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venerdì 29 giugno 2012

La nostalgia:pensiero o malattia?

La nostalgia (parola composta dal greco νόστος -ritorno e άλγος -dolore,"dolore del ritorno") … malattia dello spirito, stato transitorio di malinconia e di struggente rimpianto per qualcosa di assente o che non c'e' piu'.
La nostalgia si svolge sempre nel tempo, mai veramente nello spazio. C’è nostalgia  quando la memoria s’imballa, e gira infinitamente nello stesso punto. Si rimpiange la fanciullezza, o l'estate del 1956 o il pomeriggio dello scorso martedì,o una piazza in cui si giocava da bambini o una chiesa in cui si serviva la Messa.
A volte si crede di  rimpiangere una persona, o un posto; ma è un’impressione ingannevole; si tratta sempre di un nostro momento con quella persona o in quel posto, di un materiale che abbiamo tratto dal magazzino della nostra memoria.
La nostalgia del paese lontano, mal du pays nelle lingue che usano una parola diversa per  evocarla, rientra nella definizione generale. Non è possibile rimpiangere l’attuale paese lontano, perché nel frattempo è cambiato, come tutte le cose umane; si può rimpiangere solo il paese che si ricorda, irrevocabilmente lontano nel tempo. Così come l’astronomo può osservare solo il lontano passato delle stelle, il nostalgico può focalizzare solo degli oggetti che non ci sono più. La nostalgia è sempre un male della memoria.
Memoria è identità; lo smemorato è colui che non sa chi è, perché siamo quel che  ricordiamo. La nostalgia fissa l’identità in un particolare contenuto della memoria, e tralascia il resto. La nostalgia è dunque una malattia dell’identità, una forma di automutilazione, di riduzione della nostra complessità.
La nostalgia lavora su materiali di archivio, polverosi, parzialmente illeggibili, incompleti, a volte pesantemente riscritti, sempre un’ombra striminzita dei fatti reali. Dunque il soggetto procede ad arricchire questi poveri materiali con orpelli fittizi, in particolare per mezzo di un aura di suggestione, di struggimento, di magia. A dire il vero questa ricostruzione mitica è la parte più valiosa della nostalgia, quella che trasforma un sentimento negativo in una gemma scintillante.
Forse da fanciulli non eravamo tanto felici quanto la nostalgia ci fa credere, perché dai materiali estratti dalla memoria manca la sofferenza, l’angoscia, il dolore. O forse la nostra ricostruzione bugiarda e magnifica fa diventare questi mali un’esperienza unica, degna di rimpianto. Forse l'estate del 1956 è stata molto meno perfetta di quanto crediamo, e di  quanto potrebbe esserlo l'estate del 2010.
La nostalgia è dunque un travestimento dell’identità,  che è sempre quella attuale. Non posso essere il bambino che sono stato, non più di quanto posso essere veramente la signora rubizza che vedo nella corriera, l’ambulante marocchino che mi offre un accendino, il vigile urbano che infila multe sotto i tergicristalli delle macchine in sosta vietata. La nostalgia è un tentativo di empatia verso i nostri se stessi passati. Un tentativo fallito in partenza, perché la memoria che costruisce questi simulacri è una memoria presente.
La nostalgia evidenzia una scontentezza con la nostra identità presente, un’insoddisfazione che non riesce a proiettarsi nel futuro come volontà di cambiamento, e che dunque si rifugia nel passato, o in quello che si vuole credere che è il passato. Le “età d’oro” rimpiante non ci dicono molto sul passato, ci dicono semmai della vile qualità del presente, e della scarsa fiducia che abbiamo nella nostra capacità di inventare il futuro.
La nostalgia è una costruzione culturale e letteraria. Nella poesia trobadorica e dopo nel romanticismo portoghese e francese è nostalgia della donna amata, intesa come presenza della sua assenza. È il dolore di un vuoto, assunto come piacere ineffabile. L’amata assente è una figura astratta, anche quando corrisponde formalmente ad una persona vera. Se lei fosse presente, con il suo sudore, il suo alito, il peso e il volume del suo corpo, il suo parlare e il suo agire, la nostalgia decadrebbe in delusione.
Nel tango argentino e nel fado portoghese la nostalgia si trova in un punto intermedio tra la malinconia e il “mal du pays” (il dolore per l’assenza della terra natia). Nel fado ci si riferisce veramente ad un paese lontano: in questo senso la saudade è un sentimento di emigranti. Nel tango c’è uno spostamento di senso: si rimpiange il quartiere di Buenos Aires cancellato dal progresso edilizio, gli odori e i sapori dell’infanzia. È un canto di “seconda generazione”, un lamento dei figli degli emigranti.Ma sono sempre stati d’animo.
 Nella memoria nostalgica, il passato viene in qualche modo sempre ingentilito, coperto di una certa aura positiva. L'esiliato, che è lontano dalla propria terra (la nostalgia è, come dicevo prima, un sentimento tipico dell'esilio), rende quella sua terra, da cui è lontano, come la miglior terra possibile, nella sua immaginazione. Questo era un villaggio insignificante, però quel villaggio messo a fuoco a distanza dalla lente della lontananza può diventare il mondo intero, diventa l'assoluto. E quindi esiste un lavoro, nella nostalgia, di trasformazione, di nobilitazione, di "cristallizzazione", avrebbe, forse, detto Stendhal, (per usare un termine che Stendhal usava per definire l'amore). Tutto viene trasformato e in questo senso essa può divenire una forma di difesa nei confronti di un reale che può sempre apparire crudo, violento. Tutti viviamo nella incompletezza. Siamo tutti nella finitezza, all'interno di un limite. Non siamo onnipotenti. Bisogna riconoscere la presenza di questi limiti innanzitutto quando cominciamo a pensare, ad agire, ad amare e a muoverci fra gli uomini. Solo se accettassimo la finitezza come nostro orizzonte la nostalgia potrebbe apparire come un elemento positivo. Nella nostalgia noi avvertiamo di essere finiti, perché non siamo affatto potenti di fronte al tempo. La nostalgia ci dice costantemente che tutto ciò che abbiamo vissuto, che abbiamo amato, che abbiamo coltivato nel passato, non tornerà più, non ci appartiene più. Quindi noi non possiamo essere quello che siamo stati un tempo. Siamo in continuo movimento. E allora si tratta di riconoscere il nostro limite davanti al tempo che scorre, che è più forte di noi, che si consuma, che non ci appartiene più. Nella saudade portoghese di Fernando Pessoa troviamo qualcosa di diverso e di simile, al tempo stesso, alla nostalgia. La saudade assume in sé l'elemento mnemonico della nostalgia, ma va al di là di esso, diventa quasi un desiderio vago, un desiderio indefinito. la nostalgia riguarda sostanzialmente il tempo passato, che non può più tornare a noi. E quindi, questo senso del non - ritorno è un sentimento dell'irrimediabile, dell'irrevocabile. Ed è un sentimento molto forte, che ci rende, in qualche modo, impotenti. Tuttavia, quando la nostalgia si è trasformata, nella storia dei sentimenti e attraverso la poesia, attraverso l'arte, attraverso la musica, in un sentire vago, anche l'immaginazione del futuro è entrata nel campo della nostalgia. Però, riguardo a questa immaginazione del futuro, direi che è un momento improprio della nostalgia. Possiamo usare, in questi casi, al suo posto, le parole "attesa", "sogno", "immaginazione", "speranza". Ecco: è meglio, forse, definire l'ordine dei sentimenti, dando ad ogni sentimento il proprio posto. Ma è chiaro che tra i vari sentimenti ci sia una comunicazione reciproca, una vera osmosi certe volte. In questo senso si può parlare anche paradossalmente, in forma di ossimoro, di nostalgia del futuro.
E’ una vanità insensata  voler rivivere il passato, in quanto questo ha comunque la morte come suo fine. La nostalgia va’ dunque vissuta con distacco: il dolore da essa provocato è tale perché l’esistenza è segnata dalla finitudine e dalla limitatezza. La nostalgia è dunque la consapevolezza che la morte caratterizza la vita dell’uomo, che il suo protendere è finito e limitato.
In conclusione allora, la nostalgia è un sentimento di rifiuto non solo del tempo, ma dell’esistenza stessa in quanto finita, limitata e dolorosa. La nostalgia è solamente un desiderio di felicità.

Cantava Adriano Celentano: “
…E intanto il tempo se ne va
tra i sogni e le preoccupazioni
le calze a rete han preso già
il posto dei calzettoni...


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