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lunedì 14 maggio 2012

Il conte di Cagliostro: il mistero continua.

Innumerevoli biografie hanno cercato di fare chiarezza sul misterioso personaggio che caratterizzò il secolo dei Lumi: taumaturgo, "amico dell’Umanità", cultore e divulgatore delle scienze esoteriche oppure scaltro imbonitore, comune ciarlatano? Il quesito, finora, non ha avuto risposta certa: il mistero che da sempre avvolge le molteplici attività svolte da Cagliostro contribuisce a tenere vivo l’interesse su di lui e proprio per questo interesse,riporto alcune  brevi notizie e ,certamente, non esaustive, sulla sua persona, indubbiamente affascinante.
Giuseppe Balsamo nacque a Palermo il 2 giugno 1743 e mori il 26 agosto 1795 a causa di un colpo apoplettico.
L’alchimia, ovvero la pretesa scienza che si riteneva permettesse di convertire i metalli vili in nobili e di creare medicamenti atti a guarire ogni malattia e a prolungare la vita oltre i termini naturali, fu praticata con particolare dedizione da Cagliostro. Attirato da tutto ciò che potesse solleticare il curioso intelletto, ansioso di accedere alle nuove correnti, alle dottrine più originali, alle teorie filosofiche provenienti dall’Oriente e per questo maggiormente inficiate da elementi magici e cabalistici (in Europa vi erano moltissime logge dedite all’ermeneutica alchemica), egli fu senza dubbio interprete dello spirito innovativo che caratterizzò il XVIII secolo. La fortuna di Cagliostro, infatti, è indissolubilmente legata alla sua capacità di incarnare complesse e svariate personalità: mago, medico, veggente, filantropo. Poiché nel Settecento il bisogno di giungere il più vicino possibile alla comprensione del soprannaturale aveva contagiato tutte le classi sociali (affascinate dal culto per il meraviglioso, prodotto dell’Illuminismo, del Saturnismo e dell’ermeneutica alchemica), Cagliostro decise di svolgere la determinante funzione di divulgatore di una scienza che prima di lui era riservata a pochi iniziati, essendo considerata astrusa e proibita. Per poter ricoprire il ruolo di esoterista e di uomo di pensiero egli dovette, dunque, vestire i panni del mago-veggente ma anche del medico-taumaturgo. Le doti taumaturgiche, poi, nel XVIII secolo venivano spesso messe in relazione con quelle alchemiche e di conseguenza la figura dell’alchimista assunse la dignità e il fascino di chi conserva il più profondo segreto della conoscenza, necessario per destreggiarsi nelle teorie relative all’immortalità dell’anima e alla metempsicosi, alimentate nel secolo di Cagliostro da quei filosofi che erano interessati ad un’indagine di carattere spiritualista e materialista insieme.
Cagliostro, dunque, ascende al rango di sapiente, consapevole sia dell’importanza della materia di cui conosce i misteri sia del rispetto delle regole che governano deontologicamente questa scienza: la sua proverbiale filantropia si ispirò, probabilmente, proprio ai principi della filosofia alchemica che impedivano ogni genere di speculazione sulla conoscenza di metodologie destinate esclusivamente al miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo. Le cognizioni alchemiche di Cagliostro non si risolvono, quindi, nel puro e semplice procedimento empirico per la preparazione di unguenti e medicamenti, ma aspirano al raggiungimento di una gnosi esoterica che consenta la massima elevazione spirituale.
 Il mistero che ha avvolto la sua vita si trasforma addirittura in leggenda quando si tratta della morte e della sepoltura: le ipotesi più suggestive contemplano la fuga in abiti da sacerdote, la morte cagionata dalla caduta dalla rupe, la misera sepoltura in una legnaia. Tuttavia, l’episodio più inquietante sembra essere accaduto nel 1797, quando la fortezza di San Leo si arrese onorevolmente all’Armata della Repubblica Cisalpina guidata dal generale Dombrowski che la occupò in suo nome. Per celebrare l’impresa, il generale concesse la libertà ai reclusi presenti nella fortezza e sembra che essi, unitisi ad alcuni soldati, cominciarono a scavare nel luogo in cui Cagliostro era stato sepolto. Rinvenuti i poveri resti, si servirono del teschio per brindare alla riconquistata libertà. Il macabro festeggiamento venne raccontato da un testimone oculare, il nonagenario Marco Perazzoni, morto nel 1882, all’età di novantasei anni che, interrogato dal prelato Oreglia di S. Stefano dichiarò:
Quando il conte morì io avevo sette anni e mi ricordo benissimo il suo seppellimento. Il cadavere, tutto vestito, posto sopra una mezza porta di legno, venne portato a spalla da quattro uomini, i quali, usciti dal castello, scesero verso la spianata. Essi erano affaticati e sudavano (era di agosto) e, per riposarsi, ad un certo punto deposero il cadavere sopra il parapetto di un pozzetto, che ancora esiste, e andarono a bere un bicchiere di vino. Poi tornarono, ripresero il tragitto e giunsero al luogo del seppellimento. Io -che ero tenuto per mano da un mio parente- seguii il triste e misero convoglio che, non assistito da nessun sacerdote, assumeva un sinistro carattere di diabolica desolazione. A quella vista i rari passanti si allontanavano frettolosi facendosi il segno della Croce. Scavata la fossa, vi calarono il morto: sotto il capo misero un grosso sasso e sul viso un vecchio fazzoletto, quindi lo ricopersero di terra. Quel vecchio fazzoletto rappresentava la pietà umana. Qualche anno dopo vennero i polacchi ad occupare il forte e dettero la libertà ai condannati, che scavata la fossa insieme a dei soldati, presero il cranio del Cagliostro e vi bevvero dentro, nella cantina del conte Nardini di San Leo.   Anno del Signore 1795, nel giorno 28 del mese di Agosto
N.B.Sicuramente il più noto preparato di Cagliostro fu l'ELIXIR di Lunga Vita',che alla fine degli '40 del Novecento veniva ancora preparato in alcune Farmacie.La ricetta -che ritroviamo uguale in un "Manuale pratico di farmacia",di V.Celli(Genova,1929)-così si costituiva:
ALOE..............................gr.25
AGARICO BIANCO....................gr.2.50
MIRRA.............................gr.2
GENZIANA RAD...............................gr2.50
RABARBARO RIZOMA............................gr.2.50
ZAFFERANO.........................gr.2.50
ZEDOARIA RIZOMA............................gr.2.50
ALCOOL(spirito di vino).............................gr.1000

Per concludere, mi piace riportare questo famoso aforisma attribuito al nostro personaggio: Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo: al di fuori del tempo e dello spazio,il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza”.

Curiosita: fino a pochi anni addietro, nel Cimitero di Grottaglie una bianca lapide scolpita indicava che  in quella tomba erano conservati i resti mortali di Giuseppe Balsamo. Quella lapide e’ stata,poi, rimossa!

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