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mercoledì 9 maggio 2012

“ANTONIO MARINARO il seniore,dalle Grottaglie, carmelitano, insigne teologo “

Vi posto, a cultura mia e di tutti gli uomini e donne di buona volontà, amanti del sapere e della lettura, una succinta biografia di un figlio illustre grottagliese, uno di quegli uomini di cui si può ben dire che abbiano fatto la Storia. Il nostro personaggio, infatti, fu un “primo attore” nel famoso Concilio di Trento (1545/1563), nel quale fu definita la riforma della Chiesa cattolica e la reazione alle dottrine del calvinismo e luteranesimo. E la sua importanza(intendo il Marinaro) non si può comprenderla se non si conosce ciò che quel Concilio rappresentòper la Cristianità nel tempo corrente e nel suo futuro:il Concilio più importante nella Storia della Chiesa.
Con frequenti richiami alle posizioni dei protestanti, ufficialmente condannate, esso affrontò molte questioni che sono state oggetto di controversia ribadendo sempre la posizione tradizionale della Chiesa.
Alcune:
  • Fondamento della fede cristiana sono la Rivelazione divina, contenuta nella Bibbia e la tradizione ecclesiale (che i protestanti rifiutano;
  • L'interpretazione della Sacra Scrittura è privilegio esclusivo della Chiesa e non può essere (come vorrebbero i protestanti) lasciata al libero arbitrio delle coscienze individuali;
  • Viene riaffermata, in antitesi con la posizione dei riformati, l'utilità delle opere al fine della salvezza, delle indulgenze, la legittimità del culto di Maria e dei Santi, la sacralità dei Sette Sacramenti;
  • La Chiesa sottolinea in oltre (in contrasto più che altro con i calvinisti) che nessun fedele ha diritto di ritenersi predestinato alla salvezza.
  • Vengono istituiti Seminari con lo scopo di preparare i futuri sacerdoti ai doveri a loro imposti dalla vocazione;
  • Per offrire ai fedeli un'adeguata formazione religiosa, s'impone ai sacerdoti di insegnare la dottrina e ai vescovi di risiedere stabilmente nella propria diocesi e di farvi periodiche visite pastorali;
  • Per ripristinare la dignità del clero vengono ribaditi gli obblighi del celibato (che i pastori protestanti violavano), dell'abito telare e il divieto di accumulare benefici.
 La  biografia è  tratta da un’opera di diversi autori, edita a Napoli nel 1817:
“Venne alla luce del Mondo intorno al finire del XVI secolo nella nobile terra delle Grottaglie Diocesi di Taranto , e consagratosi al Signore di buon ora nell'Ordine de' Carmelitani, si acquistò una fama immortale di celebre Oratore, di famoso Teologo , e di grand' Uomo di affari in tutti quegl' impieghi , che nel medesimo gli furono affidati; essendo egli stato Reggente di Teologia prima in Venezia , poi in Roma, aggregato in seguito al Collegio de' Teologi in Napoli, Provinciale più volte in Puglia; Visitatore della sua Provincia nella Sicilia, e Procuratore Generale del suo Ordine in Roma, ove ancora occupò la pubblica Cattedra di Teologia nell' Archiginnasio .
In Bari, dice il Beatillo  perché venne un gran Predicatore nominato il P. Antonio Marinaro dalle Grottaglie e diè grandissima soddisfazione ai Baresi nel predicare e nel conversare , fu a richiesta di Lui fondato nella Città un nuovo Convènto di quella Sagra Religione nel 1542. Ma la maggior mostra del suo sapere e valore egli la fece in Trento , ove due volte perorò alla presenza dei Padri nel 1545. e i546. e quelle aringhe furon pubblicate con altre di sunii genere recitate in quella Sacra Assemblea (1). Ma ciò, che gli conciliò una gran fama , fu la mirabile prova, eh' egli fece della sua scienza Teologica e prodigiosa memoria in quel Sagrosanto Concilio; avvegnacchè avendo riportato per ordine cinquanta argomenti degli Eterodossi fiancheggiati dalle loro ragioni ed autorità , con ordine retrogrado dall'ultimo fino al primo tutti li disciolse e confutò con forza ed energia, riportando a tal fine chiarissimi testi delle Divine. Scritture e ragioni convincentissime: del qual fatto furono testimonj ed ammiratori moltissimi Prelati, e parecchi insigni personaggi di quasi tutti gli ordini Regolari .Nel sopraddetto Concilio, dice il Battista  egli propalò il suo sapere; in che modo ricever si debbono le tradizioni della nostra Fede. Dispiacque a molli , come racconta il Soave Autor sospetto (a) e da molti ancor difeso quel , che senza controversia dicesi di Lui,è, che in quella Ecumenica Assemblea fu da tutti stimato al maggior segno, come Teologo di profondissimo ingegno , e forse a in un secondo, fa riputata miracolosa sua acutezza del suo ingegno , e la prontezza della sua memoria. Paolo Sarpi nella sua  Storia del Concilio di Trento, specialmente allorché tiene ragionamento delle Sessioni tenute sotto Paolo III. l'anno 1546. e 1547. Ed a questo fonte sembra, che avesse bevuto il Continuatore del Fleroy, allorché asserisce, che il Marinaro non ben ragionò riguardo alla Tradizione, per cui fu ripreso dal Cardinal Paolo, e per riguardo alla concupiscenza , che rimane negli Uomini dopo il battesimo. .Varie cose egli scrisse, ma non potè condurle a fine, prevenuto dalla morte, che gli vietò di dare all'istesse l'ultima mano. Pubblicò solamente un'eccellente Opera, e di que' tempi molto stimata, che porta il titolo: Antonìi Mariae , Carmelitae , De Consonantici Jesu Christi et Prophetarum. Ven. ap. Franciscum Bindonum et Masheum Pàsineum i53g. 4. et Parisiis 1641. Il l'abricio  ne porta un'altra del 1564. ma senza indicare il luogo della stampa , che forsi sarà stata Anversa. Ne fa menzione Sisto Senese (5) e Antonio Possevino (4) , che qualifica quel Libro , come salis recte dispositum. Altri parecchi Autori parlan del Marinaro con somma lode , fra quali il Casimiro nella sua MS. Lettera Apologetica in favellando di Monsignor Giancarlo Bovio , e Q. Mario Corrado , che gli indrizza una delle più Latinissime Lettere, nella quale tratta dell' intelligenza di alcuni passi Greci; facendo entrambi il più lusinghiero elogio della di Lui Sacra Eloquenza. Ritiratosi in Patria ivi finì di vivere nel 1674 e fu sepellito in fondo della Chiesa del suo Ordine in quel medesimo luogo , ove fu in seguito dipinto il di Lui ritratto , con Iscrizione ed Epigrammi composti da Monsignor Francesco Maria Caforio Canton delle Grottaglie e dal Vicario di Trani e di Velletri morto Vescovo di Castro. Non è fuor di proposito il qui soggiugnere, che il Nostro Antonio ebbe un pronipote del suo stesso nome, cognome , ed Ordine Religioso, il quale fiorì verso la metà del XVIII. secolo, ed emulando le virtù e la fama del suo Grande Antenato, venne in gran credito di Uomo dottissimo specialmente nella Scienza Teologica, fece da Maestro ai Cardinali Barberini, ed ebbe il vescovato di Tagaste col Suffraganeato di Ostia e Velletri, essendo Vescovo di queste Chiese il Cardinale Frai oesco Barberini. Occupò ancora la pubblica Cattedra prima di Logica , poi ai Metafisica nell'Archiginnasio della Sapienza di Roma , e veniva comunemente appellato il Santo Agostino vivente , perchè nelle sue Lezioni faceva costantemente uso delle dottrine di quel Santo Padre; e pubblicò varie Opere, che lo fecero conoscere non solo come Teologo, ma anche come Oratore”.     (Gianbattista Lezzi)
  A dimostrazione che il web,se usato con intelligenza ,come tutte le cose umane, e’ un tesoro smisurato ed immenso da indagare e cercare,leggiamoci questo altro  breve scritto, tratto dall’”Istoria del concilio tridentino” di Paolo Sarpi:
“Solo Frà Antonio Marinaro carmelitano,  non discordando da gli altri in affermare, che '1 peccato è scancellato per il battesmo e che la concupiscenza è peccato inanzi, considerò nondimeno, quanto al dannare il contrario d'eresia, che sant' Agostino già vecchio scrivendo di questa materia a Bonifacio, disse chiaramente che la concupiscenza non era peccato, ma causa ed effetto di esso. E contra Giuliano con parole non meno chiare disse, che era peccato, causa di peccato ed effetto ancora; e pure nelle retrattazioni non fece menzione nè dell' una nè dell' altra di queste proposizioni contrarie: argomento che riputasse ciò non partenere alla fede e potersene parlare in ambidue li modi, essendo la differenza piuttosto verbale che altro. Imperocchè altra cosa è ricercare se una cosa sia in sè peccato, o vero se sia peccato ad una persona iscusata: come se alcuno andando alla caccia necessaria al suo vivere, pensando uccidere una fiera per ignoranza invincibile uccidesse un uomo, i giurisconsulti dicono che l'azione è omicidio e delitto, ma il cacciatoi" è scusato, sì che non è peccato a lui per la circonstanza della ignoranza…”
Dilettiamoci ancora nello spirito con le parole di   Paolo Sarpi ( edizione del 1746), il maggior storico del 1600,tenendo sempre conto dell’idioma italiano del secolo di cui trattasi:
“Fra Antonio Marinaro era di parere, che la differenza foffe verbale, e diceva, che ficcome pattando da un gran freddo al caldo,fi paffa per un grado di freddo minore, il quii non e né caldo, né freddo nuovo,ma lo delio diminuito;così dal peccato alla giuftizia fi pa(Ta p:r i terrori, ed attrizioni, che non fono ope'et buone, né nuovi peccati, ma i peccati vecchi attenuati; ma in que
llo avendo tutti gli altri centrar), fu corretto ritrattare. Dell'opere fatte in grazia non fu tra loro difficoltà, tutti affermando, che fono perfette, e meritorie della vita eterna,e che l'opinione di Luterò,che fiano tutte peccato è empia, e fagrilega ; avendo per beftemmia, che la Beata Vergine abbia commeffo un minimo peccato veniale; come poi potrebbono l'orecchie foftener d'udire, che in ogni azione peccale? che do* vrebbe la terra, e l'inferno aprirli a tante beftemmie. intorno Nel capo dell' effenza della divina grazia , per cenfura degli artico!} ventidue, e ventitre, fu comune confiderazione, che la voce Grazia in prima fignificazione s'intenda una benevolenza , o buona volontà, la quale quando è in chi abbia potere, partorifce di neceffità anco un buon effetto,eh'è il dono, o benefìzio, qual effo ancora è chiamato grazia. I Proiettanti aver penfato che laMaeftà Divina, come che non potendo di più , ci faccia folo parte delia iua benevolenza , tua l'Onnipotenza divina ricercava, che fi aggiugneffe il benefizio in effetto . E perché al* cuno avrebbe potuto dire, che la fola volontà divina,eh'è Dio diede* fimo, non avea cofa maggiore , e che anco 1' averci donato il Aio fi" gltuolo era un ìcmmo benefizio, e che San Giovanni volendo moftrar il grande amore di Dio vedo il Mondo, non allegò altro,cVt« aver dato il Figlio unigenito; Congiugne vano, che quetti fono benefizi comuni a tutti, e che conveniva, che fi facefTe un prefente proprio aciafcuno. £ però i Teologi hannr> aggiunta una grazia abituale, donata a ciafcuno piatto la^fua, la quale è una qualità fpirituale , creata da Dio, ed mfu fa nell'anima , per la quale vien fatta grata, ed accetta alla Divina Maeflà; della quale f-bben non fi trova efpreffa parola ne' Padri , e meno nella Scrittura, nondimeno fi deduce chiaramente dal verboG/aflìfitareì \\ qual effendo effettivo , per neceffìtà lignifica far giufto co» impreflìon? di reale giuftizia , la qual realtà non potendoeffer foftanza » non può effer altro che qualità , ed abito. Tnurno Ed in quefta occafione fu trattato lungamente contra i Luterani,  che Cgtiificano pronunciar gratto; e per molti luoghi della Scrittura del Nuovov e VecchioTeftamento, che anco nella traduzione Latina è ufata in tal fignifkazìdne,1 e fé ne allegava fino a quindici. Ma ilSoto efcladeva tutti quelli di San Paolo, che parlano della noftra giuttificazioae ,e in quelli diceva non poterti intenderete non in fignificazioneeffettiva; di che nacqoi gran difputa tra lui e il Marinaro,al qual non piaceva, che fi fondaffe in cofa cosi legifera, m» diceva, l'articolo della grazia abituale non poter ricéver dubbio , come decifo nel Concilio di V-ieo»», e fenrenza comune ili tutti Teologi, e quefto effer un far fodiifon* damerttr, che non poffono effer diftrutti , e non voler dir* , che San Paolo a'Romani, quando dice che Dio giuftifica , non intenda in fenfd decorativo contra il tetto manifetto, che mette un proceffo giudìciale, che oeffun potrà accufar , né condannar gli Eletti da Dio”.

Spero di aver fatto qualcosa di utile e gradito.

1 commento:

  1. Non sapevo di questo personaggio.

    Bravo e grazie all'autore.

    RispondiElimina

blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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