Che ora è ?

venerdì 25 gennaio 2008

È CADUTO! Di Francesco Piccinni

Con uno scarto di 5 voti (161 contro 156 ) il Governo Prodi ieri è caduto al Senato.
È caduto proprio in quel ala del Parlamento che, più volte, aveva visto l’esecutivo del centrosinistra, annaspare sulla soglia del baratro.
Ieri quella soglia è stata superata.
Per molti una giornata di festa.
Alla lettura del risultato del voto da parte del Presidente del Senato, Franco Marini, in aula sono comparse bottiglie di champagne, panettoni e mortadelle.
Ancora prima, il senatore dell’ Udeur, Nuccio Cusumano dissociandosi dalla linea del partito di Mastella, aveva votato la fiducia a Prodi, prendendosi per questo da parte del capogruppo Udeur Tommaso Barbato (vergognosi) insulti uniti (come testimoniato dalla moviola) ad uno sputo.
Il dissidente senatore Udeur Cusumano, vistosi così male aggredito è svenuto, colto da malore in aula
Tutto questo nel Senato della Repubblica.
Francamente una volgarità che disgusta.
Una volgarità trasversale che non conosce limiti di appartenenza.
Da destra a sinistra questa politica da osteria fa schifo.
Il che unito alla mia personale convinzione che quella manifestata ieri in Senato non sia altro che la punta dell’iceberg di una politica altrettanto squallida che vive e prospera trasversale tra gli schieramenti, di porcate, politiche e finanziarie, altrettanto gravi, e che ha l’unico vezzo di non mostrarsi in Parlamento a stappare bottiglie di champagne, mi induce ad una condizione di profonda tristezza.
Come cittadini il nostro assetto istituzionale, politico, economico e finanziario, non ci tutela e non ci garantisce appieno.
Non ci garantisce in molti dei nostri più semplici diritti (una scuola pubblica decente, una sanità pubblica dignitosa, uno stato sociale meno somigliante all’ombra di se stesso).
Cosa resa ancora più scandalosa se confrontata con le esamini condizioni ci versano i contribuenti dissanguati dalla pressione fiscale e, per converso, dalle ruberie (evasione fiscale compresa) perpetrate negli anni e che ancora in futuro verranno perpetrate.
Assetto istituzionale, politico, economico e finanziario che non ci garantisce nemmeno (e figuriamoci) nella sicurezza di quei più elevati livelli finanziari ed economici che trovano nell’intrallazzo con la politica le solite manfrine di casa nostra (ricordansi “Tonino” Fazio con il buon Fiorani, le scalate ad Antonveneta, BNL ed RCS, e poi le meravigliose vicende Parmalat, i bond argentini, le bufale Telekom-Serbia ed il rapporto Mitrokin e chi più ne ha più ne metta).
E ciò non vuol dire essere catastrofisti o qualunquisti, come spesso si tende a dire a mò di replica. È la realtà. Punto e basta.
In questo quadro che già nel suo profilo “serio” è deprimente, figuransi quanto, per me, possa essere coinvolgente la “gioiosa gazzarra” di ieri al Senato.
Personalmente credo che, allo stato attuale, il quadro politico ci riduce a poter scegliere solo tra il peggio ed il meno peggio.
E ieri è caduto il meno peggio. Tirate voi le somme. E buon lavoro al Presidente Napolitano, in queste ore sarà impegnato a fare delle scelte di non poco conto.
E che nell’interesse di tutti, si spera siano le più giuste.

1 commento:

  1. il meno peggio mi fa più paura del peggio.
    L'italia è il paese dei cambiamenti a metà: liberalizzazioni(si poteva e doveva fare molto di più per rompere le rendite di posizione)- redristribuzione del reddito a singhiozzo- lotta alla precarietà sostanzialmente inutile.
    la cosa più preoccupante è che tutti discutono di legge elettorale, ma dimenticano che per la seconda volta in 10 anni non si è fatto nulla per quanto riguarda LEGGE SUL CONFLITTO DI INTERESSI e RIFORMA DEL SISTEMA RADIOTELEVISIVO.
    il meno peggio è complice del peggio.

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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
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ammazzato nel novembre del 1975

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