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Che ora è ?
domenica 22 aprile 2012
L’Italia per ripartire non ha tanto bisogno di un decreto “Salva Italia”, ma di un decreto “Cresci Italia”
Mercoledì 18 aprile 2012, il professor Francesco Lenoci*, Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha svolto la relazione "Nuovo Merito
Creditizio: sfide e prospettive per le Camere di Commercio".
L'incontro, svoltosi a Lecce, presso il Teatro Paisiello, è stato promosso da Unioncamere e dalla Camera di Commercio di
Lecce, ed inserito nell'ambito degli eventi celebrativi relativi ai 150
anni di storia delle Camere di Commercio d'Italia. Ecco cosa ha detto nella sua relazione dal titolo
Sviluppo del Mezzogiorno: 36 stimoli dal Salento
150 anni di Storia delle Camere di
Commercio d’Italia, tra cui la Camera di Commercio di Lecce, a sostegno delle
imprese . . . .
36 Imprese ultra-centenarie della
provincia di Lecce, tra cui una Banca, iscritte nel Registro Nazionale delle Imprese Storiche di
Unioncamere . . . .
Cosa posso, preliminarmente,
aggiungere io a quanto già detto dal Presidente della Camera di Commercio di
Lecce Alfredo Prete e dal Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello,
che mi hanno preceduto sul
palcoscenico dello stupendo Teatro Paisiello, che illumina l’incantevole via
Giuseppe Palmieri di Lecce?
Posso citare una meravigliosa frase
di un grande musicista e compositore d’orchestra, Gustav Mahler: “Tradizione
non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco”.
Fuoco . . . .L’Italia per ripartire
non ha tanto bisogno di un decreto “Salva Italia”, ma di un decreto “Cresci
Italia”.
Il nostro Paese ha, soprattutto,
bisogno di ravvivare quel fuoco.
Ha, soprattutto, bisogno di
riprendere a sognare e di realizzare quei sogni.
L’ho scritto tante volte nei giorni
scorsi sulle bacheche di Facebook con
riguardo a questo Evento, lo ribadisco oggi 18 aprile 2012 da Lecce:
“Se non si sogna. . . . non si
progetta.
E se non si progetta. . . .non si
realizza”.
Sognare, progettare, realizzare . . .
.è la conditio sine qua non per
uscire dalla crisi.
La crisi. .
. .La crisi che stiamo vivendo (rectius: subendo):
è una
crisi che, anche se ha preso le
mosse dal sistema finanziario, non è solo finanziaria;
è una crisi
che, anche se sta manifestando i suoi effetti più preoccupanti nell’ambito
economico, non è solo economica;
è una crisi
anche etica, sociale e culturale.
Per rendere
conto di ciò, mi basta citare il recente libro del Professor Paolo Savona: “Eresie,
esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi. Il caso Italia”.
Non solo
finanza ed economia, quindi, ma anche quella che, con un garbato eufemismo e
molta amarezza, definisco “Cultura
tossica”.
Un primo
punto fermo. L’Italia è inserita
nell’area dell’euro.
Un’area,
purtroppo, che:
è affetta
da grave miopia;
ha serie
difficoltà di crescita (nel quarto trimestre 2011 il PIL dell’area dell’euro si
è contratto dello 0,3% rispetto al precedente trimestre. E il nostro? . . . . Nel
quarto trimestre 2011 il PIL dell’Italia si è contratto dello 0,7% rispetto al
precedente trimestre);
è dilaniata
da liti del tutto marginali e, sovente, da insulti tra le contrapposte fazioni che, non avendo
ancora capito di trovarsi sullo stesso treno, si accapigliano . . . . per un
posto in prima classe.
Povero
Vecchio Continente!
L’analisi
annuale sulla crescita per il 2012 della Commissione europea individua cinque
priorità:
1)lottare contro la disoccupazione e le conseguenze
sociali della crisi;
2)ripristinare la normale erogazione di prestiti
all’economia;
3)portare avanti un risanamento di bilancio
differenziato e favorevole alla crescita;
4)promuovere la crescita e la competitività
nell’immediato e per il futuro;
5)modernizzare la pubblica amministrazione e correggere
il malfunzionamento della giustizia civile.
È un dato
di fatto, come ripetutamente segnalato dalle Agenzie di rating nelle ultime ore, che non ci si sta impegnando abbastanza
per dare sostanza alle citate cinque priorità.
Un secondo
punto fermo. Il divario tra il Nord e il Sud del Paese
è ancora un problema irrisolto. Povera Italia!
Sabato 17
marzo 2012 mi sono recato al Palazzo di Giustizia di Milano. In una sala enorme
c’era uno spazio dedicato alla mostra “150 Anni di Sussidiarietà”. Lo slogan della mostra era bellissimo: “Le
forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo”.
Su un cartello
c’era un pensiero, che mi ha molto amareggiato, perché testimonia inter alia che l’Unità è un ideale da
consolidare, piuttosto che un pilastro ultra-solido.
Il pensiero
è del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ve lo leggo:
“Non lasciamoci
paralizzare dall’orrore della retorica: per evitarla è sufficiente affidarsi alla
luminosa evidenza dei fatti.
Nella
nostra storia e nella nostra visione, la parola unità si sposa con altre: pluralità,
diversità, solidarietà, sussidiarietà.
Reggeremo
alle prove che ci attendono, come abbiamo fatto in momenti cruciali del
passato, perché disponiamo anche oggi di grandi riserve di risorse umane e
morali.
Convinciamoci
tutti, nel profondo, che questa è ormai la condizione della salvezza
comune, del comune progresso”.
E
poniamoci la domanda delle
domande: ce la può fare l’Italia a tornare a crescere stabilmente senza il
Mezzogiorno, vale a dire “senza una ruota”, come titolano tanti giornali e riviste?
Riformuliamo
la domanda delle domande: si può pensare di affrontare efficacemente le sfide
della globalizzazione con metà del territorio nazionale e un terzo della
popolazione che non tiene il passo?
E con il
riproporsi di una “questione settentrionale”?
Se le
misure tentate in passato non hanno funzionato, ci si deve silenziosamente
rassegnare e attendere o bisogna, invece, ragionare su nuove strade e provare a sperimentarle con
determinazione?
Un Paese
con squilibri territoriali forti, come la Germania, negli ultimi anni ha fatto
progressi significativi combinando risorse locali e nazionali e, soprattutto,
coordinando efficacemente governo centrale e governi locali.
Possiamo
credere che un grande Paese come l’Italia riesca veramente a consolidare il suo
sviluppo economico e sociale senza venire a capo, dopo decenni, del problema
del Sud?
Conclusione. Occorre
darsi una mossa.
A mio
avviso, a seguito della crisi finanziaria e economica viviamo in un’epoca in
cui si è avverato ciò che un timido ed eccentrico docente di matematica pura
aveva previsto nel 1896, nel libro “Attraverso lo specchio”. In precedenza
aveva scritto “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Il suo nome è Lewis Carroll.
“Nel Regno
della Regina Rossa per mantenere il proprio posto, occorreva . . . . come
adesso . . . . correre a più non posso; per andare da qualche altra parte,
occorreva . . . . come adesso . . . . correre almeno il doppio”.
Purtroppo, la cruda realtà è che “Per andare da qualche altra parte, per
avanzare, . . . . se fai impresa al Sud . . . .non basta correre almeno il doppio,
ma occorre correre almeno il triplo”.
Come ne veniamo fuori da un mondo in
cui gli antichi valori sono andati giù, in cui il mare ha inghiottito le boe,
sicure e galleggianti, cui attraccavamo le imbarcazioni in pericolo?
Secondo don Tonino Bello non basta
più enunciare la Speranza: occorre organizzarla. Sottoscrivo, sottoscrivo. . ..
sottoscrivo, indicando nei giovani capaci di dar vita ad attività
imprenditoriali la punta più avanzata di organizzatori della Speranza.
Ma, come Alice, hanno bisogno di
qualcuno che li incoraggi, li stimoli ad essere protagonisti del loro
futuro e del loro sviluppo,
organizzando la Speranza per sé e per gli altri. Hanno bisogno di una Regina
Rossa.
Ebbene, non riesco a vedere chi possa
interpretare meglio tale ruolo delle Imprese Storiche.
Vi affido un compito.
In questi tempi avari di futuro, continuate ad offrire
stimoli ai giovani, siate ancor più di prima (e la Vostra è una Storia
ultra-centenaria) esempi concreti di imprenditori che sanno, sanno fare e sanno
far sapere in settori strategici per il presente e il futuro del nostro Paese.
Così facendo, si accorgeranno in
tanti che su questa nostra povera terra il rosso di sera non si è ancora
scolorito.
Elenco (denominazione, luogo e anno da cui fanno impresa) delle 36
Imprese ultra-centenarie della provincia di Lecce, iscritte nel Registro
Nazionale delle Imprese Storiche di Unioncamere.
AGRICOLA S.r.l. (Leverano, 1500);
APOLLONIO
CASA VINICOLA S.r.l. (Monteroni
di Lecce, 1870);
ARMAFER S.r.l. DEL DR. MICHELE MORELLI (Lecce,
1903);
ARREDAMENTI
PLANTERA S.a.s. DI BAGLIVO
ANTONELLA & C. (Casarano, 1880);
AZIENDA
AGRARIA DUCA CARLO GUARINI S.S. AGRICOLA (Scorrano, 1065);
AZIENDA
AGRICOLA DE PASCALIS MARIA LUISA (Castrì, 1742);
AZIENDA
AGRICOLA PADULANO DI PRESICCE FRANCESCO & C. S.a.s. (Corigliano d’Otranto,
1889);
BANCA
POPOLARE PUGLIESE (Parabita, 1888);
CLEMENTE
CANDIDO & FIGLI S.r.l. (Maglie, 1859);
COLOPI
VITO ANTONIO S.r.l. (Galatone, 1899);
DANIELI
S.r.l. (Lecce, 1911);
DITTA
RAFFAELE DE GIORGI & FIGLI DI SALVATORE DE GIORGI (Maglie, 1880);
DITTA
RAG. FRANCESCO DE FILIPPI (Lecce, 1909);
EDITRICE
SALENTINA S.r.l. (Galatina, 1868);
FRATELLI
COLÌ S.r.l. (Cutrofiano, 1650);
F.LLI
GRECO DI SALVATORE, GIOVANNI & ANTONIO GRECO S.n.c. (Lecce, 1889);
F.LLI
PARISI S.n.c. DI ROCCO E TORQUATO
(Taurisano, 1876);
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Questo Blog ha subito una trasformazione, in questo spazio ci si occuperà solo di Spettacolo, Cultura, Sport e Tempo libero. Ho deciso di aprirlo agli operatori culturali e sportivi che con una mail di richiesta possono diventare collaboratori autonomi e quindi inserire liberamente prose, poesie, ma anche report di manifestazioni che riguardano il nostro territorio, oppure annunci di eventi o racconti dove la nostra gente è stata protagonista. Scrivete quindi a lillidamicis@libero.it, vi aspetto!!!
"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero". Pierpaolo Pasolini scrittore ammazzato nel novembre del 1975
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EINSTEIN DICEVA SPESSO
“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
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