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giovedì 14 marzo 2013

Lettera ad una madre

Sono  tre diverse  lettere, indirizzate in tempi diversi a tre diverse madri da tre diversi personaggi.I primi due sono conosciuti:trattasi di Salvatore Quasimodo,poeta, premio Nobel per la poesia e di Antonio Gramsci,letterato e politico.Il terzo e’ un perfetto sconosciuto: Franco Aschieri, paracadutista della Repubblica Sociale Italiana ,fatto prigioniero e fucilato il 30 aprile 1944,durante quel triste periodo di umana follia Ho sempre pensato che la scrittura nascesse anche  dall’urgenza. L’urgenza di dire qualcosa che ci si porta dentro e che, prima o poi, non si può più tacere. L’urgenza di dare corpo a quelle parole che si affollano e si impongono. L’urgenza della condivisione e del dono. Si scrive per lasciare una traccia. Per dire quello che conta veramente. Per trovare le parole adatte. Per colmare un vuoto. Per farsi capire. Per non lasciare che il tempo cancelli i ricordi…Si scrive perché le parole danno un senso a quello che si vive e che si percepisce. Permettono di ritrovare il filo perso. Aggiungono un tassello al puzzle dell’amore. Anche quando urlano la collera o il dolore. Anche quando rileggendole ci deludono. Anche quando nessuno ha voglia di ascoltare.Anche quando annunciano la morte!

 «Mater dolcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe,gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno, molti mi devono lacrime da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti, povera e giusta nella misura d'amoreper i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo.» - Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. - «Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,questo voglio, dell'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua.Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori. E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.»    (Salvatore Quasimodo)

Carissima mamma,sto per partire per Roma. Oramai è certo. Questa lettera mi è stata data appunto per annunziarti il trasloco. Perciò scrivimi a Roma d’ora innanzi e finché io non ti abbia avvertito di un altro trasloco.Ieri ho ricevuto un’assicurata di Carlo del 5 maggio. Mi scrive che mi manderà la tua fotografia: sarò molto contento. A quest’ora ti deve essere giunta la fotografia di Delio che ti ho spedito una decina di giorni fa, raccomandata. Carissima mamma, non ti vorrei ripetere ciò che ti ho spesso scritto per rassicurarti sulle mie condizioni fisiche e morali. Vorrei, per essere proprio tranquillo, che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna siano per darmi. Che tu comprendessi bene, anche col sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico, che non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione. Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso. Cara mamma, vorrei proprio abbracciarti stretta stretta perché sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è cosí, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.
Ti abbraccio teneramente. Nino. PS :Ti scriverò subito da Roma. Di’ a Carlo che stia allegro e che lo ringrazio infinitamente.    Baci a tutti   (Antonio Gramsci)

 «Cara mamma, con l’animo pienamente sereno mi preparo a lasciare questa vita che per me è stata così breve e nello stesso tempo così piena e densa di esperienze e sensazioni. In questi ultimi momenti l’unico dolore per me è costituito dal pensiero di coloro che lascio e delle cose che non ho potuto portare a compimento. Ti prego, mamma, fai che il mio distacco da questa vita non sia accompagnato da lagrime, ma sia allietato dalla gioia serena di quegli animi eletti che sono consapevoli del significato di questo trapasso. Ieri, dopo che mi è stata comunicata la notizia, mi sono disteso sul letto ed ho provato una sensazione che avevo già conosciuta da bambino: ho sentito cioè che il mio spirito si riempiva di forza e si estendeva fino a divenire immenso, come se volesse liberarsi dai vincoli della carne per riconquistare la libertà. Non ho alcun risentimento contro coloro che stanno per uccidermi perché so che non sono che degli strumenti scelti da Dio, che ha giudicato sufficiente il ciclo spirituale da me trascorso in questa vita presente. Sappi mamma che non resti sola, perchè io resterò vicino a te per sostenerti ed aiutarti finché non verrai a raggiungermi; perché sono certo che i nostri spiriti continueranno insieme il loro cammino di redenzione, dato che il legame che ci univa su questa terra, più di quello che esiste tra madre e figlio, è stato quello che unisce due spiriti affini e giunti allo stesso grado di evoluzione. Sono certo che accoglierai la notizia con coraggio e voglio che tu sappia che in momenti difficili io ti aiuterò come tu hai aiutato me durante questa vita. In questo momento sono lì da te e ti bacio per l’ultima volta, e con te papà e tutti gli altri cari che lascio. Cara mamma termino la lettera perché il tempo dei condannati a morte è contato fino al secondo. Sono contento della morte che mi è destinata perché è una delle più belle, essendo legata ad un sacro ideale. Io cado ucciso in questa immensa battaglia per la salvezza dello spirito e della civiltà, ma so che altri continueranno la lotta per la vittoria che la Giustizia non può che assegnare a noi. Viva il Fascismo. Viva l’Europa. Franco».(Franco Aschieri).

La poetessa Wisława Szymborska, più di quarant’anni fa scriveva: “A volte la sorte assegna talento letterario esattamente quanto ne basta a scrivere belle lettere. Mah, adesso però non si scrivono più lettere, con gli amici si parla per telefono e perfino la conversazione in società ha smesso di essere un’arte dello scambiarsi opinioni… Chi può giurare d’altronde che non tornerà di moda scrivere lunghe lettere?” (Posta letteraria, Libri Scheiwiller, pp. 19 – 20). La profezia si è avverata. Grazie a internet la moda è tornata. Di opinioni ce ne scambiamo in quantità e scriviamo anche lunghe mail, brutte o belle, scorrette o corrette, secondo l’istruzione e il talento. Ma si scrive. Tutti scrivono “lettere” che arrivano al corrispondente in un batter d’occhio. Certo la poetessa non immaginava che la parola scritta avrebbe fatto a meno di foglio e busta,  di francobollo e postino.

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ammazzato nel novembre del 1975

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