"Un minimo di corruzione, sosteneva Winston Churchill,
serve da benefico olio lubrificante per il marchingegno della democrazia". Il
grande statista britannico sapeva distillare, con sapiente alternanza, la
retorica per i momenti duri e il cinismo per quelli meno duri. Indubbiamente, e
fuori da ogni luogo comune, si può ben dire che un minimo di corruzione - in
uno stato che non sia totalitario e controllore maniacale delle vite dei cittadini
- sia fisiologico. La natura umana non cambia certo per editto governativo.
Dal greco Demostene al romano Giulio Cesare nell'antichità,
passando per il cardinale Richelieu nella Francia della prima metà del XVII
secolo, Sir Robert Walpole che regnò oltremanica un secolo più tardi e il suo
contemporaneo Federico II di Prussia, dalla famiglia de' Medici in Toscana a
Napoleone, fino ad arrivare a personaggi contemporanei del calibro di
Mitterrand o dei nostrani Andreotti e Berlusconi: le grandi figure del mondo
occidentale sono anche uomini-simbolo della corruzione. Tra tutti, spicca la
figura leggendaria di Charles Maurice de Talleyrand-Périgord, alias l'abate di
Périgord, che nel corso di una carriera durata più di quarant'anni costruì la
sua fortuna e dal 1803 visse, con stile di vita principesco, nel suo castello
di Valençay. Dopo la sua morte bisognerà attendere quasi un secolo perché venga
riabilitato. È al povero e ambizioso Vautrin de Il padre Goriot, che poi si
scoprirà essere un forzato evaso, che Honoré de Balzac affida un giudizio su
Talleyrand che ci offre la giusta immagine dei corrotti: quel personaggio che
ha impedito la spartizione della Francia al Congresso di Vienna (...) Meriterebbe
essere incoronato, invece lo si copre di fango”, esclama. Eroi della
corruzione, re di fango, a dimostrazione del legame empirico tra virtù e
corruzione: come spiegare che la corruzione figura accanto a tanti meriti? È
una semplice coincidenza o esiste una relazione? ...
Rispondere a queste domande, che prefigurano un problema filosofico e
morale, è lo scopo di Gaspard Kœnig,
giovane scrittore francese che ha esordito con il romanzo Octave avait vingt
ans . L'autore afferma che la corruzione è universale: nella storia, ha
riguardato tutte le società; nella società, tutti gli individui. Filo
conduttore di tutto il suo ragionamento è la Favola delle api di Bernard
Mandeville, che racconta di un alveare opulento e industrioso in cui le api si
comportano come gli uomini, ambiziosi e truffatori. Ebbene, se le api
diventassero oneste, l'alveare andrebbe in rovina, perché mentre la corruzione
provoca circolazione di beni e status, una società onesta è stagnante. Kœnig
sciorina la sua cultura filosofica in un esame dei pensatori che nella storia
si sono occupati dei temi morali legati alla pratica della corruzione,
arrivando a scomodare Naom Chomsky, sul quale sostiene, esercitando una
mal celata arte della provocazione, che “non corre il rischio di sporcarsi
le mani, dal momento che non le ha mai staccate dalla tastiera del computer”.
Il catalogo dei nemici della corruzione non contiene solo intellettuali, ma
anche giudici, del calibro di Eva Joly, uno dei più famosi in Francia, simbolo
della Mani Pulite transalpina. Sono questi “folli”, secondo il filosofo della
corruzione tanto amato dall'autore, il già citato Mandeville, a credere che
“vivere nell'agio senza i grandi vizi” sia possibile, “un'inutile utopia”, tra
l'altro “non affatto invitante”, secondo Kœnig, che conclude: “un potere
non corrotto sarebbe un potere vuoto, formale, senza efficacia, privo di
qualsiasi reale presa sul mondo”. Scritto dall'autore dei discorsi dell'attuale
ministro delle Finanze di Sarkozy, non immune da scandali, assomiglia ad una
sorta di autoassoluzione.
Aristotele definì POLITICA l’amministrazione della “polis”,
cioè quel luogo pubblico al quale tutti i cittadini partecipano, per il bene di
tutti. Un’arte, una disciplina il cui unico scopo era quello di controllare la
città ed il popolo aiutandolo, proteggendolo, difendendolo, educandolo.
“L’uomo è per natura un’animale politico” … (ζῷον πολιτικόν) oggigiorno egli è animale politico,
ma allo stesso tempo egoistico. L’egoismo, l’individualismo, la corruzione
della società moderna, la paura nella povertà spinge alcuni uomini a mentire,
rubare, ingannare …
Se la politica, quando era agli esordi, agli inizi, era pura e limpida, ora
ogni cosa è cambiata con lo scorrere dei secoli.
Destra, Sinistra, Centro, Moderati ed Estremisti. I politici sono diventate
figure non più al servizio della comunità e del prossimo, ma, al contrario,
centro e modelli di pubblicità e gossip.
Scandali su scandali.
Lega Nord, PD, PDL, Italia dei Valori, Unione di centro …, pochi politici
all’interno di questi partiti rimangono estranei e lontani a questa
“decomposizione della politica”. L’ideale di una politica dalle “mani pulite”
sembra diventar sempre di più, giorno dopo giorno, un’utopia.
Da sfatare anche la
leggenda del regime fascista da riabilitare sul piano dell’onestà e della
correttezza pubblica e privata. Fu il silenzio imposto dalla dittatura, invece,
a coprire il malfare. Poi venne la guerra e la liberazione. Dopo l’entusiasmo
del primo momento vinse la continuità col passato e si alimentò quel clima di
sempre più pervasiva corruzione. Il paese si reggeva sull’illecito. Il sistema
articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi
finanziari smisurati e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioè
chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia chi poteva dare
soldi in cambio di favori, in genere già aveva fatto questi soldi, mediante
favori ottenuti in precedenza per cui ne risultava un sistema economico in
qualche modo circolare e non privo di una sua armonia. Nel finanziarsi per via
illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, in
quanto ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito, anzi benemerito.
Naturalmente in ogni transazione illecita una quota parte restava in mano dei
singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di
procacciamento e mediazione. Così Il privato che si trovava a intascare la sua
tangente individuale sulla tangente collettiva poteva senza ipocrisia
convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita. “Mani
pulite” è stato solo un grande abbaglio. Del sistema italiano ne ha svelato il
fondo, anzi il doppio fondo. Ma la ruberia generalizzata- i soldi finiti nelle
casse dei partiti e nelle tasche degli uomini politici- è stata presto
dimenticata e tutto è ricominciato come prima. Anzi peggio di prima. Gli scandali sono quotidiani: nei comuni,
province, regioni, ospedali. La vicenda che ha travolta la Lega lombarda ne è
solo sono l’ultimo vergognoso frutto. Ci vorranno almeno due o tre generazioni
per cambiare le cose, per un rinnovamento profondo della politica, per un
mutamento radicale di abitudini e di modi di pensare.
La maturazione del senso dello Stato e di una coscienza civile richiede
un'etica "militante", come terapia culturale contro la corruzione
politica, contro la criminalità organizzata, ecc., ma anche contro alcune patologie
sociali tipicamente giovanili come la diffusione e l'assuefazione alla droga.
Nel senso che il benessere e la salute della nazione - e più in generale del
pianeta intero - si basa sul principio morale della responsabilità. Come
sostiene Norberto Bobbio, citando Montesquieu: "il fondamento di
una buona repubblica, prima ancora delle buone leggi, è la virtù dei
cittadini"
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