La selvaggia campagna maremmana ha lasciato una forte impronta nella poesia del Carducci. Tanti componimenti di questo autore fanno riviver dinanzi alla fantasia del lettore la storia antica, i vari aspetti della Maremma, dai più orridi ai piú sereni e ridenti, e le forti impressioni che ne ebbe il Poeta; ma la poesia che piú compiutamente rispecchia i suoi ricordi giovanili è certamente Davanti San Guido ».Anch' essa, balza improvvisa dalla mente e dal cuore del Poeta mentre egli attraversa in treno il paesaggio. I cipressi che, per tre lunghi chilometri, vanno in duplice diritta fila vicino alla stazione, cui non è lontano l'oratorio di San Guido, fino a Bólgheri, invitano il Poeta a riposarsi ancora alle loro ombre, dove egli corse e giocò nella fanciullezza serena. Gli ricanteranno le antiche canzoni; e tutti i mitici fantasmi che egli era solito di evocare in queI luoghi, si ravviveranno ancora per accoglierlo in festa e per consolarlo.
Ma il Poeta non può trattenersi: le cure della vita lo chiamano lontano. E allora, sorge dal cimitero nonna Lucia, a ricordargli la vecchia novella di colei che tutta la vita peregrinò inutilmente cercando il suo perduto amore. Così è il Poeta e cosi’ siamo anche noi: tutti a correre dietro a un sognato bene che non raggiungeremo mai, se non, forse, nella pace ultima della tomba:
I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar.
Mi riconobbero, e— Ben torni omai —
Bisbigliaron vèr' me co 'l capo chino —
Perché non scendi ? Perché non ristai ?
Fresca è la sera e a te noto il cammino.
Oh sièditi a le nostre ombre odorate
Ove soffia dal mare il maestrale:
Ira non ti serbiam de le sassate
Tue d'una volta: oh non facean già male!...
E qui inizia una serie
infinita di allettanti inviti a rimanere, a fermarsi lì tra le colonne,… tra
quel duplice filare, dove tante cose ha ancora da imparare, tante cose di cui
arricchire il suo spirito. “Dimani a mezzo il giorno”, l’ora in cui gli
apprendisti liberi muratori sono soliti aprire i loro lavori, “ti canteremo
noi cipressi i cori che vanno eterni tra la terra e il cielo”. I cipressi,
i fedeli amici, ma perché no, i “Fratelli Cipressi”, ai quali non tirerebbe più
neanche un sassolino per gioco, gli promettono non le solite cose che allettano
ed adescano l’uomo profano, bensì si impegnano ad elevarlo verso una realtà
superiore che sfugge all’uomo comune intento a seguire falsi segnali simili a
fuochi fatui: un invito a ritrovare in sé stesso quel giusto equilibrio tra
sentimento e ragione proprio dell’uomo libero e di sani costumi: “… il
dissidio, o mortal, delle tue cure nella diva armonia sommergerà”, “tutto
in questo tempio dovrà essere serietà, senno, benefizio e giubilo”.Mentr'io così piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
Annitrendo correa lieta al rumore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò
E a brucar serio e lento seguitò.

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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis