La nostalgia (parola composta dal
greco νόστος -ritorno e άλγος -dolore,"dolore del
ritorno") … malattia dello spirito, stato transitorio di malinconia
e di struggente rimpianto per qualcosa di assente o che non c'e' piu'.
La nostalgia si svolge sempre nel tempo, mai
veramente nello spazio. C’è nostalgia quando la memoria s’imballa, e gira infinitamente
nello stesso punto. Si rimpiange la fanciullezza, o l'estate del 1956 o il pomeriggio
dello scorso martedì,o una piazza in cui si giocava da bambini o una chiesa in cui si serviva la Messa.
A volte si crede di rimpiangere una persona, o un posto; ma è
un’impressione ingannevole; si tratta sempre di un nostro momento con quella persona o in quel
posto, di un materiale che abbiamo tratto dal magazzino della nostra memoria.
La nostalgia del paese lontano, mal du pays nelle
lingue che usano una parola diversa per evocarla, rientra nella definizione generale. Non è
possibile rimpiangere l’attuale paese lontano, perché nel frattempo è cambiato, come tutte
le cose umane; si può rimpiangere solo il paese che si ricorda, irrevocabilmente
lontano nel tempo. Così come l’astronomo può osservare solo il lontano passato delle stelle,
il nostalgico può focalizzare solo degli oggetti che non ci sono più. La nostalgia è sempre un male della memoria.
Memoria è identità; lo smemorato è colui che non sa
chi è, perché siamo quel che ricordiamo. La nostalgia fissa l’identità in un particolare
contenuto della memoria, e tralascia il resto. La nostalgia è dunque una
malattia dell’identità, una forma di automutilazione, di riduzione della nostra
complessità.
La nostalgia lavora su materiali di archivio,
polverosi, parzialmente illeggibili, incompleti, a volte pesantemente riscritti, sempre un’ombra
striminzita dei fatti reali. Dunque il soggetto procede ad arricchire questi poveri materiali con
orpelli fittizi, in particolare per mezzo di un aura di suggestione, di struggimento, di magia. A
dire il vero questa ricostruzione mitica è la parte più valiosa della nostalgia, quella che
trasforma un sentimento negativo in una gemma scintillante.
Forse da fanciulli non eravamo tanto felici quanto la
nostalgia ci fa credere, perché dai materiali estratti dalla memoria manca la sofferenza,
l’angoscia, il dolore. O forse la nostra ricostruzione bugiarda e magnifica fa diventare questi
mali un’esperienza unica, degna di rimpianto. Forse l'estate del 1956 è stata molto meno
perfetta di quanto crediamo, e di quanto potrebbe esserlo l'estate del 2010.
La nostalgia è dunque un travestimento dell’identità, che è sempre quella attuale. Non posso essere il
bambino che sono stato, non più di quanto posso essere veramente la signora rubizza che
vedo nella corriera, l’ambulante marocchino che mi offre un accendino, il vigile
urbano che infila multe sotto i tergicristalli delle macchine in sosta vietata. La nostalgia è un
tentativo di empatia verso i nostri se stessi passati. Un tentativo fallito in partenza,
perché la memoria che costruisce questi simulacri è una memoria presente.
La nostalgia evidenzia una scontentezza con la nostra
identità presente, un’insoddisfazione che non riesce a proiettarsi nel
futuro come volontà di cambiamento, e che dunque si rifugia nel passato, o in quello che si
vuole credere che è il passato. Le “età d’oro” rimpiante non ci dicono molto sul passato, ci
dicono semmai della vile qualità del presente, e della scarsa fiducia che abbiamo nella
nostra capacità di inventare il futuro.
La nostalgia è una costruzione culturale e
letteraria. Nella poesia trobadorica e dopo nel romanticismo portoghese e francese è nostalgia della
donna amata, intesa come presenza della sua assenza. È il dolore di un vuoto, assunto
come piacere ineffabile. L’amata assente è una figura astratta, anche quando
corrisponde formalmente ad una persona vera. Se lei fosse presente, con il suo sudore, il
suo alito, il peso e il volume del suo corpo, il suo parlare e il suo agire, la nostalgia
decadrebbe in delusione.
Nel tango argentino e nel fado portoghese la
nostalgia si trova in un punto intermedio tra la malinconia e il “mal du pays” (il dolore per
l’assenza della terra natia). Nel fado ci si riferisce veramente ad un paese lontano: in questo
senso la saudade è un sentimento di emigranti. Nel tango c’è uno spostamento di senso: si
rimpiange il quartiere di Buenos Aires cancellato dal progresso edilizio, gli odori e
i sapori dell’infanzia. È un canto di “seconda generazione”, un lamento dei figli degli
emigranti.Ma sono sempre stati d’animo.
Nella memoria nostalgica, il
passato viene in qualche modo sempre ingentilito, coperto di una certa aura
positiva. L'esiliato, che è lontano dalla propria terra (la nostalgia è, come
dicevo prima, un sentimento tipico dell'esilio), rende quella sua terra, da cui
è lontano, come la miglior terra possibile, nella sua immaginazione. Questo era
un villaggio insignificante, però quel villaggio messo a fuoco a distanza dalla
lente della lontananza può diventare il mondo intero, diventa l'assoluto. E
quindi esiste un lavoro, nella nostalgia, di trasformazione, di nobilitazione,
di "cristallizzazione", avrebbe, forse, detto Stendhal, (per usare un
termine che Stendhal usava per definire l'amore). Tutto viene trasformato e in
questo senso essa può divenire una forma di difesa nei confronti di un reale
che può sempre apparire crudo, violento. Tutti viviamo nella incompletezza.
Siamo tutti nella finitezza, all'interno di un limite. Non siamo onnipotenti.
Bisogna riconoscere la presenza di questi limiti innanzitutto quando cominciamo
a pensare, ad agire, ad amare e a muoverci fra gli uomini. Solo se accettassimo
la finitezza come nostro orizzonte la nostalgia potrebbe apparire come un
elemento positivo. Nella nostalgia noi avvertiamo di essere finiti,
perché non siamo affatto potenti di fronte al tempo. La nostalgia ci dice
costantemente che tutto ciò che abbiamo vissuto, che abbiamo amato, che abbiamo
coltivato nel passato, non tornerà più, non ci appartiene più. Quindi noi non
possiamo essere quello che siamo stati un tempo. Siamo in continuo movimento. E
allora si tratta di riconoscere il nostro limite davanti al tempo che scorre,
che è più forte di noi, che si consuma, che non ci appartiene più. Nella saudade
portoghese di Fernando Pessoa troviamo qualcosa di diverso e di simile, al
tempo stesso, alla nostalgia. La saudade assume in sé l'elemento
mnemonico della nostalgia, ma va al di là di esso, diventa quasi un desiderio
vago, un desiderio indefinito. la nostalgia riguarda sostanzialmente il tempo
passato, che non può più tornare a noi. E quindi, questo senso del non -
ritorno è un sentimento dell'irrimediabile, dell'irrevocabile. Ed è un
sentimento molto forte, che ci rende, in qualche modo, impotenti. Tuttavia,
quando la nostalgia si è trasformata, nella storia dei sentimenti e attraverso
la poesia, attraverso l'arte, attraverso la musica, in un sentire vago, anche
l'immaginazione del futuro è entrata nel campo della nostalgia. Però, riguardo
a questa immaginazione del futuro, direi che è un momento improprio della nostalgia. Possiamo
usare, in questi casi, al suo posto, le parole "attesa",
"sogno", "immaginazione", "speranza". Ecco: è
meglio, forse, definire l'ordine dei sentimenti, dando ad ogni sentimento il
proprio posto. Ma è chiaro che tra i vari sentimenti ci sia una comunicazione
reciproca, una vera osmosi certe volte. In questo senso si può parlare anche
paradossalmente, in forma di ossimoro, di nostalgia del futuro.
E’ una vanità insensata voler rivivere il passato, in quanto questo ha
comunque la morte come suo fine. La nostalgia va’ dunque vissuta con distacco:
il dolore da essa provocato è tale perché l’esistenza è segnata dalla
finitudine e dalla limitatezza. La nostalgia è dunque la consapevolezza che la
morte caratterizza la vita dell’uomo, che il suo protendere è finito e
limitato.
In conclusione allora, la
nostalgia è un sentimento di rifiuto non solo del tempo, ma dell’esistenza
stessa in quanto finita, limitata e dolorosa. La nostalgia è solamente un desiderio di felicità.
Cantava Adriano Celentano: “
…E intanto il tempo se ne va
tra i sogni e le preoccupazioni
le calze a rete han preso già
il posto dei calzettoni...
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