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sabato 12 maggio 2012

C'era una volta la...fiaba

Cenerentola e Pollicino, Biancaneve e Barbablù, Pinocchio,la piccola fiammiferaia, Hansel e Gretel, la Bella e la bestia, Aladino, Cappuccetto rosso, i musicanti di Brema, Lucignolo, Peter Pan… chissà  quante volte ci siamo addormentati al suono di una tenera  ed amorevole  voce che ci raccontava queste fiabe; chissà  quante volte abbiamo sognato di svegliarci in una favola… e oggi?
La maggior parte delle favole sono state raccolte e in parte riscritte nel corso dell'Ottocento da estensori che, come i fratelli Grimm, ne avevano riconosciuto il valore e il contenuto. Erano racconti orali, sopravvissuti per secoli passando di generazione in generazione. In tempi antichi anche nei nostri paesi europei vi furono narratori itineranti di fiabe, quali oggi si possono ancora incontrare in Oriente. Presso di noi le favole divennero ben presto tesori di famiglia. Per lo più erano gli anziani cui spettava l'onore e il dovere di raccontarle ai più giovani. Per trovare però la radice originaria delle fiabe, dobbiamo tornare indietro nel tempo, molto prima della nascita di Cristo, dove la storia sprofonda nel crepuscolo. Da questo crepuscolo si ergono le figure dei cantori itineranti, dei bardi che andavano di luogo in luogo per cantare e narrare delle storie. Ogni popolo di antica civiltà aveva le proprie favole e i propri cantori che le diffondevano. È davvero singolare che presso gli indiani, gli africani, gli asiatici e gli europei si trovino molte immagini e figure simili. Come disse lo storico della civiltà Herman Grimm, figlio di uno dei due fratelli Grimm, nelle favole si può trovare il contenuto della grande storia universale nei tempi primordiali. Le favole sono resti di una religiosità che ha origine nella preistoria e che comunicava in immagini esperienze dell'anima e dello spirito.  Il grande studioso  Jakob Grimm attribuisce alle favole un'origine religiosa. Chi erano i bardi e i cantastorie itineranti che allora andavano di paese in paese, in Norvegia, nell'Europa centrale, nell'Europa occidentale, giù giù fino nell'antica Grecia? Essi rischiaravano la grigia vita dei contadini e dei cacciatori con immagini di racconti mitici. I bardi venivano rispettati come una classe onorata, spesso erano persino sacerdoti. Comunque, quando arrivava un bardo, tutto il paese si raccoglieva attorno a lui. Da lontano accorrevano anche gli abitanti di fattorie isolate, perché spesso essi erano l'unica fonte di notizie che le persone ricevevano nel corso dell'anno. Oltre ai bardi, che spesso venivano addirittura nominati consiglieri di capitani e di re, nei paesi nordici c'erano gli scaldi, poeti e cantori che non costituivano una classe a sé, ma piuttosto "cantavano e dicevano" ciò che scaturiva dal loro animo rapito dall'ispirazione. 
 Se analizziamo che cosa vi sia di comune a tutte le favole, ci accorgiamo che quasi tutte iniziano con la descrizione di una situazione armonica che viene poi distrutta. "C'era una volta una buona regina - c'era una volta un bel castello - c'erano una volta due bambini che vivevano con il papà e la mamma nella loro casetta vicino al bosco"... La principessa può ancora giocare con la palla d'oro, i bambini delle favole abitano presso il papà e la mamma e il fortunato Gianni porta il suo pezzo d'oro attraverso il mondo. È l'età dell'oro, un'atmosfera di paradiso, "il buon tempo passato" con cui quasi ogni racconto fiabesco inizia. Ma presto arrivano gli ostacoli, gli uomini commettono una colpa, la felicità di un tempo viene distrutta, avviene "la cacciata dal Paradiso" (non è esattamente la stessa esperienza che il bambino crescendo deve attraversare interiormente e più tardi esteriormente?). A quel punto entrano nelle favole le maschere del male: bugia, cattiveria, orgoglio, vigliaccheria, ottusità, brama, avarizia, tutto il repertorio della stregoneria! I personaggi delle favole vengono impigliati nell'errore e nelle miserie. Il protagonista della fiaba vaga sperduto, esiliato, senza patria. Si smarrisce in una foresta oscura, oppure è prigioniero nella torre di pietra, dorme nelle ceneri, cade in disgrazia, piomba in un sonno senza risveglio o diventa perfino di pietra. L'oro va perduto. Veleno e morte entrano in scena. Biancaneve giace come morta. Sembra che il male e le tenebre abbiano il sopravvento. Nel buio e nello smarrimento arrivano segni di un aiuto vicino e cresce l'attesa del grande cambiamento. Sì, appaiono i messaggeri del bene, del coraggio, del superamento, dell'altruismo e della dedizione.
 Inizia a brillare la speranza dell'attesa redenzione: il bene deve vincere! La resurrezione dalla miseria si compie nella favola con l'arrivo del principe o di un altro vincitore, rappresentanti di tutte le forze buone dell'uomo. Questi soccorritori sono dotati di quelle che si possono definire virtù cristiane: umiltà, coraggio, amore, sincerità.
L’educazione scientifica odierna, alla quale erroneamente il mondo sta consegnando la formazione delle future generazioni, non ha bisogno di privarsi dell’immaginazione, della fantasia: anzi, senza l’immaginazione non c’e nemmeno progresso scientifico. Se a un uomo di scarsa immaginazione casca sul naso una mela, egli si accontenta di massaggiarsi il naso, tuttalpiù di smoccolare un tantino. Ma se la mela casca sul naso di un uomo dall’immaginazione fervida egli si domanderà perché è cascata, che senso ha la caduta dei corpi, quale legge la regola.
Gesù Cristo stesso non si è forse servito di immagini e parabole per istruire il suo popolo? A un esame profondo le favole non appaiono più soltanto gradevoli creazioni di fantasia per intrattenere i bambini: sono pietre di costruzione dell'anima umana. Chi da bambino ha carenza di favole diventa troppo presto saccente e portato a un realismo tutto esteriore. I bambini che a tempo debito hanno respirato le favole hanno in loro una ricchezza di nutrimento che favorisce un'esistenza armonica e serena. Chi ha ricevuto questo dono dalle labbra della mamma, del papà, della maestra, porta come tesoro perenne in sé le immagini del mondo della fiaba.
Genitori, non lasciatevi portar via la cosa più bella nella vita dei bambini: raccontate ai vostri figli fiabe e novelle! Fra i ricordi caldi e forti dei bambini divenuti adulti ci sarà anche questo: “i mieigenitori mi hanno sempre raccontato delle fiabe”. Si formeranno legami d'amore molto più saldi di quanto avvenga accontentando i bambini nei capricci e nelle richieste che oggi si ritiene doveroso soddisfare
"Come da patrie lontane viene dato ad ogni uomo un angelo buono che lo segue come un compagno di strada mentre si avvia verso la vita", scrissero una volta i fratelli Grimm e continuarono: "le fiabe sono capaci di cogliere i puri pensieri di un'osservazione infantile del mondo, in parte per il modo in cui sono divulgate, in parte per loro intrinseca natura; nutrono in modo immediato come il latte, leggere e gradevoli, o come il miele, dolci e nutrienti, senza pesantezza terrestre."
Ed ecco la fiaba pronta per darci una mano, ad immaginare il futuro che altri vorrebbero, semplicemente, farci subire.

 Qualcuno ha scritto:
 E' il mondo incantato che vive dentro di noi,
 e' il desiderio dei grandi di rimanere magicamente bambini,
 e' il sogno che sa di fantasia e speranza, di fate e folletti,
 di mondi incantati e pensieri buoni.
 Le favole siamo noi.
                                                       Le favole sono di tutti, grandi e bambini.
                                                       Le favole nascono per volare lontano,
                                                       per toccare il cuore della gente.
                                                       Le favole si amano, si raccontano, si vivono, si sognano.

Dopo tante crudeltà, nefandezze, errori che l’umanità  ha compiuto e compie ancora  nel corso della sua storia, vogliamo privarci anche di questo?

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ammazzato nel novembre del 1975

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