Appunti sull’Anima. È morto il mio amico poeta “maledetto”.
di Pierfranco Bruni
È morto non soltanto un
personaggio della canzone vera, della canzone fatta con le parole, con
il linguaggio dell’esperienza, con la testimonianza del quotidiano
dolore nell’ironia che cammina nel nostro presente. È morto un poeta. Un
poeta di quelli che hanno nella loro vita e nel loro linguaggio il
“maledetto” dello stagione del decadente, che ha saputo giocare sino
alla fine una partita con la noia, con la malinconia, con l’amore, con
il tempo, con il disperante segno del viaggiare dentro la sensualità del
tempo
.
Franco
Califano. In questa Pasqua del 2013. L’ironia tutta intrecciata nel
soffocante miraggio di una “maledizione” che viveva nel tentativo di
superare la noia e vive l’amore con la profondità del tempo e dei
sorrisi strappati alla tentazione di superare ogni giorno la morte.
Erano
anni difficili. Metà anni Settanta. Era il mio percorso in quella Casa
dello Studente di Roma, De Dominicis, e le sue parole mi accompagnavano
tra libri non studiati e letti e libri scavati con l’agonia del vivere
con i tanti poeti maledetti, decadenti, emertici. Anni di fuoco e di
tempeste. E Franco ci recitava che tutto il resto è noia. Per superarla
bisognava attraversarla.
Concerti
alla ricerca di quelle emozioni che ci facevano superare la solitudine
di una serata. Ebbene, in uno di quei concerti, io ragazzo di periferia e
ribelle come sempre nella vita e innamorato dell’avventure, urlai fino a
raggiungere il suo sguardo. Il dopo concerto, e il nostro sguardo si
fece stretta di mano, un abbraccio nel sudore della contentezza ma anche
nello scambio di un sudore trasportato da pelle a pelle. Maledetta
noia. E fu così che conobbi il Franco della poesia che ha segnato non
una generazione ma un’epoca della parola sussurrata e mi ha segnato con
quella sua voce roca, con quel suo vivere segnando gli attimi e con il
suo coraggio di non accogliere la vulgata comunista, Franco
anticomunista, di quegli anni e anche degli anni suoi difficile quando
venne aiutato da Bettino Craxi nel 1983. Sino ai giorni successivi.
Il
suo coraggio e il suo non formarsi ad una canzone fragilmente detta
impegnata e in molte occasioni futule. Franco recitò la malinconia del
pianto e del non piangere. Del pianto sulle nostre vite. E lo recitammo,
lo cantammo sulla scalinata di Piazza di Spagna nelle sere di giugno,
di luglio in una Roma infuocata negli anni terribili della mia
giovinezza.
È
passato tanto tempo ma la sua coerenza nella parola, negli
atteggiamenti, nel vivere cercando di uccidere le nostalgie sono rimasti
dentro i miei passi di disubbidiente. E se in me non è mai passata la
passione, e non la ragione, della disubbidienza lo devo anche a lui. È
uno dei poeti che mi ha formato in una stagione di sorrisi e di
ribellione. Cantò l’amore nella stranezza dei rapporti e negli attimi
che fuggono e non li ritrovi più.
Gli
attimi. L’amore è l’estrema consolazione. È il tutto. Mi ritornano i
passaggi di una canzone che si intitola proprio “Attimi”. Una
verseggiare che spinge l’anima ad uscir fuori e farsi vento, tempesta,
naufraga, marea. Attimi nell’amore. Ma sono gli attimi che fermano la
vita nell’amore e l’amore nella vita: “Ci sono attimi in cui tu mi
manchi,/e in quei momenti mi sento male./Ci sono attimi in cui non ti
penso/e so benissimo cosa fare./E tu che balli nei miei pensieri,/donna
di oggi, donna di ieri,/chissà se vivi le mie emozioni/se a volte hai le
mie sensazioni”.
Un
poeta nella libertà del suo destino che non ha mai smesso dire quello
che sentiva e distante dalla prigionia delle consuetudini. Era un vero
artista. Il sorriso della donna che si affaccia dalla finestra. Rose e
crisantemi. Un canto e un contracanto. Sempre nella libertà. Sapeva di
vivere la vita alla giornata camminando sulle ali della morte e sul volo
della vita di una farfalla. Parafrasando un po’ il suo recitativo.
Ma Franco è stato un maestro. Un maestro vero! Il coraggio di un maestro nella sua visione di essere alla ricerca della luce.
In
quella Roma anni Settanta (fine anni Settanta) è stato il mio compagno
di versi e di serata che trasportato la mia perenne solitudine oltre il
fiume che scorreva nella lentezza del vento. Ma mi legava a Franco
un’altra amicizia “maledetta” e bella perché essere poeta maledetto è
vivere la bellezza e il sottosuolo fino in fondo.
Mi
legava a Franco una donna e una voce straordinariamente profonda, anche
nel mio essere e nel mio tempo, Mia Martini. La mia calabrese Mia. E
devo ricordare quel “Minuetto” scritto da Franco e cantato
meravigliosamente da Mia. Mia e Franco in un minuetto di storie
incrociate sugli orizzonti dei dubbi.
“E'
un'incognita ogni sera mia.../Un'attesa, pari a un'agonia. Troppe volte
vorrei dirti: no!/E poi ti vedo e tanta forza non ce l'ho!/Il mio cuore
si ribella a te, ma il mio corpo no!/Le mani tue, strumenti su di
me,/che dirigi da maestro esperto quale sei”.
Ma
qui siamo ad anni più tardi rispetto al 1977 e 1978. Mia Martini e il
suo “Minuetto” è il mio viaggio di fine Liceo. Califano è l’iniziazione
dei miei anni universitari. Tra i due si è consumata la rivoluzione
della mia vita. E ora mi ritornano con la passione che non ho mai perso
nella sensualità delle sconfitte e delle vittorie pronto a pagare
sempre, come Franco mi ha insegnato. E poi in anni successivi “La
nevicata del 56” che mi riporta a mio padre, al mio paese, ai miei sogni
abbandonati nelle sfreccianti malinconie.
La poesia. Sì la poesia. Ma come non può definirsi poesia un impatto testuale come “Appunti sull’Anima”. Così solo un passo: “Ma
noi che navighiamo sopra un vecchio relitto,/chi pensava mai che fosse
naufragato in un letto;/questa roccia d'amore dopo tante ferite/meritava
il suo premio e non due vite finite./Appunti sull'anima,/far l'amore al
buio, non vedersi più...”.
Poeta
che penetra l’anima. Poeta che attraversa il buio. Poeta che non smette
di vivere e credere nella passione perché in ogni passione ci sonno
pezzi di esistenza. Mi ha insegnato di non vivere la vita mai a metà.
Non si vive mai a metà. Avevamo appuntamenti non mantenuti. Ma in questi
concerti che aveva avviato ci sarebbe stato un incontro magari senza
appuntamento. Mancheremo a questo appuntamento. Ora “si va”. Si va verso
una meta che nessuno sa… Quante amicizie ancorati ai ricordi e al
presente. Quante amicizie mai rivelate. Franco era un amico nella vita e
nel raccontare gli amori. L’amore. Ma tutta la vita è sensualità sotto
le lune.
C’è
un promessa, Caro Franco, e te la devo. Tu mi seguirai e mi
accompagnerai con la luce della tua anima e mi porterai a scriverla…
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