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martedì 18 giugno 2013

Oltre la Chiesa il Cristianesimo

Occorre la rivoluzione dei cristiani per sconfiggere la chiesa dei poteri
 di Pierfranco Bruni

La crisi attuale della Chiesa ha la caduta della modernità. I processi che ha vissuto negli ultimi anni sono stati declamanti dell’esilio dei “valori” cristiani. Io da non cattolico ma da attento conoscitore delle “evoluzione” del cattolicesimo moderno e del cattolicesimo – ideologia e del cattolicesimo tradizione ho la “presunzione” di poter guardare con obiettività la caduta della parola del cattolicesimo – teologia ed ecclesiastico, ma posso soprattutto sottolineare il significato, l’importanza e la necessità di una cristianità che deve sempre più guardare oltre la Chiesa.

L’esempio di questi anni è mortificante. Lo dovrebbe essere ancora di più per il cattolico cosiddetto “praticante”. Credo che non ci sia cultura più intollerante di quella cattolica, la quale, naturalmente, sfida la teologia del marxismo come suprema evoluzione di un rivoluzionarismo francese che ha costruito il senso della ragione come contraddizione nelle culture liberali.
Non può esserci alcun dialogo tra cristianità e marxismo. I cattivi maestri, a partire da Lorenzo Milani, hanno semplicemente confuso il cattolicesimo con il cristianesimo dando parvenza di moderazione sociale ad una cultura cattolica che incontra il sociale sul piano dell’essere “pari” e di concetti astratti senza significato reale come “I care” che hanno portato realmente alla disubbidienza delle capacità e dello spessore delle culture. Don Lorenzo Milani è un piccolo tassello. Troppa importanza gli è stata data. Ora basta, per carità cristiana. 
Ma la grande disfatta del mondo moderno nei confronti della cristianità è stato il Concilio Vaticano II. Certo, la mia scuola di pensiero è quella di Cristina Campo, degli anarchici che vivono l’eresia come rivoluzione della coscienza, degli intellettuali alla Bonaiuti, alla Papini, alla Berto, alla Prezzolini, alla Grisi, (e distante dai cattocomunisti che imperversano) che sanno mettersi in gioco dalla mattina alla sera, sempre con lealtà e fierezza, e non hanno mai accettato cattedre o regolamenti di conti sulla sabbia o sulle pietra della cultura.
Questo insistere sul fatto che la Chiesa di oggi non attraversi una crisi in cui, come scriveva Prezzolini (altro che don Milani!), ciò che viene messo a rischio è Dio stesso è una grande ipocrisia, simile alle arroganze del mondo cattolico. Sarebbe bastato seguire una delle ultime trasmissioni di “Porta a Porta” per rendersi conto di ciò.
Ma il problema è un altro. Bisogna che le coscienze si risveglino, bisogna che ci sia una rivoluzione cristiana (lo dicevo qualche giorno fa  in un Convegno  su San Francesco di Paola), bisogna che  ci sia il coraggio di far capire che i cattolici vivono una loro storia che è separata da quella dei cristiani.
I cristiani veri oggi sono senza chiesa. Questa è la vera “uscita di sicurezza”, come avrebbe ridetto il caro Ignazio Silone che ha scritto un libro magistrale su Celestino V. La crisi c’è. E non è una crisi di crescita. Si tratta di una caduta e le cadute a volte sono pericolosissime.
Quando un Papa si dimette non occorrono giustificazioni per parare le frecce di una Chiesa – potere. Bisogna poter incidere dentro questa costola. Non so se Papa Francesco ci riuscirà. Io credo di no, anche perché dovrà rispondere al suo “elettorato” quanto prima. L’unica soluzione, e lo dico con molta serenità, sarebbe uno scisma e sarebbe il bene per il mondo cristiano.
Da osservatore ma anche da scrittore che dedica molto tempo a queste riflessioni (uscirà nei prossimi mesi un mio saggio dal titolo: “Sconfiggere la Chiesa per far vivere Cristo”) auspicherei una rivoluzione delle intelligenze. Oggi la Chiesa è la teologia della crisi incarnata dai valori della crisi stessa.
Sono molto scettico, dicevo, sulla potenzialità cristiana e francescana del Pontefice anche perché occorre una rivoluzione completa sia nell’apparato ecclesiastico (mi sembra una battaglia dura: potrebbe fare la fine di Benedetto XVI) sia nelle coscienze di quei cristiani che  giocano da equilibristi tra cattolici e cristiani.
Fermiamoci una segnatura su questa questione. Il cattolicesimo è una ideologia come è il comunismo. Li trovi spesso insieme. Se facciamo i conti con i ricordi, nelle nostre epoche recenti, basterebbe soltanto osservare il quadro storico.  Entrambi sono forme di potere culturale che ambiscono ad un ulteriore potere che è quello finanziario.
Perché nelle Chiese, da quelle delle periferie a quelle dei paesi, da quelle di campagna a quelle delle città, durante la messa bisogna, chi vuole, contribuire con una offerta? È una chiosa malinconica e banale? Certo. Ma il mondo moderno è banale come l’uomo senza qualità di Musil.
Perché i funerali si pagano, i matrimoni, i battesimi e così via sempre chiaramente con una offerta. Anzi, specifichiamo, noi credenti ci sentiamo quasi in obbligo di fare una offerta. Altra banalità ma, signori miei, il mondo si costruisce su banalità e se non partiamo dalle banalità non possiamo capire cosa ci sta a fare lo IOR (Istituto per le opere di religione). La Chiesa non è misericordiosa?
E chiudo ora. Bisogna avere il coraggio di guardare dentro la storia. È vero che Giovanni Paolo II è uno dei papi più amati ed è stata una straordinaria rappresentanza di cristiano che ha saputo sconfiggere il comunismo. Ma il comunismo non è stato vinto e i mercati non hanno perso. Io sono convinto, invece, che Benedetto XVI è stato il papa della rivoluzione, però ha dovuto cedere la sua cristianità al potere cattolico con il grande gesto delle dimissioni. 
Il cristianesimo delle origini non aveva né il Concilio Vaticani II né lo IOR!
Questo nuovo papa ha il coraggio della gioventù. Ma cosa farà dopodomani?

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