Cenerentola e Pollicino, Biancaneve
e Barbablù, Pinocchio,la piccola fiammiferaia, Hansel e Gretel, la Bella e la bestia, Aladino, Cappuccetto rosso, i
musicanti di Brema, Lucignolo, Peter Pan… chissà quante volte ci siamo
addormentati al suono di una tenera ed
amorevole voce che ci raccontava queste
fiabe; chissà quante volte abbiamo sognato di svegliarci in una favola… e
oggi?
La maggior parte delle favole sono state raccolte e
in parte riscritte nel corso dell'Ottocento da estensori che, come i fratelli
Grimm, ne avevano riconosciuto il valore e il contenuto. Erano racconti orali,
sopravvissuti per secoli passando di generazione in generazione. In tempi
antichi anche nei nostri paesi europei vi furono narratori itineranti di fiabe,
quali oggi si possono ancora incontrare in Oriente. Presso di noi le favole
divennero ben presto tesori di famiglia. Per lo più erano gli anziani cui
spettava l'onore e il dovere di raccontarle ai più giovani. Per trovare però la
radice originaria delle fiabe, dobbiamo tornare indietro nel tempo, molto prima
della nascita di Cristo, dove la storia sprofonda nel crepuscolo. Da questo
crepuscolo si ergono le figure dei cantori itineranti, dei bardi che andavano
di luogo in luogo per cantare e narrare delle storie. Ogni popolo di antica
civiltà aveva le proprie favole e i propri cantori che le diffondevano. È
davvero singolare che presso gli indiani, gli africani, gli asiatici e gli
europei si trovino molte immagini e figure simili. Come disse lo storico della
civiltà Herman Grimm, figlio di uno
dei due fratelli Grimm, nelle favole si può trovare il contenuto della grande
storia universale nei tempi primordiali. Le favole sono resti di una
religiosità che ha origine nella preistoria e che comunicava in immagini
esperienze dell'anima e dello spirito. Il grande studioso Jakob
Grimm attribuisce alle favole
un'origine religiosa. Chi erano i bardi e i cantastorie itineranti che allora
andavano di paese in paese, in Norvegia, nell'Europa centrale, nell'Europa
occidentale, giù giù fino nell'antica Grecia? Essi rischiaravano la grigia vita
dei contadini e dei cacciatori con immagini di racconti mitici. I bardi
venivano rispettati come una classe onorata, spesso erano persino sacerdoti.
Comunque, quando arrivava un bardo, tutto il paese si raccoglieva attorno a
lui. Da lontano accorrevano anche gli abitanti di fattorie isolate, perché
spesso essi erano l'unica fonte di notizie che le persone ricevevano nel corso
dell'anno. Oltre ai bardi, che spesso venivano addirittura nominati consiglieri
di capitani e di re, nei paesi nordici c'erano gli scaldi, poeti e cantori che
non costituivano una classe a sé, ma piuttosto "cantavano e dicevano"
ciò che scaturiva dal loro animo rapito dall'ispirazione.
Se analizziamo che cosa vi sia di comune a tutte le favole, ci accorgiamo
che quasi tutte iniziano con la descrizione di una situazione armonica che viene
poi distrutta. "C'era una volta una buona regina - c'era una volta un bel
castello - c'erano una volta due bambini che vivevano con il papà e la mamma
nella loro casetta vicino al bosco"... La principessa può ancora giocare
con la palla d'oro, i bambini delle favole abitano presso il papà e la mamma e
il fortunato Gianni porta il suo pezzo d'oro attraverso il mondo. È l'età
dell'oro, un'atmosfera di paradiso, "il buon tempo passato" con cui
quasi ogni racconto fiabesco inizia. Ma presto arrivano gli ostacoli, gli
uomini commettono una colpa, la felicità di un tempo viene distrutta, avviene
"la cacciata dal Paradiso" (non è esattamente la stessa esperienza
che il bambino crescendo deve attraversare interiormente e più tardi
esteriormente?). A quel punto entrano nelle favole le maschere del male: bugia,
cattiveria, orgoglio, vigliaccheria, ottusità, brama, avarizia, tutto il
repertorio della stregoneria! I personaggi delle favole vengono impigliati
nell'errore e nelle miserie. Il protagonista della fiaba vaga sperduto,
esiliato, senza patria. Si smarrisce in una foresta oscura, oppure è
prigioniero nella torre di pietra, dorme nelle ceneri, cade in disgrazia,
piomba in un sonno senza risveglio o diventa perfino di pietra. L'oro va
perduto. Veleno e morte entrano in scena. Biancaneve giace come morta. Sembra
che il male e le tenebre abbiano il sopravvento. Nel buio e nello smarrimento
arrivano segni di un aiuto vicino e cresce l'attesa del grande cambiamento. Sì,
appaiono i messaggeri del bene, del coraggio, del superamento, dell'altruismo e
della dedizione.
Inizia a brillare la speranza dell'attesa redenzione: il bene deve vincere!
La resurrezione dalla miseria si compie nella favola con l'arrivo del principe
o di un altro vincitore, rappresentanti di tutte le forze buone dell'uomo.
Questi soccorritori sono dotati di quelle che si possono definire virtù
cristiane: umiltà, coraggio, amore, sincerità.
L’educazione scientifica odierna, alla quale erroneamente il
mondo sta consegnando la formazione delle future generazioni, non ha bisogno di
privarsi dell’immaginazione, della fantasia: anzi, senza l’immaginazione non
c’e nemmeno progresso scientifico. Se a un uomo di scarsa immaginazione casca
sul naso una mela, egli si accontenta di massaggiarsi il naso, tuttalpiù di
smoccolare un tantino. Ma se la mela casca sul naso di un uomo
dall’immaginazione fervida egli si domanderà perché è cascata, che senso ha la
caduta dei corpi, quale legge la regola.
Gesù Cristo stesso non si è forse servito di immagini e
parabole per istruire il suo popolo? A un esame profondo le favole non appaiono
più soltanto gradevoli creazioni di fantasia per intrattenere i bambini: sono
pietre di costruzione dell'anima umana. Chi da bambino ha carenza di favole
diventa troppo presto saccente e portato a un realismo tutto esteriore. I
bambini che a tempo debito hanno respirato le favole hanno in loro una
ricchezza di nutrimento che favorisce un'esistenza armonica e serena. Chi ha
ricevuto questo dono dalle labbra della mamma, del papà, della maestra, porta
come tesoro perenne in sé le immagini del mondo della fiaba.
Genitori, non lasciatevi portar via la cosa più bella nella
vita dei bambini: raccontate ai vostri figli fiabe e novelle! Fra i ricordi
caldi e forti dei bambini divenuti adulti ci sarà anche questo: “i mieigenitori mi hanno sempre raccontato delle fiabe”. Si formeranno
legami d'amore molto più saldi di quanto avvenga accontentando i bambini nei
capricci e nelle richieste che oggi si ritiene doveroso soddisfare
"Come da patrie lontane viene dato ad ogni uomo un
angelo buono che lo segue come un compagno di strada mentre si avvia verso la
vita", scrissero una volta i
fratelli Grimm e continuarono: "le fiabe sono capaci di cogliere i
puri pensieri di un'osservazione infantile del mondo, in parte per il modo in
cui sono divulgate, in parte per loro intrinseca natura; nutrono in modo
immediato come il latte, leggere e gradevoli, o come il miele, dolci e
nutrienti, senza pesantezza terrestre."
Ed
ecco la fiaba pronta per darci una mano, ad immaginare il futuro che altri
vorrebbero, semplicemente, farci subire.
Qualcuno ha scritto:
E' il mondo incantato che vive dentro di noi,
e' il desiderio dei grandi di rimanere magicamente bambini,
e' il sogno che sa di fantasia e speranza, di fate e folletti,
di mondi incantati e pensieri buoni.
Le favole siamo noi.
Le favole sono di tutti, grandi e bambini.
Le favole nascono per volare lontano,
per toccare il cuore della gente.
Le favole si amano, si raccontano, si vivono, si sognano.
Dopo tante crudeltà, nefandezze,
errori che l’umanità ha compiuto e compie ancora nel corso della sua storia, vogliamo privarci
anche di questo?
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis