Il centrodestra 'salva' il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, a Palazzo Madama, grazie alle assenze di 17 senatori, quasi tutti di Forza Italia, nelle votazioni sull'emergenza rifiuti. La mancata approvazione, per un pugno di voti, della mozione leghista ha 'salvato' anche Prodi e la maggioranza; e ha provocato uno scontro nell'opposizione tra la Lega e An da una parte e Forza Italia dall'altra, con una presa di posizione anche di Silvio Berlusconi, per la vittoria mancata. L'aula, in sostanza, ha respinto la risoluzione di Roberto Calderoli che prevedeva lo scioglimento del Consiglio regionale della Campania e la rimozione del presidente della Giunta con 144 no, 141 sì e 5 astenuti.
Nonostante il sì del diniano Giuseppe Scalera (Dini e D'Amico non hanno partecipato al voto) e del senatore dissidente della sinistra Fernando Rossi a favore della risoluzione Calderoli, sono mancati i voti di 12 senatori azzurri, 3 dell'Udc, del presidente della commissione Difesa Sergio De Gregorio, che ormai vota sempre con l'opposizione, e di Mauro Cutrufo della Dca. Se fossero stati presenti tutti i senatori del centrodestra, la richiesta di rimuovere Bassolino sarebbe passata con 158 voti a favore. Una larga maggioranza che avrebbe avuto conseguenze politiche pesanti viste le divisioni all'interno del centrosinistra nella valutazione dell'operato degli amministratori campani.
A parte il dissenso dei diniani, tra gli astenuti al documento Calderoli (il cui voto vale, comunque come un voto contrario) ci sono, infatti, i senatori dell'Idv Nello Formisano, Giuseppe Caforio e Fabio Giambrone; Franca Rame del gruppo Misto; e Massimo Villone della Sinistra democratica. Il primo a protestare è stato Calderoli che ha rivelato come, ieri sera, aveva avuto "garanzie a Palazzo Grazioli (durante un incontro con Berlusconi, ndr) che tutti i senatori erano stati precettati e sarebbero stati presenti, vista l'importanza del passaggio politico". Sono intervenuti anche il capogruppo della Lega alla Camera Roberto Maroni, che ha invitato Berlusconi a spiegare le assenze al Senato, e il capogruppo al Senato di An Altero Matteoli, che ha chiesto se "le assenze non siano la conseguenza di un accordo sulle legge elettorale tra Veltroni e Berlusconi". "Sono state assenze fisiologiche", è stata la giustificazione del presidente dei senatori azzurri Renato Schifani, che ha polemizzato con Matteoli: "Quando in passato ci sono state notevoli assenze in An nessuno ha mai ipotizzato l'esistenza di un patto Prodi-Fini...". Schifani, comunque, ha chiamato in causa il presidente del Senato Franco Marini che, "con una forzatura", ha fatto votare "un'ora dopo l'orario fissato per la fine della seduta" dalla capigruppo. A dar manforte al suo capogruppo, è intervenuto anche Berlusconi, che con sdegno ha respinto "i pensieri meschini" di chi insinua un possibile salvataggio di Bassolino e dello stesso Prodi da parte di Forza Italia, addossando la sconfitta "a chi ha pervicacemente voluto votare oggi la mozione". Secondo la versione del leader di Fi, Calderoli era stato avvertito del rischio delle assenze. E a nulla sarebbe valso il tentativo in extremis di Schifani di far slittare il voto a mercoledì prossimo perché la seduta si era protratta dopo le 13. Castelli non ha appoggiato la richiesta e Marini, viste le divisioni dell'Aula sul proseguire o meno, ha deciso di andare avanti. (di Corrado Sessa)
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