Che ora è ?

martedì 12 agosto 2008

Uno o due ma basta che funzionino!



Dal blog "io ballo da sola8"
e da "Il Sole24ore"


Ogni promessa è debito!
Cominciamo a capire qualcosa sul ruolo e sulle competenze degli organi amministrativi rappresentati dal Segretario Generale e dal City Manager/Direttore Generale.

Giusto per capirci qualcosa in più, aggiungo io!

Il ruolo del Segretario Generale
Svolge compiti di collaborazione e funzioni di assistenza giuridico-amministrativa nei confronti degli organi comunali in ordine alla conformità dell'azione amministrativa alle leggi, allo statuto ed ai regolamenti. Partecipa con funzioni consultive, referenti e di assistenza alle riunioni del Consiglio e della Giunta e ne cura la verbalizzazione. Svolge altresì le funzioni di notaio comunale in quanto roga tutti i contratti nei quali il Comune è parte ed autentica le scritture private e gli atti unilaterali nell'interesse del Comune. Esercita inoltre ogni altra funzione attribuitagli dallo Statuto e dai regolamenti o conferitagli dal Sindaco. Il Segretario Generale, nell’esercizio delle proprie funzioni, è coadiuvato dal Vicesegretario, che lo supplisce e lo sostituisce ad ogni effetto di legge in tutti i casi di vacanza, assenza ed impedimento e, comunque, ogni qualvolta ve ne sia la necessità. L’accesso alla carriera di Segretario Comunale avviene attraverso corsi-concorso per esami indetti su base nazionale dall’Agenzia Autonoma per la gestione dell’Albo dei Segretari Comunali e Provinciali. Il concorso prevede l’espletamento di tre prove scritte (1. diritto costituzionale e/o amministrativo e/o ordinamento degli enti locali e/o diritto privato; 2. economia politica e/o scienze delle finanze e/o ordinamento finanziario e contabile degli enti locali; 3. management pubblico) ed una orale. I vincitori del concorso sono ammessi a frequentare un corso di alta formazione, della durata di 9 mesi, presso la Scuola Superiore delle Pubblica Amministrazione Locale, cui segue un ulteriore periodo di tirocinio di 3 mesi presso una o più amministrazioni locali.
E' ancora una figura controversa quella del City manager, il Direttore generale del Comune: alcuni lo vogliono, altri no, mentre altri ancora chiedono che diventi una figura che integra reti di relazioni e territorio. Comunque sia, la figura del City manager è stata introdotta in Italia con la Legge n. 127/97 e per ora sono soltanto 620 i grandi Comuni che possono nominarne uno.
Il principale serbatoio da cui i Comuni attingono per identificare il proprio City manager sembra essere quello delle imprese private, anche se spesso questo ruolo viene ricoperto da figure che hanno precedemente svolto la qualifica di segretario generale, come nel caso del Comune di Grottaglie.
Figura controversa e contrastata quindi quella del city manager, ibrido fra garante ( anche se non così garante quanto il segretario generale), organo politico e quindi nomina politica a servizio del sindaco e organo tecnico con ruoli manageriali o consultivi.
La complessità è l'eterogeneità della qualifica lo vede figura più adatta ai comuni di medio/grande dimensione che hanno bisogno di amministrare con una logica manageriale il loro patrimonio, le loro strutture organizzative, le aziende partecipate/controllate, ma accade che anche i comuni di medio/piccola dimensione come Grottaglie, se ne dotino, con tutte le polemiche derivanti dall'esistenza di tale figura professionale....
Il city manager è più ricco del sindaco (30-07-2007)

Quando è entrato per la prima volta da sindaco nel municipio di Verona, il neoeletto leghista Flavio Tosi deve aver incrociato Maurizio Carbognin, il city manager che appena visti i risultati elettorali ha deciso di dimettersi. A Genova, invece, il city manager che ha accompagnato la Giunta Pericu è dimissionario, e a settembre dovrebbe trasferirsi nel capoluogo ligure l'attuale segretario generale di Sesto San Giovanni (Milano), assumendo la doppia veste di segretario e direttore generale. Ma sono molti, fra le 8 Province e i 170 Comuni sopra i 15 abitanti andati al voto a maggio, gli enti in cui il city manager è stato argomento di dibattito elettorale e, soprattutto nelle Giunte che hanno cambiato colore, tornerà ad animare le discussioni a settembre, finite le «esplorazioni» dei neosindaci alla ricerca del loro direttore generale. A Lucca Mauro Favilla aveva detto di volerne farne a meno, ma dopo essere diventato primo cittadino ha cambiato idea e ha annunciato il nome per settembre. Anche Gorizia è in cerca, mentre ad Alessandria, almeno per ora, lo hanno sostituito con una direzione di staff. La regola, comunque, vuole che con la Giunta cambi anche il direttore generale. Le eccezioni in cui il giudizio sulla professionalità vince il colore politico, come quella di Giovanni Di Pangrazio che in Provincia dell'Aquila è stato dg prima con il centrodestra e poi con il centrosinistra, si contano sulle dita di una mano. Il ruolo del top manager dell'ente, infatti, è fondato sulla «fiducia» del sindaco, e i contratti viaggiano in piena libertà. La laurea, indispensabile per un "semplice" dirigente, al direttore generale non è richiesta, e anche il compenso può librarsi lontano dai livelli tabellari consueti negli enti, fino a doppiare o triplicare le indennità del sindaco. Per Gianpietro Borghini, ex sindaco della città e consigliere regionale di Forza Italia, il Comune di Milano spende quasi 28omila euro, cioè il 255% rispetto alla busta del sindaco, mentre a Torino Cesare Vaciago guadagna 25omila euro, vantando anche lui uno stipendio pari a due volte e mezzo quello del primo cittadino. Anche a Venezia l'indennità di Massimo Cacciari (82.800 euro) cede il passo rispettosa davanti al compenso del dg Vincenzo Sabato, 170 mila euro, e la stessa situazione ritorna a Perugia (65.500 euro al sindaco; fino a 162 mila euro al dg) e a Cagliari (65mila euro contro 120mila). Sono probabilmente anche queste cifre a rendere ambita la carica, anche se non mancano segnali di crisi. Il direttore generale è nato con la Bassanini-bis (legge 127/1997) sulla spinta all'aziendalizzazione della Pa, ma nei curricula dei direttori generali di mondo privato si vede ben poco. Un caso a sé è quello torinese di Vaciago, arrivato a Palazzo di Città dopo aver guidato colossi come Poste e Ferrovie dello Stato, mentre più frequente è l'iter di chi ha guidato una municipalizzata (come Gaetano Lo Cicero a Palermo, che al momento è senza incarico perché il Comune non ha ancora approvato il preventivo 2007, anche se il termine del 30 aprile è passato da un po'). Ma a dominare il campo sono le carriere tutte interne alla Pubblica amministrazione locale, e non manca chi, come Riccardo Pucciarelli al Comune di Livorno e Giuseppe Demuro a Lodi, ha in curriculum la guida dei vigili urbani. Una categoria a parte, che fa capolino tra i direttori generali, è quella degli ex politici: come il milanese Borghini (ora al centro di un'indagine della Corte dei conti insieme al sindaco per un "eccesso" di consulenze) e il napoletano Luigi Massa, ex parlamentare dei Ds. Ma l'evoluzione più consistente è quella verso una profes-sionalizzazione sotterranea dei city manager, portata avanti da chi ha già ricoperto il ruolo in più enti. A Sassari c'è l'ex direttore generale del Comune di Grosseto, a Ragusa il direttore nonha cambiato città ma è passato dalla Provincia al Comune, come accaduto a Imperia. A Parma è arrivato il direttore di Scandigliano (Rè), mentre Pierdomenico Gnes è passato da Montebelluna (Tv) a Belluno. E in questo quadro si sono inseriti i segretari, che stufi della convivenza con i city manager stanno spingendo con qualche successo per inserire nei nuovi ordinamenti la dirigenza unica apicale. Facendo sancire dalla legge un'unificazione che in molti Comuni è già un fatto compiuto.
Eleonora Della Ratta - Gianni Trovati (Il Sole 24 Ore )
Per saperne di più sul ruolo, sui contenuti, sulle fonti normative relative al ruolo del direttore generale..

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