Che ora è ?

venerdì 18 maggio 2012

Alla "ricerca del tempo perduto": il mangiadischi.

Se pur mai (solo come ipotesi di 3 tipo) qualche ragazzo leggera’ queste righe, pensera’ di trovarsi di fronte ad una favola, ad un mondo irreale, mai esistito, un mondo dove la televisione era una parola da poco conosciuta e nessuno sapeva cosa fossero internet, i cellulari e l'iPod. Proprio una favola, e anche scritta male! - diranno -. Come si può essere felici senza tv, senza internet e senza la nuova suoneria appena scaricata sul telefonino? Già... come si puo’ essere felici!
Eppure ci sono delle favole che rimangono, con il loro mondo e le loro musiche, i loro eroi e i loro sogni a buon mercato. Un mondo che magico non era, che facile non era. Un mondo in bianco e nero dove la favola era rifugio ma non fuga e dove la parola Amore profumava sempre di sacro, di nobiltà, di umanità profonda. lo su quel mondo orfano di tecnologie e ricco i sentimenti ci abitavo, e ci stavo bene.
 
Anno 2010: oggi, per avere la musica “da trasporto”, basta collegarsi ad un sito “ad hoc”su internet, collegare il nostro lettore MP3 o l’iPod alla porta USB del computer e…….voilà! Con pochissimi gesti ci ritroviamo tutti i brani musicali che vogliamo a portata di mano, anzi d’orecchio, senza spostarci da casa.
Anno 1970: ieri, per avere la musica “da trasporto”, occorreva posizionare il microfono del nostro registratore a nastro davanti all’altoparlante della radio e avviare la registrazione spingendo contemporaneamente sui tasti REC e PLAY; in alternativa si andava nei negozi di musica, si acquistavano i dischi in vinile a 45 giri e poi li ascoltavamo inserendoli nel giradischi portatile.
Quante volte ho fatto questa operazione!
Sto parlando, per chi non l’avesse capito, del mangianastri e del mangiadischi.
  
Il mangianastri è stato introdotto dalla Philips sul mercato verso la metà degli anni ’60 per eliminare la necessità di arrotolare il nastro magnetico su due singole bobine e tutti gli inconvenienti conseguenziali a tale manovra che doveva essere fatta ogni volta che il nastro appena ascoltato o registrato doveva essere riportato al suo punto d’inizio con i vecchi registratori a bobine.
Ma se l’avvento del mangianastri fu senza dubbio importante, uno dei suoi predecessori divenne addirittura un mito!
Breve descrizione: registratore a nastro magnetico portatile di ridotte dimensioni (circa 30 cm di lunghezza per 20 cm di larghezza per 15 cm di altezza), venduto con una pratica valigetta di cartone duro ricoperta di plastica che permetteva di trasportarlo ovunque, le prime versioni erano in plastica color crema, aveva quattro pulsanti colorati per le funzioni operative e due rotelle per accensione e volume del suono e registrazione.
Questo era il mitico Gelosino!

 Nato agli inizi degli anni ’60 dalla mente vulcanica dell’ingegner Giovanni Geloso e prodotto in Italia dall’omonima ditta “Geloso”, il Gelosino venne messo in vendita alla “modica” cifra di 45.000 lire che per quei tempi sicuramente non era modica ma non c’era paragone con le stratosferiche cifre dei più professionali (e non portatili) registratori a bobine da salotto.
La bobina del Gelosino aveva un nastro magnetico che permetteva una registrazione della durata di circa un’ora e mezza, si rompeva con estrema facilità, ma bastava un pezzo di scotch e la riparazione era presto fatta!
Pubblicizzato come un ottimo strumento per aiutare i figli negli studi, finiva spesso per essere usato per mettere insieme qualche sceneggiato-radio, cercando di imitare tutti i rumori possibili: la pioggia, stropicciando il cellophan delle sigarette, il vento, soffiando nel microfono, imitando animali vari, improvvisandosi giornalisti, facendo interviste a qualche amico oppure inventando radiocronache di improbabili partite di calcio.
Usato poi per registrare qualche canzone alla radio, tutti dovevano stare in silenzio sperando che nessuno entrasse nella stanza rovinando la registrazione; chi è che non ha mai provato quanto appena raccontato, magari con un più moderno mangianastri?
Per i francesi " mange disques " per gli inglesi " portable record player ", per noi italiani semplicemente mangiadischi; ecco il secondo riproduttore portatile di musica che ha fatto la storia. Questa strana invenzione, oggi quasi sconosciuta, per noi che abbiamo vissuto gli anni ’60 e ‘70 e' stata molto importante…direi nostra amica di avventure.
Il mangiadischi e' nato alla fine degli anni ‘50, ed è esploso all'inizio di un decennio d'oro per la musica leggera italiana, gli anni ‘60.
Con l’arrivo del mangiadischi, si avverava la possibilità di avere tra le mani la propria musica preferita trasportandola con una comoda maniglia.
Il più famoso era il Penny, ma marche e modelli erano veramente tanti e tutti erano disponibili in colori vivacissimi (io  ne avevo uno color senape, ma ne esistevano di tipo arancione, celeste, rosso, verde, giallo ecc); permetteva l’ascolto dei dischi in vinile a 45 giri, funzionava di solito a pile (per un trasporto ottimale) ma era anche alimentato a corrente elettrica.
Era una scatola di plastica con una fessura come un grosso salvadanaio, aveva una manopola (a volte due) e un bottone per estrarre il disco…la magia avveniva con questi pochi elementi.
Quei dischi graffiati e spesso anche un po’sbilenchi venivano infilati nel mangiadischi (a volte anche due insieme nel caso di bambini pestiferi o curiosi come me che volevano provare che cosa si potesse sentire) e via, la festa cominciava:Gianni Morandi, Perry Como, Nomadi, i Dik Dik ec ecc
Il mangiadischi aveva due grossi difetti: il primo era che dopo pochi ascolti tendeva a danneggiare i dischi che non era più possibile ascoltare con altri giradischi, ma (chissà per quale ragione), se reinseriti nel mangiadischi si sentivano di nuovo benissimo!
Altro suo difetto era la fragilità dei componenti interni, infatti le parti in rame e quelle in gomma tendevano a rovinarsi con estrema rapidità.
Ma la fine del mangiadischi non fu dovuta alla sua scarsa qualità sonora o al facile deterioramento delle parti interne: la sua fine seguì un andamento parallelo alla fine della produzione dei dischi a 45 giri che arrivò negli anni ’80 con l’avvento dei CD.
Alzi il dito chi, nato negli anni ’50 o ’60, non ha mai passato da bambino una domenica a letto con la febbre ascoltando le favole su un 45 giri infilato nel mangiadischi; alzi il dito chi, da ragazzo, non ha mai ballato ad una festa di compleanno avvinghiato ad una ragazza mentre il mangiadischi suonava un lento dei Procol Harum (A whiter shade of pale) o dei Pooh (Tanta voglia di lei)…..
….magica scatola musicale di plastica, quanto ci hai fatto divertire, quante emozioni ci hai dato!!

 Eppure siamo ancor qui…
Noi che...ascoltavamo la musica dai juke-box: una canzone 50 lire, tre canzoni 100.
Noi che...ci siamo conosciuti davanti ad un juke-box e dopo quarantanove anni stiamo ancora insieme.
Noi che...H1 N1...altro che influenza: erano due canzoni del juke-box.
Noi che...non avevamo il computer, il cellulare, i videogiochi, la parabola satellitare, il digitale terrestre...ma avevamo la radio e il disco.
Noi che...per dire "ti amo" facevamo le dediche alla radio.
Noi che...chiusi nel bagno della scuola con la radiolina ad ascoltare" hiiiit paraaaaaaade" di Lelio Luttazzi.
Noi che...contemporaneamente studiavamo ed ascoltavamo la radio riuscendo a fare bene entrambe le cose.
Noi che...le cassette se le mangiava il mangianastri e ci toccava riavvolgere il nastro con la Bic.
Noi che...il Tanga era una piccola radio verde.
Noi che...compravamo i 45 giri in vinile a 350 lire.
Noi che...quando parlavamo di "lato B" intendevamo solo la seconda facciata del 45 giri.
Noi che...appoggiavamo la moneta da 50 lire sulla testina del giradischi quando saltava.
Noi che...dovevamo cambiare la puntina al giradischi.
Noi che...andavamo alle feste con i 45 giri sotto il braccio.
Noi che...quando andavamo ad una festa portavamo sempre in regalo un disco da 45 giri.
Noi che...l'estate era una spiaggia, una chitarra e un falò...
Noi che...tifavamo per Gianni Morandi e papà per Claudio Villa.
Noi che...eravamo fans di Gianni Morandi quando avevamo 16 anni e...che ancora lo siamo...
Noi che...pensavamo che ogni canzone fosse fatta apposta per noi e desse voce alle nostre gioie e alle nostre pene.
Noi che...è passata una vita e ci commoviamo ancora per la stessa canzone.
Noi…che ora siamo alla “ ricerca del tempo perduto”.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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