Negli anni 50, se la memoria non mi difetta, la
sede del PCI, quello ultra filosovietico
di Palmiro Togliatti, , a Grottaglie era situata all’inizio di via Umberto I, a
pochi metri da piazza Regina Margherita. In essa, nella stanza d’anticamera,ben
visibile dall’esterno, campeggiava una
grande foto in bianco e nero di
un uomo con gli occhiali e con una folta
capigliatura, simile al crine di un leone. Ogni volta che passavo per quella
via (abitavo in piazza) ricordo che non
potevo fare a meno di sbirciare e guardare sempre quel ritratto. Mia madre mi
diceva,invece: “non guardare, cammina!”.
Altri tempi: quelli dei comunisti che mangiavano i bambini,
quelli dell’URSS sotto Stalin e Kruscev prima maniera,quelli di Peppone e Don
Camillo,quelli di Piazza regina Margherita con l’orologio , l’Ufficio dei
Vigili Urbani ed i colombi nutriti da Barbalucca.
Nel 1926 la polizia fascista arresta un deputato
comunista sardo, considerato dal regime un pericoloso sovversivo. A vederlo,
così magrolino, miope, e perfino gobbo, non sembra affatto un nemico pubblico.
Si chiama Antonio Gramsci, e ha trentacinque anni. Il processo gliene porta via
altri due: nel 1928 viene condannato a vent'anni di prigione. “Dobbiamo impedire a questa mente di
pensare per 20 anni”:cosi chiuse la sua arringa il Pubblico Ministero Michele Isgro’ al processo!
Ma chi è Gramsci? Lui si definirà così: "Io non voglio fare il martire né
l'eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni
profonde e non le baratta per niente al mondo."
Nato ad Ales, in Sardegna, nel 1891, è figlio di un impiegato all'Ufficio del
Registro che deve mantenere col suo magro stipendio sette figli. Il piccolo
Antonio comincia a lavorare a undici anni e cresce gracile: colpito da una
malformazione alla colonna vertebrale, avrà una salute malferma per tutta la
vita.
Rivela però una notevole attitudine allo studio, e il padre lo iscrive al liceo
Dettori, a Cagliari. Alla maturità classica segue la laurea in Lettere a
Torino. Il risultato dei suoi sforzi sono i Quaderni dal Carcere: questi
appunti mescolano riflessioni politiche, sociali e letterarie, che testimoniano
lucidamente un drammatico momento storico del nostro Paese.
Nel 1937 Gramsci viene amnistiato per le precarie condizioni di salute. Dopo
pochi giorni di libertà le sue condizioni si aggravano, e muore alla clinica
Quisisana di Roma. La moglie Julia e le cognate Evgenia e Tatiana non cessarono
mai di premere sul partito comunista perché in qualche modo trattasse la
scarcerazione di Gramsci, ma senza esito.
Gramsci non fu un letterato in senso
stretto. Fu un pensatore e un politico. Eppure i suoi "appunti"
scritti in carcere sono una delle opere più importanti per la nostra
letteratura del novecento. Non solo per il contenuto strettamente
"politico", ma anche per la qualità della sua prosa, incredibilmente
nitida, mai fumosa o involuta, capace di aprirsi alla poesia in certe pagine
delle lettere ai familiari.
Le meditazioni di Gramsci sono raccolte in trentatré quaderni, ventuno dei quali scritti durante la detenzione nel
carcere di Turi(Ba), e i restanti nella clinica di Formia in cui Gramsci passò
l'ultima fase della sua prigionia.
E' in questi quaderni che Gramsci affronta, oltre che temi strettamente
politici e sociali, anche un tema cruciale della nostra cultura: quello della
latitanza di una letteratura popolare. Qualche tema:
Qualche tema:
Qualche tema:
FOLCLORE : Gramsci intende,
con questo termine, la " concezione del mondo e della vita " e
tutto il sistema di credenze e superstizioni propri degli strati sociali
popolari. Nel folclore Gramsci individua una potenzialità critica e
rivoluzionaria rispetto alle concezioni del mondo "ufficiali"
espresse dalle " parti colte delle società storicamente determinate
".
QUESTIONE MERIDIONALE :
Gramsci vuole analizzare il problema dello squilibrio e della contraddizione
dovuti all'incapacità delle forze dirigenti risorgimentali di affrontare e di
risolvere la questione contadina, particolarmente grave nel Sud. Il partito
comunista doveva, agli occhi di Gramsci, assumersi l'impegno di favorire il
superamento della disgregazione interna alle masse contadine che le rendeva
incapaci di sottrarsi alla dura subordinazione nei confronti delle classi
dominanti e di allearsi alla classe operaia settentrionale (la falce e il
martello dello stemma comunista indicano esattamente questo: l'alleanza tra
contadini del Sud e operai del Nord).
CROCE E L'
"ANTICROCE" : nei confronti di Benedetto Croce, Gramsci vuole
ripetere l'operazione che Marx ha compiuto nei confronti di Hegel: come Hegel è
stato il massimo rappresentante dell'idealismo e del progresso borghese del XIX
secolo, così Croce lo è dell'idealismo e della borghesia italiana del XX
secolo. Si tratta dunque di rovesciarne radicalmente le prospettive e, così,
Croce è al tempo stesso il principale interlocutore e il principale antagonista
del "materialista" Gramsci.
RISORGIMENTO : il Risorgimento
viene letto, sulle orme di Gobetti, come "rivoluzione mancata";
l'egemonia dei moderati (che Gramsci analizza in tutte le sue articolazioni) ha
impedito quelle trasformazioni radicali che pure erano necessarie. Spetterà
quindi alla rivoluzione proletaria compiere il processo risorgimentale fino in
fondo.
MACHIAVELLI E IL PRINCIPE :
Gramsci interpreta il "Principe" di Machiavelli come un manifesto
politico della nascente borghesia italiana; fallimento del nuovo ceto borghese
e fallimento del progetto di unità nazionale sono per Gramsci una cosa sola. In
età contemporanea, i processi politici non sono però più guidati da una singola
persona (un principe) ma dai partiti: anche i rivoluzionari (secondo
l'insegnamento di Lenin) per realizzare il loro progetto hanno bisogno di un
partito, che Gramsci definisce il " nuovo Principe".
LA QUESTIONE DEGLI
INTELLETTUALI : il ruolo riservato da Gramsci agli intellettuali è quello di
elaboratori e mediatori delle ideologie ed è fondamentale per la conquista e
per l'esercizio dell'egemonia culturale da parte di ogni classe sociale che
miri a diventare dominante. A questo tema si legano quindi direttamente quello
dell'egemonia e della rivoluzione passiva. Gramsci afferma che " tutti
gli uomini sono intellettuali ", poichè ogni uomo, consapevolmente o
no, esplica " una qualche attività intellettuale ", ha una
propria concezione del mondo e una consapevole linea di condotta morale, e
contribuisce a modificare altre visioni del mondo suscitando nuovi modi di
pensare.
QUESTIONE DELLA LINGUA :
Gramsci dedica grande attenzione al problema dell'evoluzione della lingua
italiana nel tempo e in rapporto alla letteratura, alle classi intellettuali e
soprattutto all'esercizio del dominio e dell'egemonia culturale.
“Dobbiamo impedire a questa mente di pensare per 20 anni”:
fortunatamente in carcere il cervello di Gramsci funzionò ! La straordinaria
varietà dei suoi interessi e l’acutezza delle analisi ha fatto sì che nel
pensiero gramsciano si racchiudesse gran parte della problematica
politico-culturale dal secondo dopoguerra ad oggi.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis