I venditori di collane portavano tra le mani perle rosse. La donna dalla rosa bianca si chiamava Isamael.
Il Cercatore di Conchiglie portava un nome spagnolo e
armeno: Garciariantian. Era stato a Istanbul e da lì un lungo camminare lo
aveva condotto in Cappadocia. Tra i riccioli i petali della rosa.
Garciariantian portava con sé la Croce e l'Armenia.
Il loro spazio fu un incontro.
La donna disse ancora al Cercatore: "Io non ho mai navigato i mari. I mari hanno navigato la mia anima".
Il cercatore raccolse un filo di conchiglie e legò i due estremi intorno al collo della donna e così parlò: "Se dovessi avere paura, un giorno potrà accadere perché tutto accadere potrà nell'imprevedibile del mistero, non temere. Ascolta una delle conchiglie che ti scendono sul petto e lascia che sia l'eco a parlare. Sono tredici le conchiglie. Come le lune. Offriti alla pazienza e il Sole ti legherà alle stelle e se ciò non dovesse bastare affidati al silenzio. Nelle notti ti farà compagnia la solitudine".
Il Cercatore di Conchiglie ora abita l'eco.
C'è sempre una foglia d'erba tra la pausa di un segreto e il vento tra i rovi che raccoglie il mistero.
Il Cercatore di Conchiglie una volta, forse una volta, scrisse sulla sabbia: “NON TEMERE. SE CI SARÀ LA PAZIENZA LE VIE TI VERRANNO INCONTRO”
La donna araba, in silenzio, raccolse la sabbia e la custodì in una mano. Poi guardò una pietra incisa nel deserto degli sguardi e si incamminò, per poco o per lungo tempo, con le onde tra i passi… In silenzio…


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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis