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domenica 15 aprile 2012

Il pudore,questo sconosciuto!


Un giorno, passeggiando per le vie di Grottaglie, ho intravisto un signore che ha avuto qualche”guaio” con la giustizia: aria tranquilla e guascone,atteggiamento narcisistico e sicuro, petto in fuori e faccia al sole,sguardo fisso e sicuro. Poichè  su questo signore non  ci sono stati dubbi circa la sua colpevolezza (per sua ammissione medesima) ed è stato anche arrestato e condannato, mi sono chiesto: "ma se fosse successo a me, sarei uscito piu’ di casa?" Non credo proprio, o, almeno, avrei aspettato alcuni anni prima di farlo. Diciamo che mi "sarei vergognato” di quanto commesso, avrei avuto…pudore”. Questa la mia risposta!
Allora il problema è:  io che la penso cosi, sono un normale o un anormale?
Ecco che viene fuori il pudore: dal latino PUDERE = sentire vergogna.
Il sentimento del pudore permette alla persona di sentirsi un individuo , ne salvaguardia l’identità, l’unicità, gli dà la consapevolezza dei propri limiti. Alimentare una cultura che disprezzi o derida il pudore, indurre le persone a spogliarsi, degli abiti, dei sentimenti, delle emozioni e a metterli in piazza, instillando pian piano l’idea che ciò sia normale e giusto, significa spogliarle della propria identità, renderle vulnerabili e indifese. Non per nulla se si vuole annientare psicologicamente una persona, toglierle dignità e volontà, la prima cosa che si fa la si denuda (vedi lager nazisti o più recenti immagini di prigionieri in Iraq). Una volta radicato questo atteggiamento falsamente libertario le persone tendono a perdere la consapevolezza della propria unicità di persona e la capacità di difenderla.La progressiva perdita del senso del pudore conduce gli uomini alla massificazione e alla perdita dell’individualità rendendoli facilmente assoggettabili e manovrabili.A questa teoria, che io condivido, vorrei aggiungere una riflessione più generale sempre sul pudore. Quando ero ragazzo le parole avevano un grande significato (significante). Era molto difficile, per esempio, dire “ti amo”. Il peso , il contenuto di questa frase era talmente grande che non voleva uscire dalla bocca. Io ho impiegato qualche anno per riuscire a dirla a colei che la suscitava ed ancora fatico. E’ una forma di pudore che impedisce di svilire le cose di vero valore con parole al vento. Non credo che sia un caso che il secondo comandamento sia “ Non nominare il nome di Dio invano”. Qualsiasi cosa preziosa perde valore se usata con leggerezza. Voglio arrivare, anche se in maniera un po’ sconclusionata, a sollecitare una riflessione sull’importanza, o meno, di sentire vergogna, di avere pudore per non svendere se stessi e i propri sentimenti,per non svuotare di significato i gesti e le parole.Le persone, i gesti, le parole sono, in sé, solo corpi, solo gesti, solo parole, per questo hanno solo il valore che noi diamo loro.Gli animali non ce l'hanno. E tra gli umani è a rischio di estinzione. Stordito dalla moda, sfiancato dalla pubblicità, tramortito dalla televisione, che fine ha fatto il senso del pudore?
Che fosse un sentimento ecologico, che si ricicla e assume forme sempre nuove, lo sapevamo. Ma l'impressione, oggi, è che il pudore stia svaporando,svanendo.
Vittima di un jet-set sempre in vetrina. Sacrificato da una moda che occhieggia al pornoshop e scende in strada sempre più nuda.
Bandito da una tv che impone a ognuno 2.500 scene erotiche all'anno, secondo la minuziosa conta riportata in Parlamento da Davide Caparini della Lega Nord, ma non c’e’ bisogno di un deputato per accorgersene.
«Il senso del pudore non si trova fra gli animali, e nasce, nella specie umana, dall'orrore per l'incesto: come meccanismo per impedire rapporti sessuali con consanguinei», osserva l'etologo Danilo Mainardi: «Si tratta di una sovrastruttura di carattere culturale. Ma è una di quelle funzioni presenti dappertutto, che resiste alle trasformazioni, necessaria perciò alla sopravvivenza.
In Oriente è un sentimento molto vivo, perché è un dettato delle regole religiose. Da noi sta vivendo una nuova evoluzione, meno legata alla riproduzione (visto che ci riproduciamo meno), ma con una funzione sociale e sentimentale».
I segnali che il pudore stia cambiando pelle ci sono già? «Oggi c'è pudore nel linguaggio», nota la scrittrice Susanna Schimperna: «Chi anche nel linguaggio cerca originalità suscita sospetto. C'è anche pudore nei sentimenti: ci si vergogna di apparire fragili, innamorati o delusi. E c'è poi un pudore fisico verso tutto ciò che richiama la nostra animalità?
Apparentemente ci spogliamo con sempre maggior naturalezza, ma il corpo che mostriamo è artefatto, depilato, deodorato. È come se la spudoratezza fosse limitata alla sfera visiva: libertà è guardare e apparire. Il pudore copre, ancora, tutti gli altri sensi». 

E le lotte per la liberazione del corpo? Le battaglie femministe? «Niente a che vedere con l'esibizionismo attuale», risponde la scrittrice Lea Melandri: «La "spudoratezza" di allora consisteva nel mettere la sessualità al centro della politica e della cultura: il corpo era il cuore della civiltà.
Il voyeurismo era combattuto perché coincideva col modo in cui l'uomo guardava le donne. Anche quando si diceva "riappropriamoci del nostro corpo", si intendeva dire "recuperiamo la nostra interiorità, per non essere più considerate oggetti".
Oggi la spudoratezza è usare la maternità e la seduzione come strumenti di potere. Ma è illusorio: il corpo come merce ha sempre impedito alle donne di realizzarsi. Io sono impressionata da tante veline e cubiste. Allevate, per di più, da un'organizzazione tutta maschile».
«Certo è che quando abbiamo fatto vestire le nostre ragazze da calciatrici lo share è salito», scherza la conduttrice di "Quelli che il calcio", Simona Ventura: «Io non ho mai fatto un calendario, anche per pudore. Ma soprattutto perché non sarebbe piaciuto al mio pubblico. Mi rendo conto, però, che specie all'inizio della carriera la scollatura aiuta. Ma vale il tempo di un'apparizione, perché la televisione si fa con le idee. Non colpevolizziamola, perciò. Magari ragioniamo sul fatto che siamo tutti appiattiti sull'Auditel, che ci sono professionisti col compito di studiare i gusti del pubblico e di fare le scelte migliori».
Il risultato, comunque, è che abbiamo una televisione fra le più scosciate del mondo.
«A guardare quella inglese sembra di spiare un altro pianeta», taglia corto la critica televisiva del "Manifesto" Norma Rangeri. La colpa? Dei "leoni pantofolai", come li chiama lei: «Cioè quelli che stanno dietro i palinsesti e che instaurano un rapporto d'amorosi sensi con l'immaginario degli altri pantofolai-spettatori.
La televisione ha dato un contributo notevole all'erosione del pudore, perché è la bibbia del modo di essere. E le donne in tv sono svestite, o vestite molto male. Basta vedere la matura Mara Venier con le cosce e le poppe al vento! In più, queste bambolone di plastica che affollano la televisione, bioniche, siliconate, senza la modulazione che esiste nella vita reale, sono il frutto di un immaginario datato. Purtroppo vanno di moda, attraggono spettatori!
Ma pensiamo anche a quanti confini si sono persi con la tv del dolore; a come è stata trattata la vicenda di Cogne,o di quella di Avetrana e, come, si continua ancora,triturando e macinando ogni sentimento e ogni interiorita’.
O a quelle trasmissioni, in prima serata, con bambini che cercano di far ridere, con le telecamere che inquadrano i genitori, più divertiti di tutti. Per fortuna, il paese reale è sempre migliore di quello rappresentato».E’ cosi? Lo spero ma comincio ad avere qualche dubbio.
Concludo: Sentimento o virtù, passione o concetto, il pudore sembra ormai messo al bando dagli usi e costumi di una società in cui bisogna esibire e vedere tutto. Eppure, qualcosa di segreto resiste ancora in ognuno di noi. Può essere semplicemente un difetto, un'imperfezione, o addirittura una colpa, ma il nostro ritrarci come la testuggine nel guscio indica il nascere e il prendere forma di quell'autonomia personale che ha a che fare con il nostro intenderci come esseri unici e irripetibili.
Posto una bellissima frase in merito di S.Agostino:” Quando violate le leggi del pudore fate a Dio una grande ingiuria. Se qualcuno coprisse di fango il vostro ritratto o lo lordasse in qualsiasi altro modo, non lo considerereste voi come un'ingiuria? Ebbene, la vostra anima è un'immagine di Dio; e voi credete che non sia fare ingiuria a Dio, lordandola coll'impurità? .

Nb. Letto sui giornali nei scorsi giorni:” un adolescente vende il proprio rene in Cina per acquistare un iPhone e un iPad”. C’entra qualcosa con tutto quanto scritto?



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