La politica nella
storia letteraria di una Nazione - Un saggio di
Picardo, M. Bruni, Cavallo, De Stasio con saggio
introduttivo di Pierfranco Bruni per celebrare l'attualità di Machiavelli nella
cultura italiana.
Pierfranco Bruni:
"L'attualità di Machiavelli oggi si propone per coordinare quelle idee sulla
politica che sono diventate sradicamento e disamore per l'impegno
civile"
E' il titolo di un saggio che sarà in distribuzione
nelle prossime settimane. Cosa c’è di più attuale di personaggi come Nicolo
Machiavelli (Firenze 1469 – 1527)?
Quest’anno è un anno importante proprio
per una “caduta di destini” che sta a indicare modelli di cultura politica e di
strategie di potere nati in un’età qual è stata il Rinascimento.
“Tra i tanti anniversari e celebrazioni
(da Boccaccio a Machiavelli, da D’Annunzio a Camus), sottolinea Pierfranco
Bruni, coordinatore dello studio sul progetto Machiavelli, lo sguardo resta
puntato, proprio per il contesto politico che si attraversa con le sue
difficoltà e le sue rotture storiche, sul ruolo de “Il Principe”, come metafora
della politica cortigiana o dei
cortigiani che cercano nella politica un tentativo di affermazione.
"Mi riferisco al Machiavelli de “Il
Principe” risalente al 1513, di cui
cadono quest’anno i 500 anni della sua nascita. Ho avuto modo di occuparmi di
Machiavelli in diversi incontri, alcuni anni fa a Santo Domingo, per conto del
MiBAC, relazionandolo alla funzione culturale di Giuseppe Prezzolini e ai suoi
scritti su Machiavelli”.
Il Centro Studi e Ricerche “Francesco
Grisi” ha in preparazione uno studio a più voci dedicato a “Il Principe. La politica nella cultura e
l’inconoscibile antipolitica” dal titolo: <"Il Principe". Ovvero il Machiavelli di un secolo di
mezzo>, con scritti di Carmen De Stasio, Gerardo Picardo,
Micol Bruni, Marilena Cavallo. Saggio introduttivo di Pierfranco
Bruni.
“Il Principe” nella politica del 500 e
dentro una riflessione a tutto tondo nella politica del 2013? “Direi proprio di sì. Il suo lavoro,
dichiara Pierfranco Bruni, potrebbe essere utile a questa contemporaneità che ha
smarrito il suo senso della memoria. Chi riattualizzò Machiavelli fu Giuseppe
Prezzolini, il quale nel suo saggio
scritto nel 1926 con un titolo che
definisce un raccordo tra storia e modernità: “Vita di Nicolò Machiavelli Fiorentino”.
“Con Machiavelli, secondo Prezzolini, si
entra nell’epoca moderna. Proprio in questo scritto si legge: “Savonarola era il
Medio Evo, Machiavelli era il tempo moderno che nemmeno i suoi tempi potevano
intendere. Savonarola aspettava tutto da Dio, Machiavelli tutto dall’uomo”.
Cultura e politica costituiscono, in Prezzolini, un unicum. La lezione di Machiavelli diventa fondamentale tanto
che pubblica nel 1971 un ulteriore testo: “Cristo e/o Machiavelli”. Un lavoro che
fece molto discutere e che oggi, se avessimo la forza e il coraggio di
riproporlo, acuirebbe il dibattito tra la posizione del mondo cattolico e la
politica”.
Se si ritorna a discutere del
“machiavellismo” nei processi politici contemporanei è anche perché
quell’identità nazionale delle corti rinascimentali è rimasta nei cuori fragili
della politica post fascista.
E la contemporaneità di Machiavelli si
ripropone nella voce di Prezzolini che non può restare a margine di un dibattito
più articolato tra politica e cittadinanza. Perché è proprio nel suo esilio che
Prezzolini rilegge il fiorentino delle lettere e dei linguaggi politici.
“Lontano dal Regime fascista, sottolinea
Pierfranco Bruni, propone Machiavelli come il vero “apostolo rinnegato dagli
uomini del suo tempo” considerandolo come “il più grande pensatore politico dopo
Aristotele”. Un percorso dentro il quale il Novecento è anche il secolo di
Machiavelli: da Croce a Gramsci, da Gentile a Gobetti, da Bottai a prezzolino”.
In una congiuntura dialettica, qual è
quella che stiamo vivendo in questo nostro tempo desertificato, la rilettura e l’interpretazione, oltre
qualsiasi scuola di pensiero e oltre la visione scolastica antologica tout
court, “Il Principe” potrebbe costituire un punto centrale per ricondurre il
pensiero su strade di spessore sia umano sia filosofico sia politico.
“A 500 anni dalla sua proposta, conclude
Bruni, non si può non ammettere che sarebbe necessario offrirlo alle nuove
generazioni come elemento vitale di discussione. C’è la separazione dell’etica
dalla morale, la separazione dal pensiero universale al pensare, dalla filosofia
alla storiografia”.
In una visione prettamente politica
Machiavelli sconfigge gli eretici per diventare egli stesso eretico.
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