Che ora è ?

giovedì 24 gennaio 2008

CADE, NON CADE, CADE, NON CADE ..... di Francesco Piccinni


Siamo qui, da qualche giorno, a fare da spettatori delle sorti del Governo Prodi.
Abbandonato dall’Udeur di Mastella attraverso un elegante strappo che coi minuti ha assunto toni via via più decisi (dopo le ormai note vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto l’intero clan familiar-politico del Guardasigilli, il partito del Campanile è passato dall’appoggio esterno all’esterno e basta) l’esecutivo del Professore, incassata la fiducia alla Camera, aspetta il risultato di Palazzo Madama.
Un risultato tutt’altro che scontato. Anzi. Una situazione da vero cardiopalma. Il punto è uno solo ma fondamentale: i voti al Senato non ci sono. Ci si deve attaccare con le unghie ai senatori a vita e si sfrutterà questa ultima giornata (il voto è questa sera) per fare tutte le pressioni possibili ed immaginabili sui senatori cosiddetti out sider (Fisichella, Turigliatto).
Senatori che hanno (per il momento) detto no.
Prodi resiste e va avanti. Tutti i programmi di approfondimento giornalistico, da giorni, contano, analizzano, vivisezionano gli scranni senatoriali per capire se Prodi cadrà o non cadrà.
Cade o non cade? Cade o non cade? Un tam- tam continuo e ad un certo punto (nella sua continuità) inutile. Il margine è rappresentato da un voto o due.
E allo stato, stando alle dichiarazioni dei senatori interessati, è molto più probabile che il governo soccomba.
Ma pure volendo essere ottimisti (dal punto di vista di Prodi), mettiamo il caso che il governo ce la faccia. I questi giorni l’unica certezza (e non è certo una novità) è rappresentata dalla esiguità dei numeri di Palazzo Madama.
In quello che, ad un certo punto, potrebbe vedersi come una specie di “accanimento terapeutico” su questo governo, nella frenesia di voler portare a casa la fiducia del Parlamento, a tutti i costi e con qualsiasi numero, si trascura il dopo.
Seppure il Professore ce la dovesse fare, come farà poi a governare senza una effettiva maggioranza? Alcuni quotidiani hanno rivelato indiscrezioni sull’incontro di ieri tra Prodi ed il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Nel corso di questo incontro (si dice che) lo stesso presidente Napolitano avrebbe “caldeggiato” l’ipotesi di dimissioni prima del voto di questa sera.
Così facendo potrebbe ancora salvarsi qualcosa della maggioranza di centrosinistra che avrebbe (magari con l’ausilio dei settori più dialoganti del centrodestra) il tempo di tirare su un governo istituzionale per fare la nuova legge elettorale.
Già perché, per chi non se ne fosse ancora accorto, se si va al voto in primavera, così come stiamo, ci toccherebbe votare la legge “porcata” di Calderoli.
Quella stessa legge che è tra i motivi di questa esiguità di numeri senatoriali.
Insomma, se si vota senza riforma elettorale, tra un anno o due potremmo ritrovarci punto e a capo.
Sempre qui a fare le stesse considerazioni. A vedere se il governo cade o non cade. A contare i voti dell’indeciso di turno. A rassegnare le sorti dell’esecutivo nazionale a qualche sconosciuto senatore che fino a qualche ora prima non si filava nessuno.
Che tristezza pendere dalle labbra di un Turigliatto o di un Fisichella.

1 commento:

blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
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ammazzato nel novembre del 1975

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