Presentato
nel Terrazzo Pellegrini, a Cosenza,
con successo, in anteprima nazionale, il nuovo e affascinante e
drammatico
romanzo di Pierfranco Bruni. Un romanzo di alto spessore stilistico in
una
temperie qual è quella del Fascimo morente. Sullo sfondo della tragedia
della fine del Fascismo, uno scenario reale in una visione a volte anche
immaginaria, Pierfranco Bruni recupera la drammatica e
“illuminante” avventura – destino tra
Claretta Petacci e Benito Mussolini e ne traccia con maestria un
romanzo. Tra
dettagli che la storia ha piegato nella soffitta e aspetti che ritornano
con
voci assillanti “Passione
e morte. Claretta e
Ben”, uscito proprio in questi giorni da Pellegrini
editore
(pp. 152,
in elegante veste editoriale, per i 60 anni della
Casa
editrice, euro 14.00) è il romanzo – vissuto – e ascoltato di Pierfranco
Bruni.
Ma già nel 1996 Bruni aveva pubblicato negli “Zaffiri” un racconto breve
su
Claretta. Molto “gettonato” in quegli anni. Era un “profilo” breve ma
incisivo.
Non è tanto l’amore
di Benito verso Claretta che
emerge ma piuttosto è la donna Claretta, l’amante Claretta, il coraggio
di una
donna che dedica tutta la sua vita ad un uomo sconfitto, ad un uomo che
non
potrà più darle nulla e nella sua dolcezza, al di là del bene e del
male, non
maschera mai il suo amore per Ben. Molte indicazioni provengono da una
voce
diretta, voce narrante, che è quella del padre.
Bruni fa
campeggiare questo personaggio – padre che
racconta e lo scrittore lo invita a raccontare. Sino alla fine. E quando
il
racconto del padre si arresta lo scrittore imposta dei capitoli, alla
Brasillach
maniera ad intreccio con uno scatto di fantasia magistrale. Ovvero si
inventa
delle lettere costruite sull’onda delle passioni storiche ed
esistenziali.
Sono lettere
immaginarie tra Claretta e Benito e
viceversa. Il romanzo è impostato proprio sulla struttura di quattro
modelli di
raccontare. In queste Lettere immaginarie ci sono pezzi di storia, ci
sono pezzi
di una verità che va interpretata certamente sul piano letterario, ci
sono pezzi
di una vita e stagioni di una storia che non smettono di restare
nell’identità
del nostro Paese.
Il
dialogo con il padre, comunque, non si interrompe. Il padre, alla fine,
consiglia a questo figlio scrittore (scrittore ed eretico) di andare
oltre senza
mai dimenticare e mai rinnegare. Ma “Passione e morte” è un romanzo. Un
romanzo
forte e leale che si intaglia nella coerenza sia stilistica che
esistenziale di
uno scrittore anticonformista e vero come Pierfranco Bruni.
Lo scrittore
compie un viaggio non solo dentro le sue memorie ma nella memoria
del
padre e in queste memorie Claretta resta una "viola d’inverno".
“Passione e
morte” forse non è un diario. Lontano da “Quando fioriscono i rovi”, “Il
mare e
la conchiglia”, “La bicicletta di mio padre”, “Paese del vento”? E' un
romanzo
che penetra la storia e la affida all'immaginario del lettore come nel
romanzo
"Il perduto equilibrio" dedicato agli anni della tragedia di Aldo Moro
di
qualche anno fa.
Neria De Giovanni,
Presidente dell'Associazione
Internazione dei Critici Letterari, ha così sottolineato: "Ma
in questo ultimo romanzo la storia viene completamente assorbita dalla
tragedia
di un amore immenso e lacerante che ha reso Claretta una donna
invincibile e
visibile. Non è tanto l’amore di Benito verso Claretta che emerge ma
piuttosto è
la donna Claretta, l’amante Claretta, il coraggio di una donna che
dedica tutta
la sua vita ad un uomo sconfitto, ad un uomo che non potrà più darle
nulla e
nella sua dolcezza, al di là del bene e del male, non maschera mai il
suo amore
per Ben. Un romanzo scritto da uno scritto che è maestro di eleganze e
di stile.
Con la sua sobrietà Pierfranco Bruni, in una esplosione magica, ha reso
la
parola vibrante, onirica e fortemente vera tra la storia e il
fantasioso. La
storia dentro il raccontare di un simbolico viaggio tra i fatti e il
mistero. E'
un romanzo che penetra la storia e la affida all'immaginario del lettore
come
nel romanzo "Il perduto equilibrio" dedicato agli anni della tragedia di
Aldo
Moro pubblicato in due edizioni già qualche anno fa".
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