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giovedì 21 giugno 2012

Esame di maturità e/o esame di stato:una storia tutta italiana.

L'esame conclusivo della scuola superiore impegna i giovani in un'età che segna il passaggio dalla giovinezza ad un'età più matura. Un passaggio importante, pieno di implicazioni non solo sul piano scolastico, ma anche su quello più ampiamente sociale. Ripercorrere le tappe della sua evoluzione nell'ultimo secolo può quindi aiutare a capire il modo in cui la nostra società guarda a se stessa e al proprio futuro, nonché‚ a capire e interpretare le ultime riforme con una valutazione che vada al di là della semplice analisi tecnica delle procedure.
Il punto di partenza di questo rapido excursus è il 1923, l'anno in cui Giovanni Gentile introduce l'esame di maturità per gli allievi degli studi liceali, gli unici a permettere l'accesso a tutti i corsi di laurea. L'esame è articolato in quattro prove scritte e una prova orale su tutte le materie del corso e sui programmi nazionali degli ultimi tre anni. La Commissione, costituita esclusivamente da docenti esterni, è formata in gran parte da professori universitari. Viene attribuito un punteggio per ogni materia ed è prevista la sessione di esami di riparazione. Sedi di esame sono solo alcuni Istituti.
Il primo dato che si impone è la netta discriminazione tra gli studenti dei Licei e quelli degli Istituti tecnici, che sono perlopiù figli della piccola borghesia o, più raramente, provengono da famiglie di operai o di contadini. Per loro il passaggio dalla scuola alla fabbrica o all'ufficio rappresenta la naturale continuità di un percorso senza sbocchi alternativi e non richiede nessun rito di iniziazione. Diversa è la situazione e la considerazione degli studenti liceali: loro sono i figli della classe dirigente, destinati a diventare la futura classe dirigente. Bisogna avere garanzie sulla loro appartenenza ad una cultura che riflette una visione del mondo della quale è necessario assicurare la continuità. L'esame vuole costituire il puntale accertamento del possesso di quella cultura, attraverso la quale si entra a far parte della ristretta elite di chi può decidere, dirigere, governare, comandare. La richiesta di conoscenze possedute con precisione quasi catechistica assume il carattere di un rito e per celebrarlo la società chiama i grandi sacerdoti della cultura, i professori universitari. Davanti a loro gli studenti devono dimostrare di aver saputo accettare cinque anni di studio diligente e obbediente, un vero e proprio addestramento formale che li ha abilitati a diventare gli ufficiali capaci di inquadrare la nazione in un sistema preciso di rapporti sociali che sono nello stesso tempo rapporti economici e rapporti di potere. Dopo la "promozione" la goliardia degli anni universitari, accettata con tanta indulgenza, addirittura esaltata da una vasta tradizione operettistica e canzonettistica, è il premio per chi ha fatto il proprio dovere e un ulteriore segno di distinzione tra chi può permettersi la sregolatezza e chi è costretto alla regolarità di un duro, monotono, faticoso lavoro. Gli anni della guerra aprono una lunga e drammatica parentesi: la precarietà della situazione generale impone varie semplificazioni alle procedure dell'esame, che, nel 1940 e nel 1941, viene addirittura eliminato e sostituito dallo scrutinio finale. Nel 1951 il ministro Guido Gonella ripristina l'esame di maturità di Giovanni Gentile, con alcune novità: vengono introdotti i membri interni (prima due e poi soltanto uno) e relativamente ai due anni precedenti l'ultimo vengono richiesti dei cenni. Si tratta di novità limitate, ma non prive di significato, che impediscono comunque di liquidare sbrigativamente la legge Gonella, attribuendola al clima generale di restaurazione e ritorno all'ordine proprio dei primi anni Cinquanta. Una svolta decisiva nella storia dell'esame di maturità è poi quella del 1969, con il decreto del ministro Fiorentino Sullo. Siamo negli anni della contestazione, dell'autunno caldo, del movimento studentesco, della volontà di cambiare il mondo e anche per l'esame conclusivo della scuola superiore ci sono riforme radicali. L'esame di maturità viene esteso a tutti i corsi di studio quadriennali e quinquennali di istruzione secondaria superiore, contestualmente con la liberalizzazione degli accessi agli studi universitari. Le prove scritte vengono ridotte a due, scelte dal ministero. 
La prova orale assume il nome di colloquio: una denominazione che, almeno nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe indicare la volontà di superare il carattere del puro accertamento di una preparazione nozionistica. La medesima volontà ispira la drastica riduzione delle materie orali: il ministero ne sceglie quattro, lo studente risponde solo su due: una scelta da lui stesso, l'altra dalla Commissione. Il voto è unico e in sessantesimi, la soglia minima per la promozione è 36/60, non sono più previsti esami di riparazione. Il decreto Sullo viene convertito nella legge n. 146 del 1971 con l'esplicita dichiarazione che dovrebbe avere una validità sperimentale di soli due anni. Ne durerà trenta. Il nuovo cambiamento avviene nel 1997 con il ministro Luigi Berlinguer e la Legge 425 del 10 dicembre 1997, seguita dal Regolamento del nuovo esame di stato D.P.R. 23 luglio 1998, n. 323. Le modifiche sono numerose e importanti: l'Esame di Maturità diventa Esame di Stato. La Commissione è composta per il 50% da membri interni, per il restante 50% da esterni, più il Presidente esterno all'Istituto, che opera su due Commissioni. Il punteggio finale è la somma di quattro componenti: il credito scolastico in ventesimi (con l'eventuale integrazione del credito formativo, derivante dal riconoscimento di attività extrascolastiche), il punteggio delle prove d'esame in ottantesimi (45 punti alle prove scritte, 35 al colloquio), l'eventuale integrazione fino ad un massimo di 5 punti in presenza di un credito scolastico pari ad almeno 15 punti e di prove d'esame particolarmente positivi, con un punteggio minimo di 70. Il punteggio massimo è 100, il minimo per la promozione è 60. Lo studente promosso riceve, oltre al diploma, una certificazione delle competenze acquisite in quattro lingue straniere (francese, inglese, spagnolo. tedesco), secondo i modelli europei. Le prove scritte diventano tre, due inviate dal ministero, la terza predisposta dalla Commissione. Importanti le innovazioni per la prima prova scritta; il tradizionale tema di italiano è sostituito da prove differenziate e tipologicamente individuate: l'analisi del testo, l'articolo di giornale, il saggio breve, il tema di argomento storico, il tema di ordine generale. L'innovazione ha importanti riflessi sull'insegnamento dell'italiano, in particolare entra nella prassi didattica la scrittura documentata. Si apre un nuovo fronte per l'aggiornamento dei docenti e una nuova miniera per le Case editrici. Un nuovo capitolo nella storia dell'esame di Stato inizia con il ministro Letizia Moratti e la Legge 28 dicembre 2001, n. 448. La riforma incide soprattutto sulla composizione delle Commissioni, che vengono costituite da soli membri interni e da un Presidente esterno, nominato per tutte le Commissioni operanti in ciascun istituto. Nel confronto sul nuovo esame a questo punto si evidenziano prese di posizione più ideologiche che didattiche: qualcuno parla di un provvedimento dettato da semplici ragioni di contenimento di spesa, altri sottolineano la volontà di favorire la scuola privata, altri ancora criticano un esame fatto a misura delle nuove generazioni, troppo coccolate e protette per essere in grado di affrontare lo stress del confronto con commissari esterni. La nuova e ultima svolta si registra con il ministro Fioroni e la legge n. 1 dell'11 gennaio 2007. Questa però non è più storia, è cronaca. Circolari e comunicazioni escono a getto continuo e il dibattito è aperto. Tra qualche tempo potremo trarre le prime conclusioni.
(N.B. Uno sguardo ed un ricordo al Liceo Classico ”V.Lilla” di Francavilla Fontana,  alla mitica estate 1966, al  caro vocabolario latino Georges e a quello greco Rocci, alla sigaretta buttata e fumata  a meta’ perché   si avvicinava il commissario di Latino e Greco,ai “riferimenti” degli anni precedenti, al trimetro giambico e all’esametro, all’antipatico Pelide e al generoso Ettore, all’aristocratico Tucidide, al sereno Orazio,all’amico di banco Milone Enzo (medico a Gorgonzola  e riabbracciato a distanza di 40 anni), a tutti i  cari compagni di classe invecchiati (nella migliore delle ipotesi), ai glicini del viale stazione con il loro penetrante profumo e con la loro generosa ombra concessaci,all’indimenticabile ed incartapecorito prof. Caroli e al gentiluomo  prof. Di Noi, al  comprensivo bidello Peppino, a quelle palpitazioni e trepidazioni  che ci hanno permesso di diventare uomini con tutti i nostri difetti e mancanze, alla nostalgia che ti assale all’improvviso scartocciando episodi chiusi nel cassetto della memoria,ai candidi quadri degli scrutini con i voti in colore nero e in rosso, a Sergio Sbrollini, ucciso dalla pistola di un balordo, a tutti i sogni e le aspettative coltivate...)

1 commento:

  1. Bella descrizione dei tempi passati, con evidente emozione nel raccontare il proprio periodo di riferimento... Tempi passati ma tanto vicini nel ricordarli . Bravo prof.

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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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