchia (Cisternino) - Q. Punzi; Monte Ulmo, San Pietro (Ceglie Messapica)
- P. Magno; Masseria Guardiola (Francavilla Fontana) - F. Ribezzo; Pezza
Petrosa (Villa Castelli) - C. Cafforio”.
Reperti della necropoli di Pezza Petrosa conservati nel museo civico di Villa Castelli.
Ovviamente, con Villa Castelli si intende Grottaglie,
perché, riprendendo ancora il Cafforio, Scialpi riporta: “nel pianoro di Pezza
Petrosa, una volta feudo di Francavilla, oggi in territorio di Villa Castelli,
sorgeva anticamente Rudia Tarentina che dette i natali allo storico poeta
Quinto Ennio (…) In questo luogo selvatico
ma profumato dalle spontanee piante aromatiche, vennero a rifugiarsi nell’alto
Medioevo poveri fuggiaschi. Da quale città provenivano? Dalla antichissima città
di Rudia, incendiata e rasa al suolo dagli eserciti dei Goti e dei Bizantini
(…). Nella seconda metà del X secolo questi abitanti, insieme a quelli delle
vicine grotte, diedero origine all’odierna Grottaglie”.
Cartina posta dal Cocchia a conclusione del suo studio sulla patria di Ennio localizzata senza esitazione alcuna nei pressi di Grottaglie (1885)
E Scialpi conclude con un appello: “Sia questo scritto
occasione perché le due Amministrazioni Comunali sorelle, quella di Grottaglie
e quella di Villa Castelli, ritrovino il desiderio di camminare insieme nelle
ulteriori scoperte, valorizzazione e fruizione della patria comune - Rudiae –
nell’odierna Pezza Petrosa”.
“Il che tutto –
scriveva il saggio Battista – sia detto per amor della verità e non per desiderio di contesa (…). Perché
alla fine la gloria di Ennio non è tanto corta che non si distenda per tutte le
province d’Italia, non che per una sola”!
…e se davvero aleggiasse lo spirito di Ennio sulle rovine di
questa città senza nome?
Schede:
Il Parco archeologico di Pezza Petrosa: È sito nel territorio comunale di Villa Castelli, lungo la
strada provinciale per Grottaglie, in contrada “Pezza Le Monache”. L’area –
come si può leggere nelle didascalie dei vari pannelli apposti a cura della
Soprintendenza nel Parco Archeologico -
è nota sin dai primi
decenni del ‘900 grazie agli scritti dello studioso grottagliese Ciro
Cafforio. Secondo la Soprintendenza Archeologica (che si basa esclusivamente
sui dati scientifici rilevati nei recenti scavi del 1989-90), nessun
riscontro archeologico sarebbe stato trovato per l’identificazione proposta dal Cafforio di Pezza Petrosa
con “Rudiae”, patria di Quinto Ennio. Il sito archeologico sarebbe pertinente
ad un insediamento fortificato (“phourion”) posto sui primi rilievi delle
Murge a difesa dei confini del territorio della colonia greca di Taranto. Lo
scavo archeologico ha posto in luce un settore di necropoli utilizzato fra la
fine del V e il III secolo a.C., ed un tratto della cinta muraria
dell’insediamento, conservato a livello di fondazione per una lunghezza di m.
11,30.
La necropoli: Il
settore di necropoli indagato sarebbe esterno alla cinta muraria. Sono state
portate alla luce 33 sepolture, delle quali 27 a fossa ricavata nel banco
geologico e rivestita da lastroni, 5 a fossa terragna. La copertura delle
fosse è per lo più costituita da due lastroni di pietra. I corredi funerari
rinvenuti documentano un uso dell'area sepolcrale fra la fine del V e il HI
secolo a.C. e la loro composizione mostra un'ideologia funeraria tipicamente
greca, senza alcun elemento indigeno. II nucleo più consistente di sepolture
si inquadra fra la seconda metà del IV e il IN secolo a.C. e nei corredi le
classi ceramiche più rappresentate sono la ceramica sovraddipinta nello stile
di Gnathia e quella a vernice nera.
Il Museo archeologico: Sistemato
in antichi ambienti terranei del palazzo municipale, accoglie molti reperti ritrovati nelle fosse del
sito archeologico e riferiti a tipologie diverse: Lekythos a vernice nera, a
decorazione lineare e a reticolo su fondo; Boccale monoansato a vernice
nera; Skyphos a vernice nera;
Pelike di tipo Gnathia; Olpe a
decorazione lineare; Fibula in
bronzo e in ferro; Bambola in
terracotta; terracotte figurate; Oinochoe a figure rosse, a vernice nera e di
tipo Gnathia; Tazze biansate a vernice nera e di tipo Gnathia; Anelli
digitali in bronzo, in ferro e in argento; Orecchini in bronzo; Specchi in
bronzo; Unguentari, Strigili e cesoie in ferro; Sigilli in terracotta; Vaso
miniaturistico acromo; Lucerna a vernice nera…
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"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero". Pierpaolo Pasolini scrittore ammazzato nel novembre del 1975
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“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
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