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mercoledì 30 novembre 2016

VOLTAIRE (1694 - 1778) e la Tolleranza

di Filomena Russo

In questo momento storico di cambiamenti sociali, si parla tanto di tolleranza, e di rispetto per le opinioni altrui,  ciò fa pensare immediatamente a Voltaire (anagramma di François-Marie-Arouet).
Voltaire mette la filosofia alla portata di tutti. Il suo nome è legato soprattutto alle sue battaglie per la tolleranza e  mette la sua penna al servizio delle cause civili. Lotta per una società più giusta, si scontra col  potere; le sue opere sono censurate e perseguite dall’autorità politica e religiosa.
Da un lato il suo nome evoca  l’héritage des Lumières, lo spirito di libertà, l’anticlericalismo, dall’altro diviene sinonimo di un buon senso un po’ semplicistico. Raffrontato a Rousseau è considerato come uno scrittore che chiude un mondo, e Rousseau annuncerebbe tempi nuovi ispirandosi allo sbocciare del  Romanticismo. Goethe ha sintetizzato :“Avec  Voltaire, c’est un monde qui  finit;  avec  Rousseau c’est un monde qui  commence”.(trad.”Con Voltaire, è un mondo che finisce; con Rousseau è un mondo che comincia). 
Nel 1878 F.Nietzsche rende giustizia a Voltaire, considerandolo un grande signore dell’intelligenza, come un liberatore dell’animo umano, le cui battaglie hanno delegittimato: l’autoritarismo, il fanatismo, i preconcetti.  Voltaire vive in Inghilterra dal 1726 al 1728, studia il pensiero di Locke e Newton.
 “Les lettres anglaises”(le lettereinglesi),prima versione delle “ Lettres philosophiques” (1734)(le lettere filosofiche) sono il frutto di queste esperienze. Rientrato in Francia continua a lavorare alle sue tragedie (Brutus 1730 -  Zaire 1732).” Les  lettres philosophiques” vengono condannate al fuoco. Voltaire fugge a Cirey, in Champagne presso la sua amica Madame du Chatelet, là approfondisce  la filosofia di Newton e redige “Eléments de la philosophie de Newton (1738).
In filosofia, il pensiero di Voltaire poggia più sull’esperienza che sull’astratto. Voltaire si dichiara contro le dottrine, le teorie, i sistemi; per quanto possono essere ingegnosi, secondo Voltaire sono costruiti su delle conchiglie (fossili). Egli osserva che la metafisica, portando le credenze in dogmi, incoraggia il fanatismo e la discordia civile. L’idea di Provvidenza rovinerebbe secondo Voltaire quella di responsabilità dell’uomo.  Malgrado gli attacchi contro la religione e il clero, Voltaire non è ateo. Egli crede  all’esistenza di un essere di ragione, di un” eterno geometra,” che si manifesta attraverso l’ordine del cosmo. Questo Dio non si mischia degli affari degli uomini. Questi sono abbandonati a se stessi. La lucidità contro l’ottimismo.  Secondo Voltaire le dottrine dell’ottimismo molto diffuse in Francia all’epoca, accettano l’esistente, giustificando il male, col pretesto di spiegarlo. Dedica tre opere a combattere la superficialità di tutti quelli che affermano che “tutto é bene”: “Le Disastre de Lisbonne” (1756)(il disastro di Lisbona), “ Candide ou l’Optimisme”(1759) (Candide o l’ottimismo), l’articolo “Bien”(Bene) del Dizionario filosofico (1764) . La definizione di racconto filosofico dà a certe opere l’intento di porgere dei problemi e sollevare delle interrogazioni. Voltaire costruisce i suoi racconti non per divertire, ma per istruire il lettore.  A lui importa soprattutto “parler raison” (parlare alla ragione), svelando gli aspetti più strani della realtà, per suscitare la riflessione. Nell’opera “Zadig ou la destinée” (Zadig o il destino), il personaggio Zadig scopre che gli uomini sono invidiosi e furbi, che i preti sono fanatici, e la giustizia  è  cieca. Egli constata che l’intelligenza e la saggezza sono sempre misconosciute e che l’ingratitudine, la cattiveria, e i pregiudizi si rivolgono dappertutto contro la ragione.   “ Candide ou l’optimisme” (1759) è un’opera di critica sociale e filosofica, guardando la crudeltà degli uomini e le illusioni che generano le teorie ottimiste. Voltaire fa la satira della filosofia ottimistica di Rousseau, Leibniz, e di Wolf. Contro le discussioni metafisiche degli altri filosofi, fonda la sua satira sulla presentazione dei fatti: La vita non è che un seguito di sfortune(malasorte) che vengono da Dio e dagli uomini: terremoti, naufragi, guerre, fanatismo, schiavitù. Come rimedio egli offre la ritirata :
Cultivons notre  jardin” (trad. coltiviamo il nostro giardino) dice Candide alla fine delle sue avventure , da non interpretare come una forma egoistica, poiché  questo giardino è il mondo che bisogna migliorare. Voltaire ha sempre protestato contro l’oppressione, contro la tirannia. L’opera che meglio sintetizza l’impegno di Voltaire é le “Dictionnaire philosophique”(trad: “Dizionario filosofico “1764 ,1772 edizione definitiva). Questo suo impegno è la difesa di vittime delle condizioni generali di arretratezza di cui soffriva la società francese contemporanea (l’affaire Calas 1762-1766), che ispirerà a Voltaire il famoso “Traité de la Tolérance” , (Trattato sulla Tolleranza)  il cui fine é “ rendere gli uomini più tolleranti e più miti”  e che ha procurato a Voltaire la fama di combattente contro le ingiustizie provocate dal fanatismo clericale.   Il Trattato parte da un fatto di cronaca: l’ingiusta condanna a morte di un pastore protestante, Jean Calas, decisa dai giudici di Tolosa. Il figlio di Jean Calas, Marc-Antoine,  per trovare lavoro decide di convertirsi al cristianesimo. Il padre non condivide la scelta del figlio, ma non lo ostacola. La sera prima del suo  battesimo il giovane viene trovato impiccato. Il padre, pastore ugonotto impedisce di rivelare che il figlio si era suicidato, per  evitare che, il cadavere nudo, fosse trascinato per le strade.(perché suicida). Ciò,però, gli è fatale, perché in un momento di fanatismo religioso, Jean Calas viene imprigionato, giudicato colpevole e, mandato a morte con tortura. Nel 1765 il Consiglio  di Stato dichiara Jean Calas innocente e ne riabilita la memoria.  Per Voltaire è fondamentale la libertà di opinione, e, celebre é  il suo motto “Disapprovo ciò che  dici, ma difenderò sino alla morte il tuo diritto di dirlo”. L’opera di Voltaire la si può leggere come una lotta per la libertà e il progresso.

Con Voltaire  la dicotomia tra l’uomo e il letterato appare superata, la letteratura non è mai stata altro che il modo maggiore per prendere contatto con la vita, per vivere la propria avventura umana con indefettibile senso di responsabilità. L’opera di Voltaire, a mio modesto avviso, appare più che mai attuale, perché, ci si confronta sempre meno e, a tutti i livelli sociali, (particolarmente in politica), si ha sempre molta difficoltà ad accettare le opinioni altrui.

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