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venerdì 13 gennaio 2017

Amato torna nel tarantino, il CSV lo pubblicizza e Pignatelli chiede lumi

Lettera aperta del presidente Arcigay Pignatelli al CSV Taranto e alla dirigente dell’Istituto Einaudi di Manduria
È con grande stupore che, leggendo la newsletter del CVS Taranto, vengo a conoscenza della nuova tappa (la terza) nel tarantino dell’avvocato Gianfranco Amato, presidente del Popolo delle Famiglie ed uno dei fautori del Family Day (la manifestazione dai numeri più fantasiosi e, di conseguenza, meno realistici di tutta la storia dell’umanità).
Ebbi modo di conoscere lo scaltro Amato durante la sua prima avventura in terra ionica, presso l’Auditorium dell’Istituto Leonardo Sciascia di Talsano: il 27 aprile 2015, con una confronto pubblico e una stretta di mano, nacque il nostro rapporto fatto di rispetto e ascolto dell’altro (almeno da parte mia). L’ultimo incontro risale allo scorso 25 aprile, quando il Palazzo Ducale di Martina Franca ospitò, con il criticatissimo patrocinio del Comune, un suo convegno omofobo; in quell’occasione, assieme agli amici dell’ANPI (della quale sono orgoglioso tesserato da anni) celebrammo la bellezza della cultura delle differenze, subendo le offese dei fan dell’avvocato, che sentenziarono «I partigiani sono schifezze umane, la versione italiana dell’Isis».


Stavolta il principe del foro, abilissimo nell’ars oratoria, sarà protagonista di uno spettacolo (la tal cosa mi incuriosisce non poco, giacché sono animale da palcoscenico anche io), affiancato dal redivivo Povia, vincitore del Festival di Sanremo 2006, ormai dimenticato dalle grandi case discografiche e da tempo rottamatosi protettore della famiglia naturale, proprio lui che un tempo era gay (come racconta nel brano autobiografico Luca era gay), ma poi si è redento, «è guarito» (ha proprio usato questa espressione).
La rappresentazione scenica si intitola Chi comanda il mondo? Invertiamo la rotta, si terrà il 16 gennaio p.v. presso l’Auditorium dell’IISS Einaudi di Manduria (TA) ed è promossa dall’avvocato Giulio Destratis, Presidente dell’Aps Fuorigioco, in collaborazione con la dirigente dell’Istituto Superiore Einaudi dott.ssa Elena Cavallo.
«È uno spettacolo molto particolare – dichiara l’avvocato Destratis – in cui Povia traduce in musica ciò che Amato documenta attraverso dei brevi monologhi e delle slides. Si parlerà di Costituzione, famiglia naturale, identità di genere, diritti dei minori, governi sovranazionali e finanza e si ascolteranno belle canzoni.»
Temi caldi, che stanno a cuore a tutti quanti e a tutte quante noi; ma siamo certi che chi avrà l’opportunità di assistere alla performance potrà ascoltare una sola campana, quella di chi definisce le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali contro natura, fomenta l’odio omotransfobico e legittima la violenza fisica e psicologica.
È di poche ore fa la notizia dell’ennesima morte di una persona LGBTQI: in Brasile un diciassettenne gay sarebbe stato ucciso dalla madre, la quale avrebbe poi bruciato il cadavere per occultarlo.
Taranto è una città che ha dimostrato in più occasioni di saper accogliere e valorizzare le differenze. Taranto e la sua provincia non prestano orecchio alle calunnie e alla subcultura di chi, per meri fini politici ed economici (Amato ha scritto numerosi libri e ne ha venduto migliaia di copie) mette in campo la “truffa culturale” (come la definì nel settembre 2015 l’allora Ministra Stefania Giannini) della teoria gender, che, ribadiamo ancora una volta, non esiste.
Conosciamo il fine ultimo di individui come Amato e Povia e non ci stupiscono le loro crociate contro l’amore. Ci delude, però, la dirigente dell’Istituto Einaudi di Manduria (TA) e ancora più ci ferisce l’atteggiamento del Centro Servizi Volontariato Taranto, che da sempre sostiene e promuove le iniziative del Comitato Territoriale Arcigay, ma oggi si fa complice della campagna di disinformazione dell’avvocato Amato.
Appresa la notizia, ho immediatamente chiesto una spiegazione alla direttrice del CSV Camilla Lazzoni, la quale ha tagliato corto, accusandomi di non essere in grado, date le numerose aggressioni omofobe di cui sono stato protagonista, di gestire un confronto pacato su questo tema.
Come fatto invano mediante sms, con la presente lettera aperta il direttivo del Comitato Territoriale Arcigay Taranto chiede al Centro Servizi Volontariato di Taranto di prendere le distanze dalla manifestazione in programma presso l’Istituto Einaudi. Invitiamo, inoltre, la dirigente della su citata fucina di giovani menti ed anime, la dottoressa Elena Cavallo, a riflettere sulle condizioni in cui vertono le persone non etero in Italia, ricordandoLe che nella Sua scuola molto probabilmente ci sono numerosi studenti e numerose studentesse non etero, alcuni dei quali non hanno la possibilità di fare coming out e vivere serenamente il proprio orientamento proprio a causa dell’operato di persone come Amato.
La legge sulle unioni civili ha fatto compiere alla nostra nazione un enorme passo in avanti, ma non essere etero in Italia oggi equivale ancora ad essere cittadini di serie B, non poter godere di diritti inalienabili. Sentirsi definire in tutti i modi, subire ogni genere di violenza fisica e psicologica e non poter appellarsi ad alcuna legge specifica contro l’omofobia. Allevare, con amore pieno, un figlio che ti chiama mamma/papà, con la consapevolezza che quella splendida creatura gode di una tutela parziale dei diritti, poiché per lo stato italiano ha un solo genitore e se il tuo compagno o la tua compagna (suo genitore biologico) dovesse perdere la vita, tuo figlio diventerebbe orfano di stato. Combattere ogni giorno contro pregiudizi che ritenevi essere debellati, ma che ora sono tornati ad incatenare il tuo diritto all’amore, con veglie (le Sentinelle in Piedi hanno invaso Piazza della Vittoria a Taranto quattro volte in pochi mesi, calunniandomi e diffamandomi a mezzo stampa pubblicamente al termine di ogni appuntamento, per il sol fatto di essere il rappresentante della comunità che loro vorrebbero all’angolo, meritevole della proverbiale compassione cristiana ma non di pieni diritti) e manifestazioni, espressioni dell’odio e dell’ignoranza di chi, mosso da vera perversione (che nulla ha a che fare con il Dio dell’amore) ed egoismo, confonde la parola diritto con privilegio, inventa la teoria del gender e tenta in tutti i modi di impedirti di continuare a proporre percorsi sani di educazione all’affettività negli istituti di ogni ordine e grado, nonostante tu abbia sempre agito nella legalità, coinvolgendo sempre tutti e tre gli attori dell’educazione e dell’istruzione scolastiche: docenti, alunni e genitori. Non essere etero in Italia può significare anche desiderare e, a volte, decidere di togliersi la vita, perché le ingiustizie, le offese, la violenza fisica e soprattutto psicologica assumono un peso troppo pesante da sopportare.
Tutti possiamo essere poeti. Tutti possiamo comprendere il peso delle parole, tutti possiamo imparare a misurare un gesto, tutti possiamo assumere il ruolo di veggente di un paese in cui la libertà possa finalmente essere appannaggio di tutti e tutte. Questo processo è possibile solo mediante la diffusione della cultura delle differenze e la condivisione delle peculiarità di cui ciascun essere vivente è portatore.
Noi attivisti LGBTQI abbiamo moltissimo lavoro da fare ancora nelle piazze e nelle scuole, nei centri di aggregazione intergenerazionale, nei luoghi di lavoro.
Secondo alcune fonti Voltaire avrebbe dichiarato: «Non la penso come te, ma darei la vita per farti dire quello che pensi.» Sicuramente ha scritto «Di tutte le superstizioni, la più pericolosa è quella di odiare il prossimo per le sue opinioni».
All’avvocato Gianfranco Amato, a Povia, alla dottoressa Elena Cavallo, a Camilla Lazzoni e a chi si lascia affascinare dalle macchinazioni delle vere lobbies va l’abbraccio di Arcigay Taranto, il supporto del nostro team di psicologi e legali e la gratitudine per la determinazione e l’impegno profuso negli ultimi anni in nome della libertà di pensiero e di parola.
Un saluto ai compagni e alle compagne dell’ANPI. Il 25 aprile è tutti i giorni: tutti e tutte possiamo fare resistenza, possiamo usare il nostro corpo come strumento politico. Albert Einstein ci insegna che “Il mondo è un posto pericolo, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie, ma a causa di quelli che osservano senza dire nulla.” L’omofobia è un mostro la cui arma più potente è il silenzio, mediante il quale spesso ciascun* di noi si rende complice di crimini e ingiustizie sociali. Spezziamo le catene del silenzio, denunciamo ogni violenza subita o a cui assistiamo, vinciamo il peso delle nostre paure e facciamo il nostro coming out, ogni giorno. Non permettiamo al vuoto di una mano profana di spegnere il pieno del nostro esistere!

Luigi Pignatelli, presidente del Comitato Territoriale Arcigay Taranto

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