Taranto, le dichiarazioni choc di Riva
La battuta in un'intervista a una televisione locale. Gli ambientalisti: "Ora deve chiedere scusa"
Inutili le belle parole durante i tavoli con le istituzioni. Inutili le aperture di credito nei confronti delle associazioni ambientaliste e della politica. Emilio Riva ha sintetizzato in poche parole il suo pensiero sulla situazione di Taranto: "Il dibattito sui tumori in questa città - dice il patron dell'Ilva - è completamente inventato".
La frase è dettata da Riva al giornalista Luigi Abbate di Bs Television, al termine della conferenza stampa che l'azienda ha tenuto sull'ambientalizzazione nei giorni scorsi. Appena conclusa la dichiarazione, si è avventato sul giornalista il responsabile per i rapporti istituzionali dell'Ilva, Girolamo Archinà, che ha strappato dalle mani del reporter il microfono e lo ha portato via. Le telecamere hanno però ripreso tutto. Ieri il filmato è finito su You Tube scatenando l'ira degli ambientalisti.
Da Alessandro Marescotti di Peacelink è arrivato il primo, durissimo, commento: "Di fronte a questi episodi - dice - la nostra associazione ritira ogni credito alle aperture di facciata della dirigenza Ilva al dialogo con le associazioni ambientaliste e con la società civile". Durissima anche Legambiente che con il presidente regionale, Francesco Tarantini e il direttore nazionale, Sebastiano Venneri, invita Riva a "chiedere immediatamente scusa alla gente di Taranto. Una tale arroganza non è più sopportabile". Sdegno tra la gente anche sui social network e nei forum.
Intanto prosegue l'organizzazione per la grande manifestazione del 29 novembre.
Ma, a parte i due splendidi che più splendidi non si può, Vendola e Stefàno, chi può essere caduto nella trappola che Riva, pentito, poteva preoccuparsi dell'ambiente a Taranto e della salute dei tarantini e degli abitanti della intera provincia ?
RispondiEliminaE si, perchè Taranto porta la bandiera, ma noi della provincia non è che ne siamo indenni.
Paghiamo pegno all'Ilva ogni qualvolta il vento ci spinge i suoi veleni, ogni qualvolta ci troviamo an andare verso Massafra, ogni qualvolta - per lavoro o per altro - andiamo a Taranto.
Noi paghiamo e Riva incassa.
Orbene, poichè è solo questione di tempo e Riva riceverà una condanna per i tanti reati commessi in quanto padrone dell'Ilva, e per i quali ci sono procedimenti pendenti, sento di proporre al Giudice di non concedere ulteriormente la sospensione della pena e di condannarlo all'obbligo di residenza a Taranto, Quartiere Tamburi.
Vuoi vedere che la pena, così come vuole la Costituzione, sarà rieducativa e servirà a riportare Riva sulla strada della legalità e del rispetto dell'altrui diritto a vivere e a non morire di tumore?
AL SIG. EMILIO RIVA
RispondiElimina(Prego il gestore del blog di far pervenire il commento che segue, tal quale, a quel signore di Emilio Riva).
" Taranto è la città più inquinata d'Italia e dell'Europa occidentale per i veleni delle industrie. L'inquinamento di Taranto, infatti, è di fonte civile solo per il 7%. Tutto il resto, il 93%, è di origine industriale. A Taranto, ognuno dei duecentomila abitanti, ogni anno, respira 2,7 tonnellate di ossido di carbonio e 57,7 tonnellate di anidride carbonica. Gli ultimi dati stimati dall'Ines (Inventario nazionale delle emissioni e loro sorgenti) sono spietati. Taranto è come la cinese Linfen, chiamata «Toxic Linfen», e la romena Copša Miça, le più inquinate del mondo per le emissioni industriali.
Ma a Taranto c'è qualcosa di più subdolo. A Taranto c'è la diossina. Qui si produce il 92% della diossina italiana e l'8,8% di quella europea. leucemie, mielomi e linfomi sono aumentati del 30-40%. La diossina danneggia il Dna .... Se nei genitori c'è un danno genotossico non è in loro che quel danno emerge, ma nei figli.
Tre mamme il cui latte risulta contaminato dalla diossina, cinque adulti che scoprono di avere il livello di contaminazione da diossina più alto del mondo, 1.200 pecore e capre di cui la Regione Puglia ordina l'abbattimento, forti sospetti di contaminazione nel raggio di 10 chilometri dal polo industriale (con i monitoraggi sospesi perché sempre «positivi ») sono, più che un allarme, una emergenza nazionale. La diossina si accumula nel tempo e a Taranto ce n'è per 9 chili, il triplo di Seveso (la città contaminata nel 1976). Ma sono sette le sostanze cancerogene e teratogene che, con la diossina, colpiscono Taranto come sette piaghe bibliche.
Mentre però a Bruxelles e a Roma (e a Bari, sede della Regione) si discute, Taranto viene espugnata dalla diossina. Basta dare un'occhiata, oltre che ai dati Ines, ai limiti di emissione, il cuore del problema. Il limite europeo è di 0,4 nanogrammi per metro cubo. Quello italiano, di 100 nanogrammi. «Un vestito su misura per l'Ilva di Emilio Riva», dicono le associazioni ambientaliste. «Siamo in regola e abbiamo anche investito 450 milioni di euro per migliorare gli impianti», replica l'Ilva, che l'anno scorso ha realizzato utili per 878 milioni, 182 milioni in più dell'anno prima e il doppio del 2005.
Fonte : Corriere della Sera.
Un solo ulteriore commento : Le capre e le pecore sono state abbattute. Perchè non abbattere anche le donne che producono latte alla diossina?
qull'archinà si vede che ha la faccia di merda
RispondiEliminaConfermo sull'Archinà che un pezzo di m.....,in casa Ilva lavora sia la figlia che il marito della figlia.....e chissà quanti altri parenti o amici...
RispondiEliminaIl problema non è Archinà.
RispondiEliminaEgli è dipendente di Riva e non può comportarsi diversamente.
Il vero problema sono i nostri politici, atesticolato(*) , i quali non hanno schiena sufficientemente dritta per ottenere dai potenti il rispetto del territorio e dei poveri cittadini che vi abitano.
Insieme a quella razza di politici vi è anche qualcuno che di quel pane si nutre, pur senza essere formalmente dipendente dell'Ilva.
Ahinoi!
(*) "a" sta per alfa privativa