Pierfranco
Bruni:
“Pascoli tra il Dio è morto e la persuasione della Grazia”
Ben articolato e costruito su tesi e questioni
tematiche
l’incontro dedicato a Giovanni Pascoli letto da Pierfranco
Bruni e Marilena Cavallo con “Nel mare di
Calipso. La dissolvenza omerica e l’alchimia mediterranea in Giovanni
Pascoli”,
edito da Pellegrini – Cosenza, svoltosi alla Provincia di Taranto in
occasione
delle celebrazione del centenario del poeta romagnolo. La serata si è
innestata
anche tra i vari servizi culturali della
Rai, nei programmi di Rai Parlamento “Dieci Minuti di”, con il
coordinamento
scientifico di Pierfranco Bruni.
Non un Pascoli “scolastico” o “consumato” in
lezioni
prettamente antologiche e tardo liceali ma un Pascoli nella modernità
attraversato completamente dalla interpretazione nicciana e zambraniana
oltre
alle veggenze metaforiche rimboudiane di Pierfranco Bruni che ha
concluso i
lavori con una vera lezione sul rapporto tra filosofia, poetica “del
nulla” e
alchimia tra Pascoli, la tradizione e il contemporaneo.
La manifestazione è
stata organizzata dall’Associazione culturale “Leonida Repaci” di
Taranto in
collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali –
Direzione
Generale per i beni librari, gli istituti culturali e il diritto
d’autore. I
lavori sono stati introdotti da Pietro Stella, vice presidente
dell’Associazione,
seguito da Raschillà, giornalista e scrittore che ha delineato la
visione
ideologica del Pascoli tra Otto e Novecento. Le relazioni sostate
affidate a
Mario Guadagnolo, Storico contemporaneo, e a Marilena Cavallo, Docente
nei
Licei e coautrice, con Bruni, del saggio su Pascoli, mentre le
conclusioni sono
state affilate da Pierfranco Bruni, Responsabile del Progetto “Pascoli e
il
Plurilinguismo” del MiBAC.
Un Pascoli, dunque, innovativo. La
contestualizzazione nelle
temperie storica è stata tracciata con vigore da Guadagnolo, il quale
nella sua
relazione ha tratteggiato tutta l’epoca risorgimentale sino all’età
giolittiana. Dentro questo contesto il Pascoli, nato nel
1855 e morto nel 1912, ha vissuto le varie
fasi del socialismo, comprese quelle dell’anarchismo prima, come
sottolineato
da Raschillà, utopistico e nazionalista in una stagione in Giolitti ha
formato
l’Italia del Novecento, ha detto Guadagnolo proiettando il poeta nel
Novecento.
E sul suo novecentismo decadente si è soffermata
con acume
critico Marilena Cavallo scavando nelle radici omeriche di un Pascoli
che
lascia morire Ulisse tra i capelli di Calipso rivoluzionando sia il mito
di
Omero che quello di Dante. La Cavallo non ha però trascurato il Pascoli
“scolastico” recuperandolo ad una lettura innovativa.
Ed è su questo che Pierfranco Bruni si è soffermato
capovolgendo però la tradizione pasco liana e sostenendo che in molti
sostegni
letterari è molto più importante e necessario il suo pensiero poetico e
politico che il testo poetico stesso. E per fare questo ha “infilato”
l’anima
di Pascoli in un intreccio di straordinaria forza e originalità con la
lettura
che Pascoli ha fatto di Dante tirando nella danza delle riflessioni la
formazione orientale del Pascoli esoterico, sufico e mediterraneo. Il
bui della
Minerva, il velame che nasconde, la visione che diventa mirabile chiama
in
causa, ha sostenuto Bruni, il concetto di tempo proustiano orizzontale e
verticale ma in modo particolare si è soffermato sul Dio che è morto e
che soltanto
il simbolo può dare la consapevolezza della persuasione.
Un discorso quello di Bruni molto forte e autentico
che va
oltre ogni scuola di pensiero perché rileggendo Pascoli, ha sostenuto, è
necessario azzerare tutto quel Novecento impartito sotto le lezioni
devianti
sia di Croce che di Russo e recuperare il Novecento debenedettiano che è
il
vero maestro di una critica coraggiosa e in questo modello la cultura
orientale
pasco liana non è soltanto nel plurilinguismo ma nell’atto profetico,
esoterico
e alchemico in un Mediterraneo tra cristianesimo e sufismo a cominciare
dalle
prime pagine del “fanciullino”.
Insomma, una serata interessante e di alto spessore
culturale che si collega, ormai, ad un pensiero “forte”
di un Pascoli che il Mibac con il saggio
di Cavallo e Bruni ha posto all’attenzione
in campo europeo.
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