Quasi una decina i praticanti sul tatami, la tradizionale materassina utilizzata per attutire le cadute, un po’ di più gli spettatori ed i curiosi che si sono alternati ai bordi dell’area destinata alla pratica per osservare le evoluzioni, i bloccaggi e le proiezioni che caratterizzano quest’arte marziale. Nelle tre ore in cui si è sviluppato l’evento, si sono succedute tecniche di bastone, spada e mani nude, tutte eseguite con l’impegno e la passione che costituiscono la condizione indispensabile una qualsiasi pratica marziale.
Nella visione di Ueshiba Morihei, Fondatore dell’Aikido, quest’arte marziale doveva servire, oltre che alla difesa personale, anche ad eliminare i conflitti tra le nazioni ed a stimolare la collaborazione e l’amicizia tra gli uomini, e questa asserzione è tanto vera e sentita che all’evento grottagliese si è aggiunto in contemporanea un incontro organizzato dal M° Sandro Caccamo a Roma – che ha raccolto circa 600 euro - ed un secondo incontro che si terrà agli inizi di dicembre a Firenze, diretto da Leonardo Mangani.
Al termine dell’incontro grottagliese, Carlo Caprino, che ha diretto le tre ore di pratica e approfondimento, ha letto il messaggio di ringraziamento che è stato fatto pervenire dai genitori della piccola Serena ed ha ringraziato tutti i presenti – praticanti e spettatori – per il loro contributo alla riuscita dell’evento. Alla vigilia della partenza della famiglia Quaranta alla volta degli Stati Uniti, la somma raccolta costituisce materialmente una piccola goccia di fronte al mare necessario, ma tuttavia l’incontro è stato un momento molto importante per mantenere alta l’attenzione pubblica sul caso di Serena e per dimostrare che i praticanti di arti marziali non sono necessariamente dei bruti energumeni dediti solo alla violenza fine a sé stessa, ma sono piuttosto persone “normali” come tutte le altre, pronte ad impegnarsi ed a sudare per un traguardo che va aldilà della soddisfazione personale per una vittoria in gara.
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