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martedì 16 aprile 2013

Una favola senza tempo:Amore e Psiche



La calda estate del 1966: luglio…l’esame di Maturita’ Classica,quello piu’ prestigioso e piu’ difficile...il Docente di Latino e Greco mi “intratteneva”,tra l’altro,sulle Metaformosi di Apuleio. Durante  la traduzione del  relativo brano in lingua, improvvisamente mi chiese:”ma perche’ asinus aureus ovvero asino d’oro?" Cosa rispondergli se non…” perche’ non era un asino come tutti  gli altri!" Dopo tanti anni ,troppi,in un fredda e scolorita  giornata invernale, il caso fa riemergere quel  libro,  stipato con cura  nella mia  biblioteca, con i suoi caratteri dorati resi opachi dal velo di polvere accumulatasi , per ricordarmi e per raccontarmi una storia. Penserete che sia una storia come tante altre ma non  e’cosi’: e’  “una favola”,una di quelle favole che,  come scrisse l’inimitabile Vate, “ ieri t’illuse, che oggi m’illude”.
Una favola che, simile al raggio di sole, ricolora le grigie pareti di una stanza ed  allora non c’e’ bisogno di gocce di pioggia, di tamerici, di cicale, rane ed onomatopee per poter far ancora sognare l’animo umano ed ancora illuderlo.La novella di Amore e Psiche è inserita in un lungo “romanzo” dal titolo Metamorfosi (chiamato in seguito da S. Agostino L’asino d’oro) composto da Apuleio nel II secolo d.C., nel quale vengono narrate le peripezie di Lucio che, per errore, viene trasformato in asino, pur conservando mente e sentimenti umani: solo dopo molte avventure, talvolta anche dolorose, Lucio potrà infine riprendere forma umana grazie all’intervento della dea Iside, di cui Lucio diventerà sacerdote. Si tratta dunque della rappresentazione simbolica del percorso dell’uomo dallo stato bestiale allo stato spirituale, un complesso cammino interiore dalla materia allo spirito. La fiaba di Amore e Psiche, che come vedremo rappresenta “in piccolo” questo medesimo itinerario, è posta in bocca ad un personaggio del romanzo e rappresenta uno dei primi esempi nella letteratura occidentale di “fiaba di magia”, cioè un tipo di narrazione che conserva l’eco di antichi riti di iniziazione durante i quali, attraverso racconti “esemplari”, le popolazioni primitive trasmettevano alle nuove generazioni la loro concezione del mondo, il loro patrimonio mitico-religioso, le loro “regole” sociali(solo di sfuggita, rammento a quei pochi che leggono, che siamo nel periodo storico del “neoplatonismo”). La novella si snoda attraverso le sequenze tipiche della “fiabe di magia”: racconta infatti le peripezie di una giovane e bellissima ragazza dall’emblematico nome di Psiche, che significa “anima”, di cui si innamora perdutamente il dio Cupido, cioè Amore, figlio di Venere, il quale trasporta Psiche in uno splendido palazzo e la fa sua sposa, imponendole tuttavia di non cercare mai di conoscere la sua identità.
Ma la felicità dei due giovani è minacciata sia dall’invidia delle due sorelle di Psiche, sia dalla decisa ostilità di Venere, che non vuole per suo figlio una sposa mortale e soprattutto una ragazza tanto bella da essere addirittura paragonata a lei. Seguendo i perfidi consigli della sorelle, Psiche disobbedisce ad Amore, che di conseguenza l’abbandona; disperata va alla ricerca dello sposo, ma finisce tra le mani di Venere che la costringe a sottoporsi a prove “impossibili”, dalle quali esce tuttavia vittoriosa grazie ad una serie di aiuti straordinari. Segue l'immancabile lieto fine: Giove in persona celebrerà le nozze tra Amore e Psiche e conferirà alla fanciulla l'immortalità ed il rango di dea. Attorno ai due protagonisti si muovono poi altri personaggi appartenenti al mondo degli uomini (ad esempio le sorelle “cattive” di Psiche), degli dèi (ad esempio Venere, Giove, Pan) e della natura magicamente animata (ad esempio animali, fiumi ad alberi parlanti), in un continuo intreccio fra realismo e magia.Prevale, in tutta la storia, una tremenda carica simbolica, attorno cui una sfolgorante narrazione, al contempo oscura, sfugge ad ogni minima interpretazione, e ad ogni più acuta esegesi. Il pathos della narrazione tocca l’apice quando Psiche, a un passo dal superamento dell’ultima prova, commette per la seconda volta l’errore della curiosità, rischiando di compromettere la sua vita. Invece verrà salvata, evitando di precipitare nella notte senza ritorno ed accettata nel regno degli dèi. Amore e Psiche convergono e divergono, si oppongono e si attraggono, complementari ed autonomi, si respingono violentemente ed inconsapevolmente ognuno non può fare a meno dell’altro. Dove Amore non vede, interviene Psiche, là dove invece Psiche è fallace, giunge il coraggio di Amore.
Quello di Psiche è in realtà un lungo viaggio oscuro che porta all’amato se stesso. La più grande paura dell’uomo, quella dell’ignoto, è in realtà l’inconsapevolezza del sé più profondo. Questo male di vivere penetra ogni ambito della nostra esistenza, ma l’incoscienza del nostro male, cioè quel disagio esistenziale che non riusciamo a spiegarci, altro non è che una scissione dell’anima dal corpo, una frattura del proprio Io, della memoria che si stacca dalla percezione del Tempo, una frattura che esce fuori ogni volta che facciamo qualcosa senza averlo mai voluto, opprimendo ed uccidendo ogni desiderio sul nascere. Ma alla fine, vuoi o non vuoi, ecco che arriva l’abbraccio dell’altro, che sia Donna, che sia Uomo, che siano tutti o sia tutto, mentre la sorte di Psiche è segnata da una potenza ambigua, certo, ma tanto violenta quanto la più grande: Amore, altissima forma di conoscenza. Il dualismo nella favola è espresso da diversi elementi. La luce e il buio, innanzitutto. Psiche è una creatura del giorno, Eros le è accanto solo la notte. La lampada, lo strumento che dovrebbe dissipare le tenebre, diviene, a sua volta lo strumento che, oltre a ferire con l’olio bollente il dio, causa la separazione.Infatti, buio e luce non possono che essere, per ora, divisi: Amore agisce nel buio in quanto rappresenta la fisicità dell’amore, manca di elevazione spirituale; Psiche è una creatura che impersona l’anima, ma un’anima ancora non evoluta, che ha bisogno di prove concrete da superare per elevarsi. Deve, insomma, confrontarsi con la realtà per crescere. Psiche, rimasta sola, deve, dunque, crescere. Lo fa discendendo negli inferi, spogliando i buoi del Sole, separando i semi e rubando l’unguento. Psiche usa la ragione e la furbizia, separa le parti buone da quelle cattive. Si muove all’interno di questo progetto con momenti di disperazione ma anche con l’aiuto degli dei per darsi la propria identità.L’Anima da sola non ha identità. Solo il confronto con la realtà (le prove) la fa evolvere.E allora si possono unire le componenti di Eros con quelle dell’Anima, generando Voluttà, la figlia simbolica. Che l’episodio sia ad alta valenza simbolica è evidente fin da subito. Le possibili interpretazioni allegoriche sono molteplici, talune fondate su suadenti argomentazioni storico-filosofiche, tutte particolarmente suggestive. Basti pensare ai nomi con cui vengono designati protagonisti. Psiche significa letteralmente “intelletto” o ancor meglio “anima”, alla luce di questo è facile identificare la bellezza della fanciulla con una bellezza interiore, che si contrappone nettamente a quella fisica di Venere, destinata a sfiorire, ed è questa la ragione per cui la protagonista viene perseguitata. Amore rappresenta l’eros, la passione, il “furor” ed il connubio con Psiche simboleggia l’unione della dimensione sensuale con quella spirituale, in sostanza si assiste alla nascita di un rapporto amoroso completo e maturo fra due adolescenti inesperti, che finiscono inevitabilmente per suscitare l’invidia di coloro che questo dono non hanno mai avuto occasione di riceverlo. Un piccolo capolavoro: se “Le metamorfosi” per intero vi scoraggiano, vi consiglio quantomeno la lettura di questa incantevole fiaba.Ne usciremo tutti, dopo la lettura, diversi! Lo stesso Apuleio,infatti, scrive:” « Lector, intende: laetaberis » cioe’: « Lettore, presta attenzione: ti divertirai »


N.B.: Marsilio Ficino,uno degli interpreti rinascimentali del neoplatonismo,  scrisse che l'estasi dell'amante , definita da come "furor amatorius", e’ il più potente e sublime, perché‚ chi ama cerca di riunirsi a Dio creando un "circuitus spiritualis" da Dio all'anima e da essa a Dio.

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Pierpaolo Pasolini
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ammazzato nel novembre del 1975

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