Vi posto una biografia del nostro concittadino, trovata in
internet e scritta da Andrea Mazzarella,nato a Cerreto Sannita nel 1764 e morto
nel 1823,letterato,patriota ed avvocato che scrisse, per di più ,poesie e novelle
anche in latino e francese: “I nostri poeti, nel corso del mille seicento, per fecondità
d'ingegno, e per pompa di lussureggiante immaginazione, traviando sempre più
da' veri prhicipj dell' arie , non faceano che corromper vie maggiormente lo
stile dal Marino introdotto. L'Artale , il Parti valle , ed altri seguaci di
quella falsa scuola , fecero tristo uso di quei doni, clic avean naturalmente
sortiti e fra essi Giuseppe Battista , del quale ora descriviamo la
vita.Ebbe egli i natali nella terra delle Grotlaglie , posta tra Brindisi e
Taranto nel paese de' Salentini , nel cominciare del secolo XVII, o in quel
torno. Perde ne' più teneri anni i suoi genitori, e fu rovinalo per via
de'tutori e curatori i quali trasandarono la coltura de' suoi poderi, e ne
convertirono le rendile in proprio uso.
Compiuti nella patria i primi studi , di
anni sedici si trasferì in Napoli, per imprendervi il corso degli studi
superiori , siccome fece sotto la disciplina de' PP. Gesuiti. Nove anni impiegò
in quello della filosofia e della teologia, e fece in esse notabil
profitto.Vestì abito di chiesa , ed incominciò a spiccare nell' accademia degli
Oziosi , nella quale diede i primi saggi del suo ingegno. Il Marchese di
Villa,
Giambattista Maiiso , fondatore di quella , che ve lo aveva
attirato , molto se gli affezionò} e sì altamente sentì di lui, che, venendo a
morte, ordinò in testamento che non si fosser prodotte per le stampe le opere
che, inedite lasciava se non dal Battista rivedute e corrette. Annoverato fu
ancora tra gli accademici
Gelati di Bologna, nelle memorie de' quali il
suo elogio si rinviene.Moderato essendo ne' desiderj , per nulla da spirito di
ambizione travagliato , ebbe la viutù di ricusare agi' inviti delle corti, ed
alle profferte, che facevagli da Roma un suo amico di sollecitar pej lui mitre
e dignità. Dimorò nulla dimanco per diece anni in casa del Principe di Avelline
, che non volle seguir nelle Spagne, sbigottito dall' esempio di
Girolamo
Preti , che vi morì.Amando molto la solitudine ed il viver semplice e
frugale, si ridusse quindi nella patria , dove si diede a dar pascolo maggiore
a certa sua naturale melanconia. Egli medesimo nelle sue lettere, descrive la
casuccia, nella quale erasi rincantucciato.
Molto fu quivi travagliato da fieri
dolori di gotta e di sciatica , che lo logorarono affatto , e che soffrì con
animo pio e rassegnato.Dalle sue medesime lettere però si rileva , che non
sempre si ritenne fermo nel suo paese , avendo vagato per molte città del regno
, come Bari , Sorrento , Salerno ed altre.Ebbe un fratello per nome Domenico ,
ed un nipote nominato Simone, di professione medico , ambedue poeti della
medesima sua scuola j e 1' ultmo di questi, che produsse per le stampe molte
sue opere, pubblicò dopo la morte le lettere dello zio. Ebbe ancora una
sorella, della quale in quelle piange la perdita.Morì, secondo il Toppi, in
Napoli nel 1676, co'sensi di viva cristiana pietà, e Lorenzo Grasso suo grande
amico, gli compose la iscrizione sepolcrale , che gli fé scolpire nella chiesa
di S. Lorenzo maggiore , dove fu seppellito.Fu il Battista fornito di
tutte le civili e cristiane virtù j modesto , esemplare , e sì nemico del
conversar del mondo, che non fu veduto in alcuna adunanza , tranne quella del
Marchese di Villa, né in altri luoghi, che nelle chiese e nelle pubbliche
librerie } raccontandosi che non mai di sua vita volle vedere i tribunali di
Napoli, tuttoché sì famosi.Il suo stile tiene in sommo grado tutt' i difetti
del suo tempo. Ardimentosi traslati , turgidezza di metro e di frasi, nuove
voci e risonanti, aggiunti capricciosi, immagini e concetti strani e bizzarri ,
continua affettata erudiziene , sono gli ornamenti delle sue poesie , massime
de' suoi epicedj , ne' quali eccedè ogni misura.Lo stile delle sue prose
è della stessa lega; e le sue poesie latine ,
specialmente i suoi epigrammi, sono del conio stesso.
Tra le sue opere in prosa, la Poetica, e la lettera
sulla patria di Ennio, son le migliori.
Il sonetto , che qui rapportiamo contenente le lodi di
Napoli, rapportato altresì dal Crescimbeni, può servir come di un saggio del
suo poetare.
Teatro di bellezza, in cui natura I miracoli suoi dispiega
ognora
Dove con amenissima congiura
Sempre unita a Pomona alberga Flora.
Vagheggi tu quanto" gran serpe iu cura
KLLe veggliiaudo sulla spiaggia mora ,
I giardini di Adone hai sulle mura,
Dove più d' una Venere si adora.
Sopra gli olmi loquaci hai Bromio assido ,
Né in le lottano i nembi o gli austri han guerra,
Ma le piante baii lussuria , i fiori han riso.
Se ardisco dir . la lingua mia non erra ,
Che sei In della terra il Paradiso ,
O non si trova Paradiso in terra.
Comechè però allo grido egli levasse a quel tempo, vago di
somiglianti ornamenti, non mancò chi insorgesse contro di lui ed in voce ed in
iscritto. Giovanni Cicinelli, Duca delle
Grotlaglie, in un' opera intitolata: Censura del Poetar moderno, da lui
prodotta alla luce nel 16*72, in particolar modo si fa a riprender lo stile del
Battista; ma egli era si fattamente preso da'pregiudizj della sua
scuola, che a chiunque lo esortava a rimettersi nel buon sentiero', dietro le
orme del Petrarca, francamente rispondeva : Che non voleva murar sul
vecchio, e se tutti avessero imitato il Petrarca , nulla si sarebbe mai
prodotto di nuovo , e che se il Petrarca fosse vissuto a' suoi tempi,
avrebbe cangiata opinione, onde procacciarsi pregio e nome tra gli
erudii. Ornato, per altro, egli era divaria e moltiplice dottrina, e grande
era il merito ed il valor suo nelle scienze divine e filosofiche, siccome
rendono gli scrittori di quei tempi testimonianza.Le opere che di lui abbiamo a
stampa sono : Poesie meliche, Parma 1676, in-i2. Epigrammaton
centuria: , Venet. 1669, in-i2. Epicedj eroici, Venez. in-12, 1667,
Bologna 1669. Affetti caritativi, Padova, in-12 , opera molto rara. Le
giornate Accademiche , Venez. 1676 12. Z/' Assalonne , tragedia , e
la Poetica , in-12. Le vite di S. Gio: Battista e del E. Felice, in-i2.
Lettere , opera postuma pubblicata dal nipote, Venez. 1677, presso Combi
et la Nou, in-i2 , rara. Delie stesse si fece altra edizione in Bologna
nel 1678.Così il Battista, cui non sarebbe mancato né ingegno, né
erudizione , onde divenir gran poeta , invaghito del falso bello di una
corrotta e viziosa scuola , ne peggiorò ne' suoi scritti fieramente lo stile.”
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