Nell’Inferno,nel
canto III (versi 58/60),Dante nota tra le anime degli ignavi
"colui che per viltade fece il gran rifiuto", ma non lo nomina:
questa persona potrebbe essere identificata come Celestino V, Esaù, Ponzio
Pilato o anche un personaggio puramente simbolico. Ad oggi quasi tutti i
critici sono concordi nel ritenere che si tratti proprio di Papa Celestino V: se
così fosse Dante mette un Santo tra i dannati(anche se la composizione della
Divina Commedia e’ precedente alla proclamazione della sua
santita’)
, uno dei papi più
controversi della storia.
Come dice Monsignor Giovanni D’Ercole, “un Santo può essere
un mito quando è l’unico grande Papa dimessosi dal Soglio di Pietro”? E può
essere un mito se Dante lo colloca all’inferno per un gran rifiuto dettato,
forse, da viltà? Possibile che il sommo
poeta si riferisse proprio a Celestino V? Tutti quesiti che attendono una certa
risposta dagli storici.
Ma chi
era Celestino V e perché Dante l’avrebbe messo all’inferno? I due volti della
viltà: da Dante a Ignazio Silone la storia di un pavido,o un debole o un timido
che fu anche un grande papa!...Forse
esistono due tipi di vilta’: quella dei
pusillanimi, che, pur di salvarsi, danneggiano chiunque capiti loro a tiro, e
quella dei coraggiosi che abbandonano la lotta, quando capiscono che è una
lotta impari
ed immorale e che il loro
animo è puro in un mondo di incompetenti e di belve. Forse un pusillanime che
ha aperto la via al potere assoluto di Bonifacio VIII o un povero cristiano,
incapace di tollerare l’idea di una Chiesa come istituzione dogmatica e
temporale ed avulsa dai problemi della gente?Ma non credete che i confini tra
vilta’ e coraggio siano molto labili ed, alcune volte, coincidenti tra loro?
Pietro da Morrone,che assunse come Papa il nome di Celestino V, nacque ad Isernia, in Abruzzo, l'anno del Signore 1215,
da virtuosi e caritatevoli genitori. E' una figura emblematica del secolo di
grandi santi, ma anche di profonde lacerazioni nel tessuto della Chiesa e nelle
lotte tra Papato ed Impero. Fu Papa per pochi mesi soltanto. Aveva già quasi
settant'anni quando fu strappato dalla solitudine della vita monastica e fu
spinto ad accettare il pesante incarico di capo della Chiesa; la Santa Sede era
vacante da 27 mesi: egli dovette accettare. Ma qualche mese più tardi rinunciò
volontariamente al governo della Chiesa. Passò al gaudio sempiterno l'anno
1296, Clemente VI lo proclamò santo nel 1313. Figlio di San Benedetto, di cui
praticò le lezioni di umiltà, Celestino aveva visto affluire nel suo
eremitaggio numerosi discepoli attratti dalla santità della sua vita. Di qui
l'origine di un ramo dell'Ordine benedettino che portava il suo nome: “ i
Celestini”, soppressi al tempo della Rivoluzione francese. Il fatto rimasto
alla storia non è tanto la sua elezione quanto la celebre rinuncia al papato
avvenuta dopo soli cinque mesi e precisamente il 13 dicembre 1294.
La fama di Celestino, tuttavia, non morì e nel maggio del 1313, fra'
Pietro venne elevato agli onori degli altari col nome di San Pietro del Morrone,
con solenne cerimonia nella cattedrale di Avignone e alla presenza di Clemente
V. Il festeggiamento avviene il 12 giugno, ma i pellegrini si recano
negli eremi della regione anche il 19 maggio, giorno della sua
morte. L'ordine
dei Celestini fu istituito nel 1274 da Gregorio X (prima quindi
della sua elezione) e arrivò a contare 96 monasteri italiani e 21 francesi.
L'ordine scomparve in Francia nel 1789 e in Italia nel 1807.La vicenda della
sua tribolata elezione ha ispirato l'opera di Ignazio Silone "La storia di
un povero cristiano", un dramma teatrale in cui sono descritte molte delle
vicende che hanno interessato questo personaggio.
Leggo da "Storia d'Italia " di I. Montanelli e R. Gervaso, Volume II:
" Alla morte di Niccolò IV erano seguiti due anni e mezzo d'interregno
perchè i Cardinali non erano riusciti a mettersi d'accordo sul successore. E
come spesso capita in questi casi, si era scesi a un compromesso ricorrendo a
una figura scialba che non desse noia a nessuno: un povero fraticello
abruzzese, Pietro da Morrone, vissuto sempre come anacoreta in un eremo.
Quando seppe cosa gli stava capitando, Pietro cercò di sottrarvisi con la fuga.
Ma lo catturarono, lo trascinarono di forza a Napoli, e lo incoronarono col
nome di CELESTINO V. Fra gli intrighi della Curia, il pover uomo si sentì
perso. La notte udiva una voce che gli rombava nell'orecchio: "Io sono
l'angelo (.....) ti comando che tu debbi rinunziare al Papato e ritornà ad
essere romito".
E se quella voce fosse vera, di chi mai era?Forse di Bonifacio VIII?
Così, sei mesi dopo averla assunta, Celestino V depose la tiara e ridiventò
Frate Pietro da Morrone”
I misteri accompagnano Celestino V anche nella tomba. Nel
1630 l’Abate Generale della Congregazione dei Celestini, denuncia l'assassinio
del papa: un’ipotesi, osteggiata dalla Chiesa, che si è fatta strada fino ad
oggi. Anzi, i dubbi si sono accresciuti proprio negli ultimi anni quando la
salma del santo è stata addirittura trafugata. Nel 1988 le spoglie di Celestino
per circa 24 ore furono in balia di sconosciuti che le fecero ritrovare nel
cimitero di Rocca Passa, in provincia di Rieti. Un episodio mai chiarito a cui
ne è seguito un altro altrettanto oscuro. Infatti, le autorità ecclesiastiche,
subito dopo, disposero una ricognizione chimico-tossicologica dei resti e una
tac, anche per chiarire una volta per tutte le circostanze della morte. Di
quegli esami, autorizzati dalle autorità ecclesiastiche, non rimane traccia,
come ha ammesso anche il vescovo
dell’Aquila. Forse perché il diritto canonico vieta ogni esame di questo
genere sui corpi dei Papi?
Si racconta che Celestino sia stato ucciso con un colpo di
“misericordia” - un particolare pugnale con lama a sezione quadrangolare -
come si dedurrebbe dal buco presente nel cranio, precisamente sulla fronte.
Si dà notizia anche, che l’apertura sia stata causata da un colpo d’arma da
fuoco esploso durante le devastazioni operate da soldati napoleonici a L’Aquila
nel 1799. Però entrambe le ricostruzioni non sono verosimili: la prima per
ragioni politiche, la seconda per motivi balistici.Probabilmente il mistero del
foro nel teschio risiede in certe prassi funerarie di natura esoterica
che, qualora davvero compiute, renderebbero la figura di papa Celestino ben più
spirituale ed elevata di quanto abbiano raccontato i cronisti della sua epoca e
gli storici di adesso.La rivalutazione morale della figura di Celestino V da
parte di sua santità Paolo VI è stato l’inizio di un processo di comprensione e
umanizzazione dell’operato di questo Papa tanto contestato .Si è infine capito
che alcune volte è più eroico comportarsi con profonda umiltà ,
riconoscendo i propri limiti piuttosto che perseverare “eroicamente”nella
arroganza dell’errore.
E’ stato scritto:” La
vita di Pietro Celestino è l’elogio del silenzio.
Come nel regno dell’arte la qualità di un’opera si misura dalla intensità del
silenzio e della meraviglia che risveglia in noi, così è della presenza di
Celestino.
Il silenzio materiale è muto, consiste semplicemente nel tacere. La presenza di
Celestino conduce decisamente al silenzio interiore, un silenzio che
diviene Vita, dove risuona la eco delle voci di quei pochi che, nel
deserto quotidiano, hanno molto imparato e hanno parole importanti da
dire. Nel frastuono della odierna babele universale, ognuno è minacciato
dal rischio di non trovare più il senso ultimo delle cose. Quel
silenzio, allora, si propone ancor oggi come cultura: cultura della
interiorità e della profondità. Una cultura fatta di esperienza e accettazione
del proprio vuoto, fatta di apertura al “più in là”, di
aspirazione al “più in alto”.
E’ certamente necessario il silenzio che proclama – con la vita! – che
l’uomo non è soltanto bocca da sfamare, che il mondo non è soltanto un
arsenale di strumenti al servizio degli umani deliri o dei terreni bisogni. Perché il silenzio? Perché in un mondo dove tutto è relativo l’Assoluto esiste!
Ma lo si incontra, diviene punto di riferimento ed esperienza essenziale,
solo nella misura in cui la vita si trascende dal di dentro.
Celestino invita e accompagna nel viaggio più lungo, quello del ritorno a
noi stessi nell’ascolto interiore, dove un misterioso Ospite attende e si
lascia incontrare.
Ma solo da chi ha scelto di divenire silenzio”.
Se l'hanno fatto Papa un motivo valido cisarà.Forse era una brava persona timida.Grazie per questi articoli di cultura.
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