Oh, poeta, la sera s'avvicina;
i tuoi capelli diventano grigi.
Nel tuo meditare solitario
odi il messaggio dell'aldilà?
« E' sera », rispose il poeta,
« e sto in ascolto perché dal villaggio
qualcuno potrebbe chiamarmi,
sebbene l'ora sia tarda.
Osservo se i giovani cuori vagabondi
s'incontrano, e due paia d'occhi supplicanti
chiedono che la mia musica
rompa il loro silenzio
e parli per loro.
Chi tesserà i loro canti appassionati,
se io siedo sulla riva della vita
contemplando la morte e l'aldilà? »
« Già tramonta la stella della sera.
Il fuoco d'una pira funeraria
muore lentamente
presso il fiume silenzioso.
Dal cortile d'una casa deserta
gli sciacalli urlano in coro
alla luce della luna sfinita.
Se un viandante, lasciando la casa,
viene qui a contemplare la notte
e ad ascoltare a testa china
il mormorio dell'oscurità,
chi gli sussurrerà i segreti della vita
se io, chiudendo le mie porte,
cercassi di liberarmi
dai legami mortali? »
« Poco importa se i miei capelli diventano grigi.
Sono sempre giovane e vecchio
Come il più giovane e il più vecchio
di questo villaggio.
Alcuni hanno negli occhi sorrisi
semplici e dolci,
alcuni un furbesco ammiccare.
Alcuni piangono alla luce del giorno,
altri piangono in segreto nel buio.
Hanno tutti bisogno di me,
e non ho tempo
di rimuginare sull'eternità.
Ho la stessa età di ciascuno,
e cosa importa
se i miei capelli diventano grigi? »
Rabindranath Tagore
Tagore,
quest'anima grande - Mahatma -, giorno dopo giorno scriveva il suo giornale dell'anima.
Lì riesce a riversare tutta la sua spiritualità, un canto che è di volta in
volta preghiera, esplosione di ringraziamento, contemplazione, cantilena. Si
direbbe che la sua è in ogni caso una poesia religiosa: il poeta sa che in ogni
luogo, anche il più basso e impensabile, è possibile incontrare Dio: "Il
mio cuore non riesce a trovare la strada per scendere laggiù dove tu ti
accompagni a coloro che non hanno compagni, tra i più poveri, i più umili, e i
perduti.
Il Dio
che Tagore conosce è un Dio al quale offrire un fiore, una lampada, un
pensiero, è un Dio con i sentimenti puri dell'infanzia. "Dimentico dei
suoi adoratori, Dio guarda i bimbi che giocano felici". Un Dio così
aborrisce le crociate e il fanatismo: Il poeta entra in contatto con Dio, perché
Dio è presente non solo nel poeta ma anche nella natura e nei fratelli. Non
solo l'uomo è Dio, ma Dio è anche un sasso, un fiore, un animale: siamo tutti
"briciole di Dio". Forse c'è chi può affermare che siamo davanti a
una cultura davvero "altra" e apparentemente improbabile. O non sarà
invece che la cultura dell'India, attraverso questo poeta del Bengala dorato,
suggerisce una grande verità.
I piu’
colti direbbero: “ma questo non e’ il panteismo di Spinosa?” Certo che lo e’, a
dimostrazione che la filosofia, piu’ intelligente degli uomini, non ha barriere
di razza o di religione e spazia, in modo simile, sulle catene montuose
dell’India come sui deserti dell’Africa.
Un poeta che cita un altro poeta.Assessore Ettorre,beva a questa fonte!
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