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domenica 27 settembre 2015

ἔρως καὶ θάνατος ,elementi dell’eterna vita umana



“Eros e Thanatos",amare parole scritte più di 2500 anni fa…  viverle come fossero state scritte per te, oggi.Studiare è come amare, presuppone libertà e sincerità. Cultura è relazione tra il mio io più intimo e unico e un altro io che ha le sue leggi e la sua storia. Quanto più profonda e vera è la relazione, tanto più potente è la conoscenza che se ne trae. “Eros e thanatos”, perché ho paura di morire, sì, ed è per questo che amo i classici. Nelle loro parole ritrovo la strada, esse mi indicano la via, mi aiutano a riconoscere cosa è giusto, urgente e importante e cosa non lo è.I classici ristabiliscono il giusto rapporto tra l’umano e l’eterno.“ Eros e thanatos” racconta della mia passione per i classici del teatro greco, per quelle parole antiche che non accaddero mai ma furono sempre.Eros e Thanatos in quanto elementi complementari nella vita di ogni uomo, sono sempre stati oggetto di interesse fin dall'antichità. Due eterne facce della stessa medaglia, due forze opposte che regolano la vita, questi concetti in totale opposizione tra loro sono come indissolubilmente legati l’uno all’altro.Entrambi i termini hanno origine greca, sia nel nome, sia nelle figure che incarnano. Eros, antico dio greco dell'Amore figlio di Afrodite ed Ermes, simboleggia quella forza naturale, positiva e creatrice che da’ la Vita, che è Amore e che spinge la Natura a dare i suoi frutti per mantenere in vita le sue creature. Tànato o Thanatos è un demone negativo figlio della Notte e dell’Inganno, fratello gemello di Hypnos (il Sonno), simboleggia la Morte che porta con sé la Distruzione e il Nulla. Spesso veniva rappresentato come un nero fanciullo portato dalla Notte tra le sue braccia, oppure come un demone barbuto e alato che portava con sé una fiaccola spenta. Considerato insensibile alle preghiere, si diceva che fosse una creatura dal cuore di ferro. Essendo i rappresentanti dei complementari impulsi di vita (eros) e di morte (thanatos), questi concetti sono sempre stati contrapposti e il connubio tra amore e morte è stato frequentemente posto alla base di molte opere della narrativa del passato. Gli scrittori, i poeti e gli artisti di ogni genere attorno a questa tematica hanno costruito opere famosissime come la storia di Didone ed Enea di Virgilio, la storia di Orfeo ed Euridice di Ovidio, il Tristano e Isotta di Wagner, il Romeo e Giulietta di Shakespeare, il Paolo e Francesca del Canto V dell’Inferno di Dante, Amore e Morte di Leopardi, il Gelsomino Notturno di Pascoli e la Traviata di Verdi. Viaggiare dentro le vicende di Baccanti di Euripide. In “Eros e thanatos” si parte dalla tragica morte del migliore amico per arrivare all’urlo terribile di Achille di fronte alla morte di Patroclo. Questo il prologo...attraverso la rievocazione del mio esame di greco alla maturità...Baccanti è l’ultimo testo della tragedia attica, con esso si chiude per sempre il grande ciclo della cultura ateniese. E’ un testo che non finisce di illuminarci e di porci nel cuore delle contraddizioni dell’uomo e delle sue società: vediamo Agave con la testa mozzata del figlio Penteo arrivare alle porte di Tebe e chiamare il padre, Cadmo, perché gioisca di quella che, nella sua follia, considera una grande impresa di caccia.Nell’urlo di dolore di Agave, quando il padre riesce a farla rinsavire, c’è l’urlo di un’intera civiltà, che, senza accorgersene, finì per autodistruggersi. Come a dire: se solo aprissimo i nostri occhi prima dell’irreparabile, sapremo evitare lutti e dolori. Invece, troppo spesso accecati dalle nostre meschinità, non vediamo la rovina che si abbatte su di noi, inesorabile.Un monito lanciato 2500 anni fa per tutti noi. C’è comunque bisogno della morte per prendere consapevolezza della vita. Certamente ogni lutto può mettere in difficoltà la persona a cui viene a mancare un sostegno affettivo più o meno intenso, è una parte di se che se ne va, ma risanata la ferita ad ogni vuoto che si crea una nuova realtà riempirà l’evoluzione della propria esistenza. Dal contrasto risaltano i valori.

L’importanza della vita viene data dalla sua mancanza. Il nostro io bambino davanti a essa ha solo paura o vuole sfidarla ed esorcizzarla in qualche modo, ma poiché è un fatto, qualcosa su cui bisogna per forza fare i conti, è l’io adulto che deve riflettere su di essa, porsi in un atteggiamento ragionevole e costruttivo per poterla accettare e sublimare. Certe esistenze si trasformano dopo aver rischiato di morire, incidenti o malattie. La morte ha fatto da stimolo per un recupero di significati e di valori, la vita rinasce più forte.Del resto a ben vedere l’uomo è l’unico essere su questo pianeta che pianifica oltre la propria singola esistenza, mentre per il resto degli animali, pur dotati di intelligenza ed affettività come tutti i mammiferi, è il solo istinto riproduttivo a programmare il mantenimento della specie. L’uomo ha una “genitorialità” consapevole, Tutte le istituzioni e le leggi, le tradizioni, le religioni, con difetti e virtù. sorpassano il singolo e gli permettono di avere un senso di continuità. L’io genitore non si limita ad accudire la prole ma ad inserire il figlio in questo mondo culturale di segni e simboli in cui presto si identificherà. Esso è così forte da poter superare l’istinto di sopravvivenza e la ragione. Quanti sono morti felici in nome della patria e della religione senza nemmeno domandarsi perché combattevano! In questi casi, purtroppo numerosi, l’io genitore inglobava l’io adulto e l’io bambino , non permetteva all’uno di ragionare e all’altro di affermare la legittima voglia di vivere. Ben diversa è la fede, intesa come originaria pulsione umana ancora libera da credenze codificate. In essa c’è la percezione di una realtà divina, di un significato del mondo e della vita che assimila la morte come un momento della vita, san Francesco la chiamava sorella. Ecco come l’io adulto può integrare la morte in se stesso ed evitare che diventi motivo di  depressione (o di esaltazione per chi la sfida anche nel terribile gioco della guerra.)  Insomma… la morte non è un giocattolo da lasciare ai bambini.
Un monito, che, non so voi, ma io vorrei cercare di ascoltare.
Per ora, intanto, cerco di raccontarlo.


1 commento:

  1. Lei scrive in modo meraviglioso e semplice.Come mai nessuno ha pensato a lei come assessore alla pubblica istruzione?Congratulazioni e saluti da una signora che la segue sempre. LB

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