In questo periodo in cui parole e frasi vengono gettate in
pasto al vento senza che vi sia coscienza di ciò che si dice e/o comprensione
di cio’ che si scrive (populismo, antipolitica, uomo qualunque ecc. le parole
più gettonate), credo che sia opportuno e giusto soffermarci su questo
personaggio che è passato alla Storia, forse per cio’ che non era. Masaniello
ha combattuto contro il vento e non ha potuto fermare “ il fiume che scorre
verso il mare”: se ci riflettiamo bene, sono pochi quelli che lo hanno saputo
fare (al momento ricordo solo Vladimir Il'ič Ul'janov,meglio conosciuto come Lenin). Naturalmente,
il tutto, nella “mia molto modesta dimensione”, dedicato a quei politici
strombazzanti che hanno dimenticato o non hanno mai conosciuto il vero
significato della politica, nobile attività al servizio del cittadino.
Tommaso Aniello d’Amalfi (il nomignolo di
Masaniello gli fu dato da piccolo, contrazione di Maso, diminutivo di Tommaso,
e di Aniello) era un giovane di bell’aspetto, non troppo alto ma con uno
sguardo intenso, carnagione abbronzata, capelli castani e un paio di baffetti
che diversi contemporanei dicevano biondi.
Figlio di Antonia Gargano e Francesco d’Amalfi, nacque a Napoli il 29 giugno
1620 in una stanza posta in Vico Rotto, una stradina intorno a piazza Mercato.
Masaniello vestiva sempre con abiti da semplice pescivendolo: camicia e calzoni
di tela, cappello rosso alla marinara e camminava sempre scalzo. Di lui si
conservano molte rappresentazioni pittoriche (a volte discordanti ) opera di
famosi pittori napoletani contemporanei quali Aniello Falcone, Salvator Rosa,
Micco Spadaro e Andrea di Leone, appartenenti alla cosiddetta "Compagnia
della Morte", che prese questo nome perché Aniello Falcone giurò di
vendicare un amico ucciso da un soldato spagnolo uccidendo tutti gli spagnoli
presenti in città. Alcune delle opere sopravvissute sono conservate nel Museo
di San Martino a Napoli. Napoli era all'epoca, con circa 350.000 abitanti, una
delle metropoli più popolose d'Europa; e piazza del Mercato, nei cui dintorni
Masaniello trascorse tutta la sua vita, ne era il centro nevralgico. Ospitava
bancarelle che vendevano ogni sorta di merce, palchi da cui i saltimbanchi si
esibivano per i popolani, ed era, come ai tempi di Corradino di Svevia, il
luogo preposto alle esecuzioni capitali. Essendo il principale centro di
commercio della città, in piazza aveva luogo la riscossione delle imposte da
parte degli arrendatori (gabellieri) al servizio del governo spagnolo. Ed è
stato proprio qui che al grido “Viva il re di Spagna, mora il malgoverno” che
Masaniello diede vita a quel moto rivoluzionario, che ebbe il merito di mettere
seriamente in difficoltà l’allora viceré di Napoli, Rodrigo Ponce de León, duca
d'Arcos, che governava per conto del re di Spagna, Filippo IV. I napoletani
erano indiscutibilmente fedeli al sovrano spagnolo ma avevano in odio i suoi
cattivi ministri.
Il 7 luglio 1647 gli ortolani giunsero nella piazza del
Mercato coi loro carretti di frutta e si rifiutarono di pagare la gabella,
l’ennesima, introdotta dal duca d’Arcois. Ne nacque subito una rappresaglia. A
calmare gli animi intervenne Andrea Naclerio, rappresentante, corrotto, del
popolo, che si schierò dalla parte dei gabellieri. Fu la goccia che fece
traboccare il vaso. Masaniello incitò il popolo alla rivolta e tutti insieme
aggredirono gli arrendatori, assaltarono i loro uffici e si radunarono tutti
sotto il palazzo del viceré, chiedendo l’abolizione di tutte le gabelle. Nei
giorni successivi il viceré si vide costretto a dare sempre maggiori
concessioni al popolo per opera di Masaniello. Grandi momenti di gloria ebbero
coloro che erano vicini a Masaniello. Lo stesso pescatore venne nominato Capitano
generale del fedelissimo popolo napoletano. Da quel momento in poi il giovane
iniziò così a frequentare la corte spagnola e fu coperto di onori dai nobili e
dallo stesso duca d'Arcos. I suoi abiti non erano più quelli di un pescivendolo
ma quelli di un nobiluomo, e sotto la sua casa a Vico Rotto venne eretto un
palco dal quale poteva legiferare a suo piacimento in nome del re di Spagna. Fu
più volte ricevuto a Palazzo Reale con la moglie Bernardina. Quest’ultima, in
uno di questi incontri, a tu per tu con la viceregina esordì
dicendo:"Vostra eccellenza è la viceregina delle signore, io sono la
viceregina del popolo".Una volta ottenuti i risultati sperati il potere di
Masaniello non avrebbe avuto più ragione di esistere: ma lui non ne volle
sapere, iniziò a diventare pericoloso anche per coloro che inizialmente erano
suoi amici come Genoino. Per fermarlo bisognava solo ucciderlo. Molti tentativi
furono fatti. La tradizione vuole che la presunta pazzia di Masaniello fu
causata dalla roserpina, un potente allucinogeno somministratogli durante un
banchetto nella reggia. Probabilmente il comportamento di Masaniello era
improvvisamente mutato a causa della repentina ascesa al potere, e gli
"atti di follia" che commise erano in realtà causati dall'incapacità di
gestire grandi responsabilità di comando. Al culmine del potere i segni di
squilibrio che manifestò furono numerosi: il lancio del coltello tra la folla;
le interminabili galoppate; i tuffi notturni nel mare; l'insistere nel progetto
strampalato di trasformare piazza del Mercato in un porto e di costruirvi un
ponte per collegare Napoli alla Spagna.
L'epilogo si ebbe il 16 Luglio del 1647, Martedì nel giorno della Festa del
Carmine. Imprigionato, fu freddato con cinque colpi di archibugiate. La moglie
Bernardina, rimasta sola, per mangiare si diede al mestiere più vecchio del
mondo: prostituta in un vicolo del Borgo S. Antonio Abate. Qui verrà più volte
picchiata a derubata dai soldati spagnoli suoi clienti. Morirà di peste nel
1656.
Ciò che resta di Masaniello è una lapide nella chiesa del Carmine, una
statua nel chiostro ed una piazzetta a suo nome formata da un palazzone in
cemento armato. Interessante l'ipotesi di Ambrogio da Licata secondo cui i
resti di Masaniello si trovano poco distanti dalla chiesa: nel porto a circa 10
metri di profondità proprio sotto un silos. Il mito di Masaniello attraverserà
tutta l'Europa, dall'Inghilterra alla Polonia e sarà sempre sinonimo di libertà
ed eguaglianza. Quella libertà e quella eguaglianza conquistata con la Rivoluzione
Francese.
Di poco posteriore alla figura storica di Masaniello, forse
risalente ai primi anni del XVIII secolo, quando già la sua figura si era
trasformata in leggenda e mito, è il canto 'O cunto 'e Masaniello di cui vi
riporto una parte di testo:
A lu tiempo de la malora
Masaniello è nu piscatore,
piscatore nun le rincresce
Masaniello se magna 'nu pesce…
…A lu tiempo de chisti scunfuorte
Masaniello è bestuto da muorto.
Dint''a nicchia 'na capa cu ll'ossa
nce ha lassato 'na coppola rossa.
Chesta coppola dà 'na voce,
quanno 'a famme nun è doce,
quann''o popolo resta 'ncroce,
quanno pave 'stu tributo
pure 'a tassa 'ncopp''o tavuto.
A lu tiempo de chisti scunfuorte
Masaniello è bestuto da muorto.
Masaniello s''o credono muorto...
Nonostante il
giudizio negativo e superficiale ancora imperante tra i "soloni " della Storia, tu, caro Tommaso,
dentro la Storia ci sei!
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