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domenica 6 maggio 2012

L'eterno "fascino" della corruzione nella Storia

"Un minimo di corruzione, sosteneva Winston Churchill, serve da benefico olio lubrificante per il marchingegno della democrazia". Il grande statista britannico sapeva distillare, con sapiente alternanza, la retorica per i momenti duri e il cinismo per quelli meno duri. Indubbiamente, e fuori da ogni luogo comune, si può ben dire che un minimo di corruzione - in uno stato che non sia totalitario e controllore maniacale delle vite dei cittadini - sia fisiologico. La natura umana non cambia certo per editto governativo.
Dal greco Demostene al romano Giulio Cesare nell'antichità, passando per il cardinale Richelieu nella Francia della prima metà del XVII secolo, Sir Robert Walpole che regnò oltremanica un secolo più tardi e il suo contemporaneo Federico II di Prussia, dalla famiglia de' Medici in Toscana a Napoleone, fino ad arrivare a personaggi contemporanei del calibro di Mitterrand o dei nostrani Andreotti e Berlusconi: le grandi figure del mondo occidentale sono anche uomini-simbolo della corruzione. Tra tutti, spicca la figura leggendaria di Charles Maurice de Talleyrand-Périgord, alias l'abate di Périgord, che nel corso di una carriera durata più di quarant'anni costruì la sua fortuna e dal 1803 visse, con stile di vita principesco, nel suo castello di Valençay. Dopo la sua morte bisognerà attendere quasi un secolo perché venga riabilitato. È al povero e ambizioso Vautrin de Il padre Goriot, che poi si scoprirà essere un forzato evaso, che Honoré de Balzac affida un giudizio su Talleyrand che ci offre la giusta immagine dei corrotti: quel personaggio che ha impedito la spartizione della Francia al Congresso di Vienna (...) Meriterebbe essere incoronato, invece lo si copre di fango”, esclama. Eroi della corruzione, re di fango, a dimostrazione del legame empirico tra virtù e corruzione: come spiegare che la corruzione figura accanto a tanti meriti? È una semplice coincidenza o esiste una relazione? ...
Rispondere a queste domande, che prefigurano un problema filosofico e morale, è lo scopo  di Gaspard Kœnig, giovane scrittore francese che ha esordito con il romanzo Octave avait vingt ans . L'autore afferma che la corruzione è universale: nella storia, ha riguardato tutte le società; nella società, tutti gli individui. Filo conduttore di tutto il suo ragionamento è la Favola delle api di Bernard Mandeville, che racconta di un alveare opulento e industrioso in cui le api si comportano come gli uomini, ambiziosi e truffatori. Ebbene, se le api diventassero oneste, l'alveare andrebbe in rovina, perché mentre la corruzione provoca circolazione di beni e status, una società onesta è stagnante. Kœnig sciorina la sua cultura filosofica in un esame dei pensatori che nella storia si sono occupati dei temi morali legati alla pratica della corruzione, arrivando a scomodare Naom Chomsky, sul quale sostiene, esercitando una  mal celata arte della provocazione, che “non corre il rischio di sporcarsi le mani, dal momento che non le ha mai staccate dalla tastiera del computer”. Il catalogo dei nemici della corruzione non contiene solo intellettuali, ma anche giudici, del calibro di Eva Joly, uno dei più famosi in Francia, simbolo della Mani Pulite transalpina. Sono questi “folli”, secondo il filosofo della corruzione tanto amato dall'autore, il già citato Mandeville, a credere che “vivere nell'agio senza i grandi vizi” sia possibile, “un'inutile utopia”, tra l'altro “non affatto invitante”, secondo  Kœnig, che conclude: “un potere non corrotto sarebbe un potere vuoto, formale, senza efficacia, privo di qualsiasi reale presa sul mondo”. Scritto dall'autore dei discorsi dell'attuale ministro delle Finanze di Sarkozy, non immune da scandali, assomiglia ad una sorta di autoassoluzione.

Aristotele definì POLITICA l’amministrazione della “polis”, cioè quel luogo pubblico al quale tutti i cittadini partecipano, per il bene di tutti. Un’arte, una disciplina il cui unico scopo era quello di controllare la città ed il popolo aiutandolo, proteggendolo, difendendolo, educandolo.
“L’uomo è per natura un’animale politico” … (ζῷον πολιτικόν) oggigiorno egli è animale politico, ma allo stesso tempo egoistico. L’egoismo, l’individualismo, la corruzione della società moderna, la paura nella povertà spinge alcuni uomini a mentire, rubare, ingannare …
Se la politica, quando era agli esordi, agli inizi, era pura e limpida, ora ogni cosa è cambiata con lo scorrere dei secoli.
Destra, Sinistra, Centro, Moderati ed Estremisti. I politici sono diventate figure non più al servizio della comunità e del prossimo, ma, al contrario, centro e modelli di pubblicità e gossip.
Scandali su scandali.
Lega Nord, PD, PDL, Italia dei Valori, Unione di centro …, pochi politici all’interno di questi partiti rimangono estranei e lontani a questa “decomposizione della politica”. L’ideale di una politica dalle “mani pulite” sembra diventar sempre di più, giorno dopo giorno, un’utopia.

 Da sfatare anche la leggenda del regime fascista da riabilitare sul piano dell’onestà e della correttezza pubblica e privata. Fu il silenzio imposto dalla dittatura, invece, a coprire il malfare. Poi venne la guerra e la liberazione. Dopo l’entusiasmo del primo momento vinse la continuità col passato e si alimentò quel clima di sempre più pervasiva corruzione. Il paese si reggeva sull’illecito. Il sistema articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia chi poteva dare soldi in cambio di favori, in genere già aveva fatto questi soldi, mediante favori ottenuti in precedenza per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo di una sua armonia. Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, in quanto ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito, anzi benemerito. Naturalmente in ogni transazione illecita una quota parte restava in mano dei singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione. Così Il privato che si trovava a intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva poteva senza ipocrisia convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita. “Mani pulite” è stato solo un grande abbaglio. Del sistema italiano ne ha svelato il fondo, anzi il doppio fondo. Ma la ruberia generalizzata- i soldi finiti nelle casse dei partiti e nelle tasche degli uomini politici- è stata presto dimenticata e tutto è ricominciato come prima. Anzi peggio di prima. Gli scandali sono quotidiani: nei comuni, province, regioni, ospedali. La vicenda che ha travolta la Lega lombarda ne è solo sono l’ultimo vergognoso frutto. Ci vorranno almeno due o tre generazioni per cambiare le cose, per un rinnovamento profondo della politica, per un mutamento radicale di abitudini e di modi di pensare.
La maturazione del senso dello Stato e di una coscienza civile richiede un'etica "militante", come terapia culturale contro la corruzione politica, contro la criminalità organizzata, ecc., ma anche contro alcune patologie sociali tipicamente giovanili come la diffusione e l'assuefazione alla droga. Nel senso che il benessere e la salute della nazione - e più in generale del pianeta intero - si basa sul principio morale della responsabilità. Come sostiene Norberto Bobbio, citando Montesquieu: "il fondamento di una buona repubblica, prima ancora delle buone leggi, è la virtù dei cittadini"




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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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ammazzato nel novembre del 1975

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